di Daniela Boresi *
Di certo non gli difetta la capacità di comunicare: è riuscito a far avvicinare giovani e meno giovani ad una materia apparentemente ostica come l’andrologia. Il professor Carlo Foresta, Università di Padova, andrologo ed endocrinologo ha un pensiero ben preciso: solo attraverso la conoscenza si può parlare di prevenzione e quindi aiutare gli uomini a prendersi cura del proprio corpo. Sono nate così, nel corso degli anni, campagne d’informazione molto accattivanti e capillarmente diffuse, come quella contro la violenza sulle donne che rovescia il punto di vista: salvare Otello per salvare Desdemona.

Professore, andrologo o sessuologo? A volte i confini sembrano molto labili
“I confini esistono, invece, e ben precisi. Il sessuologo ha un approccio con la sfera della sessualità anche in termini di psicologia. Io sono un medico e come tale guardo al ruolo degli ormoni e le conseguenze che le loro alterazioni possono provocare. Studio i loro meccanismi e i loro processi: tutti gli ormoni hanno un ruolo imporrante nel mantenere la salute dell’uomo in tutte le sue espressioni”.
Uomo che, come lei spesso sottolinea, nel corso degli anni si sta modificando.
“Vive in un ambiente che riduce effetti sul sistema endocrino così forti da metterlo in crisi. Abbiamo molte sostanze di derivazioni chimica che interferiscono con gli ormoni prodotti dal testicolo. Nel nostro territorio ad esempio abbiamo evidenziato dei cambiamenti antropometrici. I maschi del terzo millennio sono più alti perché hanno le gambe più lunghe, questo è legato a ormoni. Anche le braccia sono più lunghe del tronco. Di riflesso hanno testicoli più piccoli e producono meno spermatozoi. Non ultimo l’aspetto che più preoccupa il maschio la riduzione delle dimensioni del pene”.
Pene più piccolo perché?
“È una questione davvero millimetrica, che abbiamo riscontrato anche in altre specie animali. Lo si vede soprattutto in ambienti inquinati, probabilmente a causa della presenza di sostanze chimiche”.
Come potrebbe essere allora l’uomo tra 10 anni
“Facciamo un volo pindarico: dal punto di vista di tecnologica le fecondazioni medicalmente assistite sono di routine, si sperimentano già placente e uteri artificiali, così ovuli e spermatozoi. Ora da una cellula di qualsiasi animale si possono ottenere sia spermatozoi sia ovociti. Andiamo verso una rivoluzione, dove la riproduzione non ha a che fare con l’affettività, ma neppure con la genitorialità. Se poi mettiamo in conto il fatto che l’uomo dal punto di vista sociale sta cambiano modo di essere, soverchiato dal grande cambiamento delle donne che stanno occupando spazi fino a poco tempo addietro appannaggio dei maschi. Gli uomini non sono stati in grado di svilupparsi, sono ancora ancorati a vecchi studi”.
La medicina si evolve, offre nuove opportunità, eppure gli uomini continuano ad avere una aspettativa di vita inferiore a quella delle donne
“L’uomo muore mediamente cinque anni prima delle donne perché non fa prevenzione. Su 1000 densitometrie per verificare se esiste il rischio osteoporosi 950 sono fatte dalle donne. Eppure questa patologia colpisce un maschio su 5. Se vogliamo poi allargare lo sguardo all’aspetto più psicologico osserviamo che la frequenza dei suicidi è molto più altra tra i maschi. Se mettiamo assieme tutti gli elementi dobbiamo davvero parlare di crisi dell’uomo”.
Una via senza uscita?
“Ma no, l’uomo deve trovare un modo di essere maschio ammettendo le sue debolezze che non rappresentano necessariamente un aspetto negativo. Riconoscere i propri limiti, dimostrare di essere forte, accettare con serenità le difficoltà che l’uomo ha, e che come per altri versi ha anche una donna, trovare il modo sereno e corretto di sviluppare la propria mascolinità”.
Bel concetto la mascolinità. Ma oggi cosa è? Un tempo era vista come forza fisica, vigore sessuale, supremazia. Oggi?
“Basta guardarsi intorno. Diamo un occhio alla pubblicità: donne mezze nuda sdraiate su auto potenti con maschi che le soverchiano. È vista ancora come potere. Ma così non deve essere. Il nostro progetto “Salviamo Otello per Salvare Desdemona” parte proprio da questo concetto. Tutti dobbiamo capire che non ha più senso rappresentare l’uomo come invincibile, è un prototipo negativo e soprattutto falso. L’uomo che non deve chiedere mai, che pur di apparire nasconde le debolezze è uno stereotipo superato. L’uomo di oggi conosce bene le proprie debolezze, ma non sa con chi parlarne, soprattutto i ragazzi”.
Sta mettendo in crisi il ruolo delle madri?
“Non è un ruolo facile quello delle madri, meritano rispetto. Da un’indagine sui ragazzi del Veneto è emerso che molti sono figli unici di madri sempre più vecchie e separate, con sulle spalle il peso non solo della genitorialità, ma anche del sostentamento di questa piccola famiglia. Magari con pochi o nessun sostegno esterno. Facile di certo non è”.
E la sessualità così s’impara in internet
“E non c’è nulla di più sbagliato”
Che rapporto ha con le donne?
“Tutto quello che ho detto nasce dalla mia esperienza. Il rapporto con le donne è cambiato nel tempo, loro sanno che valgono, ma non mi sono mai sentito in competizione, sono compagne di viaggio alla pari”.
L’obiettivo di domani?
“Mettere a disposizione degli altri la mia esperienza, ed è quello che ho fatto creando la Fondazione, che è molto attiva. Abbiamo creato percorsi molto dinamici. Sto dando una impostazione sociale a tutte le mie esperienze. Cercare di essere d’aiuto sulla base delle esperienze maturate in tanti anni di studi e di confronti. Trovo tanta gente che mi segue. Tra un po’ diamo vita alla 6. Edizione del Cineforum della Fondazione dove scegliamo un filone e lo leggiamo attraverso immagini e dibattiti. Qest’anno si parla di diversità”.
Che tipo di diversità?
“Le diversità, quella individuale di chi si sente diverso da altri. Quella collettiva. La mancata accettazione di ciò che non coincide con i nostri concetti. Quella diversità che può ingenerare percorsi negativi come incomprensione, disprezzo, paura. Che vanno combattuti. Tutti siamo meravigliosamente diversi e unici”.
C’è il grande tabù sulle diversità sessuali
“È un concetto che per i giovani sta diventando meno importante. Sono in molti a viverla in modo diverso. Il 12 per cento dei ragazzi intervistati si è dichiarato di sessualità fluida, non si connotano cioè in alcuna categoria. Non c’è mai stata una apertura così, senza steccati”.
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