di Franco Soave*
La ricetta tutto sommato è semplice. Mettete otto giovani (in realtà sette più uno “diversamente giovane”) appassionati di montagna, versate fame di avventura, aggiungete un bel po’ di ambiente, possibilmente poco frequentato, mescolate con una splendida cima e shakerate per bene. Il cocktail è servito. Sono gli ingredienti di “Kenya Expedition 2017”, un’idea di alcuni giovani istruttori della sezione di Mestre del Club Alpino Italiano, che in breve è diventata realtà. La spedizione ha come meta le tre cime del Monte Kenya, la seconda vetta dell’Africa (la prima è il Kilimangiaro, 5.895 metri), cioè Lenana (4985 metri), Nelion (5188) e Batian (5199), che verranno tentate ripetendo la storica via aperta nel 1929 da Eric Shipton, alpinista ed esploratore britannico (1907-1977), assieme al funzionario coloniale Percy Win-Harris.
Da dove scaturisce l’idea della spedizione? Quest’anno la scuola di alpinismo del Cai di Mestre, intitolata a Cesare Capuis (Accademico del Cai, dirigente Montedison vissuto a Mestre ), ha compiuto cinquant’anni e per celebrare la ricorrenza gli istruttori hanno salito oltre cinquanta cime. Ma un gruppo di giovani si è spinto più in là e un po’ alla volta ha dato vita a un progetto – autofinanziato – che alla fine ha coinvolto otto persone.
Ecco, dunque, i partecipanti a “Kenya Expedition 2017”: Alessandro Bonaldo, 64 anni, pensionato; Enrico Dalla Costa, 27, ingegnere; Luca Farese, 26, addetto laboratorio oftalmico; Francesca Fungher, 36, giornalista; Erica Galvan, 37, project manager; Federico Piovesan, 30, tecnico ambientale e di sicurezza sul lavoro; Nicola Pusterla, 29, mechanical designer; Andrea Tagliabracci, 30, commercialista. Perché proprio in Kenya? L’idea – hanno spiegato i giovani durante la presentazione dell’avventura – era di andare fuori dai confini nazionali ma senza pensare al “solito” trekking in Nepal, un’esperienza sempre affascinante davanti a montagne che sono il vero Tetto del Mondo ma diventata quasi… di moda. E Africa sia. Dopo innumerevoli navigate in internet, toccando vari siti specializzati, le questioni logistiche sono state risolte affidandosi a un’agenzia italiana, la Overland (sì, proprio quella dei reportage di Beppe Tenti), che fornirà tutti i supporti necessari. Però niente rifugi, lungo la salita tutti dormiranno in tenda.
La scelta dell’Africa però ha anche una motivazione solidale, tanto che i ragazzi hanno trovato un modo alquanto inconsueto e originale per aiutare guide, cuoco e portatori. Hanno preparato trecento bottiglie di vino che nei giorni scorsi hanno messo in vendita, e il ricavato sarà devoluto alla gente kenyana con cui entreranno in contatto durante il viaggio. Gli istruttori ovviamente hanno anche battezzato il bianco frizzante, e il nome è tutto un programma: “ProCaj”.
Il piano del viaggio prevede la partenza tra pochi giorni, domenica 24, con un volo da Venezia per Istanbul e quindi Nairobi. Il giorno di Natale trasferimento, attraverso la foresta, al Chogoria Transit Motel dove verranno sistemate le pratiche burocratiche per l’ingresso al parco nazionale del Monte Kenya. “Incontreremo i portatori, le guide, il cuoco – spiegano i giovani del Cai di Mestre – insomma tutta la squadra che resterà con noi per dieci giorni, e festeggeremo con loro grazie ai panettoni che ci porteremo da casa”.
Dal 26 al 29 dicembre, il programma del trekking prevede l’ingresso nel parco e la graduale salita fino all’Austrian Hut, a 4.800 metri, vero punto di partenza per le cime del Kenya; il 30 dicembre, salita a punta Lenana (non difficile) per acclimatamento; 31 dicembre e primo gennaio, giornate dedicate alla salita a punta Nelion e, se le condizioni del tempo e della montagna lo permetteranno, anche a punta Batian, il vero “tetto” del Monte Kenya; dal primo al 3 gennaio discesa e trasferimento al parco nazionale di Amboseli; infine il 6 gennaio, dopo due giorni nel parco, partenza da Nairobi per Venezia ancora via Istanbul.
“Quello che vorremmo far emergere – spiegano i giovani del Club alpino – è che questa piccola avventura testimonia come il Cai di Mestre in pochi anni abbia attirato e coltivato molti giovani appassionati di montagna i quali, non solo hanno continuato a frequentare la scuola di alpinismo, ma hanno deciso di diventare a loro volta istruttori, per trasmettere la passione per la montagna e con la prospettiva di un vero ricambio generazionale, ma senza rottamare nessuno. Insomma, è un entusiasmo che speriamo sia contagioso, e che racconta anche una Mestre positiva”.
*Giornalista