“Ancora una volta la scuola è nel caos e questa volta con l’aggravante, per docenti,
alunni e famiglie, di essere nel pieno dell’anno scolastico. Mi chiedo perché i giudici
non abbiano anche tenuto conto del buon senso e della buona funzionalità della scuola;
mi chiedo come si possano trattare così migliaia di docenti che, dopo anni di
insegnamento e con una abilitazione sul campo, si ritrovano in una condizione
peggiore della precedente”.
Così Elena Donazzan, assessore regionale alla scuola, prende posizione in merito alla
sentenza del Consiglio di Stato che ha escluso dalle graduatorie ad esaurimento gli
insegnanti in possesso di diploma magistrale. Una vicenda giuridica che sta gettando
nello scompiglio il mondo della scuola dell’infanzia e primaria, in quanto coinvolge
circa 55 mila i docenti che rischiano di venire ‘licenziati’. Di questi, circa 4 mila sono
in carica nelle scuole del Veneto.
Elena Donazzan
“Il pronunciamento del massimo organo della giustizia amministrativa – fa notare
l’assessore – interviene dopo sette precedenti sentenze di opposto tenore, che hanno
stabilito il diritto per questi insegnanti di essere assunti in ruolo. I giudici del Consiglio
di Stato hanno ribaltato la giurisprudenza consolidata cancellando così migliaia di
precari storici della scuola che, conseguito il diploma magistrale prima del 2001-2002,
da anni garantiscono la formazione di decine di migliaia di bambini della scuola
dell’infanzia e della primaria. Precari che hanno ottenuto l’inserimento nelle
graduatorie ad esaurimento e, in alcuni casi, anche l’inserimento in ruolo con contratto
a tempo indeterminato. Gli effetti della decisione del Consiglio di Stato non solo
sconvolgano i percorsi professionali e di vita di migliaia di docenti, ma ribaltano anche
il principio della continuità didattica”.
“Con che spirito questi insegnanti rientreranno in classe lunedì prossimo?”, interroga
la referente per le politiche scolastiche della Regione Veneto. “Alla luce di questa
sentenza si tratta di precari più precari degli altri e per giunta, con una interpretazione
forzata, senza alcun diritto di uscire dalla loro condizione di precarietà. Anche
l’Unione Europea ha richiamato l’Italia al dovere di stabilizzare questi docenti, alcuni
dopo 15-20 anni di assunzioni annuali (peraltro pagati solo da ottobre a giugno), e con
un sussidio di disoccupazione indegno per una classe docente”.
“Non mi pare serio contrapporre insegnanti ad insegnanti – prosegue Elena Donazzan –
il titolo non garantisce la capacità di insegnamento, così come non è giusto che
l’abilitazione a pagamento garantisca l’automatismo del posto. Chi dirige la scuola
dovrebbe rispondere ad una sola domanda: questa persona è un buon insegnante? Se sì,
è giusto che abbia riconosciuti diritti e doveri’.
‘Comprendo le ragioni della protesta dei docenti diplomati magistrali e assicuro la mia
solidarietà alle ragioni dello sciopero indetto per lunedì 8 – conclude l’assessore – Da
parte mia, invito il ministro Fedeli, anche se ormai a fine mandato, a porre rimedio a
questa situazione incredibile e incresciosa, garantendo a chi insegna da anni la
sicurezza del posto di ruolo, se ne aveva diritto”.