di Michela Berto*
Vitigni Autoctoni Italiani. L’Italia è senza dubbio il Paese con il più vasto panorama enologico mondiale, ed è proprio sull’originalità dei vitigni che si basa la sua unicità da tutelare e promuovere nel mondo.
Il termine autoctono lo si dà a una pianta nata e cresciuta in una precisa zona geografica, per essere tale deve risiedere nel luogo di origine da molti anni.
In Italia possiamo vantare un patrimonio costituito da oltre 350 varietà registrate ufficialmente in tutte le principali regioni italiane.
Questi vitigni sono espressione del “Terroir” come dicono i francesi e generalmente hanno una spiccata personalità e una notevole complessità, distinguendosi dalla omologazione dei vini internazionali, es. chardonnay, sauvignon, merlot, cabernet, pinot nero ecc. che vengono coltivati in tutto il mondo.
TIMORASSO – Vitigno Autoctono a bacca bianca dei Colli Tortonesi in provincia di Alessandria Il Piemonte è una regione di eccellenza per il vino. Dobbiamo dare merito a Walter Massa vignaiolo a Monleale, che alla guida della cantina di famiglia è riuscito a cambiare e rilanciare il volto enologico di un intero territorio, quello dei Colli Tortonesi, riportando alla luce un vitigno antico quasi estinto “ Il Timorasso”. Negli anni 70, le aziende agricole locali dovendo soddisfare la richiesta di vini bianchi, puntarono sui vitigni come il Cortese o l’Arneis, che a differenza del Timorasso, garantiva una maggior generosità e costanza di uva per ceppo, verso la metà degli anni 80 Walter Massa confortato dalle potenzialità qualitative di questo vitigno antico, decise di cambiare radicalmente gli orientamenti produttivi dell’azienda di famiglia e coltivare un’uva dalla grande personalità.
Il primo raccolto vinificato in purezza, risale alla vendemmia del 1987, ma non soddisfatto continua la sua ricerca nell’espressività del terroir e ne fa una attenta selezione in vigna creando dal 2000 quattro Cru, “Costa del vento, Derthona, Montecitorio, Sterpi” inoltre vinifica senza l’impiego di lieviti selezionati e non usa solfiti nell’imbottigliamento.
Il Timorasso Dal colore giallo paglierino intenso, quasi dorato, con profumi delicati di note di camomilla, nocciole e albicocche, zagara, pesca, mango e miele, fresco, dopo alcuni minuti nel calice si sviluppano note di idrocarburi, con una varietà di erbe aromatiche importanti, e una spiccata mineralità e sapidità.
Si esprime e valorizza tutta la sua potenzialità e grandezza delle sue caratteristiche organolettiche nell’invecchiamento, oltre i 4-5 anni di affinamento in bottiglia, il colore diventerà di un giallo oro intenso, la sua persistenza gusto olfattiva è paragonata a quella dei grandi vini che ne esaltano l’aroma sorprendentemente ricco e complesso, ampio e incisivo, molto spiccati i profumi di idrocarburi, pietra focaia, dai sentori di miele, noci, marmellata di frutta, spezie, è sostenuto da una mineralità e sapidità data dal terreno in cui viene coltivato, ha tutte le caratteristiche di un grande vino bianco.
Lo consigliato con piatti di media struttura, stupendo con il tagliolino o il risotto al tartufo bianco dove la complessità olfattiva si accosta perfettamente, questo bevanda ha una cosi ampia versatilità che può sostenere carni bianche, come vitello pollame, fagiani , pesci grassi, anguilla , aringhe, sgombro, storione, e formaggi di media stagionatura.
* Michela Berto – sommelier