di Daniela Boresi*
Che ci sia una valida alternativa alla pillolina blu che ha riconsegnato schiere di maschietti in disarmo a nuova vita? Gli esperti vanno ancora molto cauti, ma pare proprio che le onde d’urto a bassa intensità possano candidarsi con tutti i diritti ad entrare nella schiera delle soluzioni terapeutiche a quello che per i maschi è uno dei crucci più antichi: la disfunzione erettile.
Il trattamento non provoca effetti collaterali, ed è una valida alternativa per circa 3milioni di maschietti che soffrono di disfunzione da lieve a moderata. Non è invasivo, è rapido e indolore.
Lo studio, coordinato dalla Società Italiana di Andrologia (SIA), condotto su circa 100 pazienti tra i 18 e i 65 anni in cura in alcuni poli universitari tra cui Trento e Trieste, ha dato risultati positivi nel 70% dei pazienti di grado lieve/medio, che dopo la terapia ha smesso di utilizzare farmaci ed è tornato ad avere una sessualità del tutto normale. Mentre nei pazienti più gravi la risposta è migliorata nl 40 per cento dei casi.
I pazienti sono stati sottoposti in media a sei sedute di onde d’urto con 3000 colpi a basso voltaggio, quindi se ne è valutato l’effetto con un ecocolordoppler penieno e questionari sull’attività sessuale. “I dati di follow up a sei mesi sono molto promettenti – spiega Alessandro Palmieri, Presidente SIA e coordinatore dello studio – Negli uomini con disfunzione erettile di grado lieve/medio, la terapia ha successo e garantisce un netto miglioramento nel 70% dei casi. Successo significa in questo caso possibile guarigione: i farmaci contro la disfunzione erettile hanno rivoluzionato le abitudini sessuali ma restano cure “on demand”, incapaci se non in rari casi di ripristinare la funzione erettiva. Le onde d’urto invece riescono a ristabilire il meccanismo dell’erezione, consentendo il ritorno a una sessualità naturale senza necessità di programmazione dei rapporti. Si tratta però di una tecnica ancora emergente e la ricerca ha il compito di approfondire i meccanismi di azione della metodica. Per questo occorrono dati derivanti da studi multicentrici per definire gli effetti del trattamento nel lungo periodo”
Il trattamento non comporta rischi, dolore o effetti collaterali.
* giornalista