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Autonomia, si parte con tre materie. Zaia: l’obiettivo resta 23. Bressa: no ai 9/10 delle tasse

di Giorgio Gasco*

Chi si aspettava uno scontro istituzionale è rimasto a bocca asciutta, ma potrà sempre rifarsi visto che di fatto la tregua è armata. “Clima positivo” certifica Luca Zaia, governatore del Veneto. Che alla fine del primo faccia a faccia si rende protagonista di una gag con il “ nemico” Gianclaudio Bressa, sottosegretario per Affari Regionali: “Lui è il padre putativo del terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione, io ho avuto il merito di farglielo adottare”, e parte una pacca sulla spalla con l’augurio per un buon lavoro; “La battuta è buona, vedremo i risultati”. Il siparietto ha stemperato gli animi che alla vigilia sembravano battaglieri. I due fronti si sono trovati a Roma, a Palazzo Cornaro, sede del dipartimento per gli Affari regionali della Presidenza del Consiglio dei ministri, per l’incontro di avvio delle trattative per arrivare ad una maggiore autonomia per il Veneto, in pratica dare concretezza al risultato del referendum del 22 ottobre. Da una parte la delegazione del governo, guidata dal bellunese Bressa (ma eletto in Trentino Alto Adige) affiancato dal sottosegretario all’Economia, il veneziano Pier Paolo Baretta e sostenuti da un nugolo di tecnici; dall’altra i veneti capitanati da Zaia affiancato, anche lui, da esperti di peso.

zaia a roma7

Dopo un ora, le conferenze stampa di rito con un unico denominatore comune pubblico: “Clima positivo” commenta il governatore. “Abbiamo definito come andare avanti”, con “un approccio
progressivo, cominceremo con alcune materie e poi procederemo” ha ribattuto il sottosegretario, aggiungendo: “In qualità di estensore del comma terzo dell’articolo 116 della Costituzione, sia a titolo personale che come rappresentante del premier Gentiloni, sono molto contento di questo primo incontro che si è svolto in un clima cordiale e collaborativo”.

Sotto traccia, però, poi neppure tanto, restano le divergenze tra governo e Veneto. Zaia ha allentato la presa sul metodo annunciato, quello del tutto e subito (incamerare le 23 materie previste dalla Costituzione, con relativi finanziamenti, e il mantenimento nelle casse della Regione dei 9/10 delle tasse pagate dai cittadini), preferendo procedere un gradino dopo l’altro. In sostanza il leghista, dice che essendo già avviati i tavoli con le regioni Lombardia ed Emilia Romagna, per il passaggio delle deleghe su ambiente, sicurezza sul lavoro e istruzione, “approfitteremo di questa situazione per essere anche noi presenti già dalla prossima settimana”. Bressa garantisce: “Il dialogo sarà a quattro, ma gli incontri saranno bilaterali”. Già, perché Zaia aveva messo in guardia dalla possibilità di trovarsi insieme allo stesso tavolo con gli altri due governatori (Maroni e Bonaccini) non per spocchia o superiorità ma perché ogni territorio ha la sua specificità e inoltre perché l’Emilia Romagna non ha fatto il referendum privilegiando la trattativa diretta con il governo, e la Lombardia è andata al voto con modalità diverse dal Veneto dove Zaia ha voluto una consultazione con tutti i crismi indicati dalla Costituzione. Proprio seguendo le tracce dell’articolo 116, dove nel terzo comma (oggetto della gag Zaia-Bressa) inserito dal centrosinistra con la riforma della Carta nel 2001, si dice: “Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell’articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l), limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace, n) s), possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei princìpi di cui all’articolo 119. La legge è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata”.

Il governatore del Veneto non ha però messo da parte la sua scaletta. Ora si parla di ambiente, sicurezza sul lavoro e istruzione (già da martedì il Veneto sarà della partita) “ma questa è la base per poi arrivare a fornire l’elenco dettagliato delle 23 materie, dalla prima all’ultima”. Un elenco che è già noto al governo, visto che Zaia ha già provveduto a spedirlo a Palazzo Chigi lo stesso giorno in cui il consiglio regionale ha approvato la proposta di legge nazionale di iniziativa regionale il “contenitore” delle richieste. Ed è su questo punto che Bressa mantiene chiuse le porte. Sulla questione dei 9/10 del flusso fiscale ma mantenere in Veneto, il sottosegretario insiste nel dire che “c’è una sentenza della Corte Costituzionale che dice no” a meno che non si parli di Regione a Statuto Speciale (è il recondito pensierino di Zaia, ma per includere anche il Veneto nell’elenco ci vuole la modifica della Costituzione) e quindi “i 9/10 non hanno legittimità costituzionale perché avrebbero un impatto notevole sulla finanza pubblica”. Comunque, parola di sottosegretario, “il nodo delle risorse va affrontato dopo la definizione delle competenze in modo da rendere le richieste commisurate alle competenze”. E per evitare fraintendimenti, Bressa conferma che si tratterà su tutte le 23 materie indicate dal Veneto ma “poi bisognerà vedere cosa ha senso trasferire e cosa no”. Quindi l’auspicio-invito: “Sta all’intelligenza delle singole regioni definire le materie che ritengono strategiche”. La cosa è chiara: non tutto sarà possibile concedere. Da parte sua Zaia, abbozza, limitandosi, per ora, a confidare di arrivare ad un accordo quadro entro gennaio, il che vorrebbe dire piantare una bandierina, un punto fermo per fare in modo
che chi verrà dopo (il nuovo Parlamento, ndr.) non ci faccia tornare indietro». Nel frattempo, mette in chiaro il leghista, “aggiungeremo argomenti di volta in volta”, di certo “da subito, intendiamo aggiungere la sanità alle materie già in discussione con le altre Regioni”. E la questione finanziaria? “Ci sono diverse valutazioni. L’Emilia Romagna chiede le risorse relative alle competenze che verranno trasferite; la Lombardia chiede non la spesa storica, ma la spesa media pro capite per abitante; il Veneto chiede i nove decimi delle tasse. Ma il tema vero che bisognerà affrontare è l’esatta conoscenza dei conti dello Stato nelle singole materie. Perché la conoscenza di queste poste di bilancio è così bassa che, addirittura – ha aggiunto Zaia – a Sardegna ha approvato una legge regionale per controllare i conti nazionali per la
sua autonomia».

LE DUE DELEGAZIONI

Al tavolo di ieri a Roma, si sono trovate le due delegazioni di Veneto e governo, guidate dal governatore Luca Zaia e dai due sottosegretari Gianclaudio Bressa (Affari regionali) e Gian Paolo Baretta (Economia e Finanze).

Veneto: Mario Caramel (segretario della Giunta regionale),

Maurizio Gasparin (direttore regionale Programmazione e Sviluppo strategico)

Ezio Zanon (coordinatore Avvocatura regionale)

Mario Bertolissi (docente Diritto costituzionale all’Università di Padova)

Luca Antonini (fidatissino docente di Diritto Costituzionale all’Università di Padova)

Ludovico Mazzarolli (docente di Diritto Pubblico all’Università di Udine)

Dario Stevanato (docente di Diritto Tributario all’Università di Trieste)

Andrea Giovanardi (docente di Diritto Tributario all’Università di Trento)

Governo: Marco Olivetti (esperto costituzionalista dell’Università Lumsa di Roma)

Franco Pizzetti (docente di Diritto Costituzionale dell’Università di Torino)

Sandro De Nardi (docente di Diritto Pubblico all’Università di Padova)

Chiara Cacciavillani (docente di Diritto Amministrativo all’Università di Padova)

Paolo Costa (ex sindaco di Venezia, ex ministro e ex provveditore al porto di Venezia, docente di Economia all’Università Ca’ Foscari di Venezia)

Paolo Balduzzi (docente di Scienze delle Finanze all’Università Cattolica di Milano)


giorgio gasco*Giornalista

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