Il gruppo di Forza Italia in consiglio regionale del Veneto perde i pezzi e passa da tre a due rappresentanti. E si apre un duro scontro con gli alleati di Fratelli d’Italia alla vigilia delle elezioni politiche del 4 marzo. “Lascio il gruppo” ha sentenziato Massimiliano Barison, ormai ex capogruppo del partito azzurro. Per andare dove? Il consigliere si toglie la casacca berlusconiana e indossa quella del partito di Giorgia Meloni.
L’interessato ci tiene a fare sapere che la sua decisione “non è conseguenza dei rapporti” con gli altri due forzisti Massimo Giorgetti e Elena Donazzan. Ma il passo è determinato dal fatto, testuali parole, “che negli ultimi mesi Forza Italia ha deciso di far entrare nel partito esponenti politici con ruoli istituzionali nazionali e regionali che prima erano o a sostenere il governo nazionale di sinistra o in contrapposizione e avversari della nostra coalizione di centrodestra guidata dal governatore Luca Zaia”. Tra queste righe sta, nascosta, la vera motivazione del salto del fosso. Barison, padovano, preoccupato per il manifestarsi di una forte concorrenza nella stessa provincia, non ha ben sopportato un altro cambio di partito avvenuto nell’assemblea regionale, quello di Maurizio Conte (sbarcato in Forza Italia), anche lui padovano, eletto nel 2015 nelle liste di Flavio Tosi, ex sindaco di Verona, cacciato dalla Lega da Matteo Salvini, ora leader nazionale di Fare! una delle quattro componenti della cosiddetta “quarta gamba” a supporto del centrodestra alle prossime elezioni, e ben visto da Silvio Berlusconi, ma in precedenza in molte occasioni organico all’esecutivo di Renzi.
Di qui l’accusa di Barison a Forza Italia che avrebbe, a suo dire, imbarcato esponenti “avversari della nostra coalizione”. Su questo aspetto l’ex capogruppo azzurro insiste: “Ho preso atto delle scelte di Forza Italia che hanno confuso e disorientato me e l’elettorato storico. Per questi motivi mi sono preso un momento di riflessione a cavallo di fine anno e dopo averci pensato a lungo ho maturato la decisione di lasciare Forza Italia dopo tanti anni di impegno e passione, anche nei periodi più difficili quando pochi avevano il coraggio di militare in questo partito ed era più comodo stare da un’altra parte”. La garanzia è quella di “restare nella coalizione di centrodestra per portare avanti il programma con cui sono stato eletto in regione, sostenendo con lealtà e responsabilità il presidente Luca Zaia”. E niente dietrologie, dice lui: “Non esiste alcuna fantomatica candidatura alle elezioni politiche per le quali non c’è mai stata nessuna mia richiesta”. Infine, un passaggio di amori sensi verso i sui nuovi padroni di casa: “In Fratelli d’Italia sono convinto che recupererò l’entusiasmo che stavo perdendo nell’ultimo periodo mettendo a disposizione la mia esperienza di amministratore, la moderazione che mi contraddistingue e la concretezza nell’affrontare i problemi dei cittadini del nostro territorio”.

Il nuovo acquisto inorgoglisce Sergio Berlato uomo forte di Fratelli d’Italia del Veneto: l’aver incassato l’arrivo di un consigliere gli permette di spendere ancora di più il suo peso politico nei piani altri del partito. Lui, noto “cacciatore”, nel senso che elettoralmente rappresenta le doppiette del Veneto, che hanno contribuito al suo ritorno in regione alle elezioni del 2015 con oltre 10mila voti, può ora dimostrare alla Meloni che lui va oltre la sola rappresentanza dei cacciatori. Berlato, dunque, non può che gongolare: “Da coordinatore veneto di Fratelli d’Italia, a nome di tutto il partito capeggiato da Giorgia Meloni, porgo il mio cordiale benvenuto al capogruppo di Forza Italia”. Con questa new entry “il nostro partito compie un altro passo in avanti nella sua azione di crescita, organizzazione e radicamento territoriale. Assieme all’amico Barison entreranno presto in Fdi anche numerosi amministratori locali e simpatizzanti che da tempo fanno parte di chi vede in lui un punto di riferimento stabile perché considerato persona seria ed affidabile oltre che amministratore preparato, capace di fornire risposte concrete ai cittadini ed alle categorie economiche e sociali”.
Tutt’altra musica tra i forzisti. Parlano i due consiglieri ormai ex compagni di partito, Massimo Giorgetti e Elena Donazzan (che è anche assessore) che ribaltano la responsabilità: “Abbiamo appreso da un sms della decisione, dopo dieci giorni di rimpallo sulla stampa. Abbiamo abbiamo deciso di porre fine con l’ultimatum dato all’ex capogruppo”. L’attacco: “Barison ha compiuto un doppio errore: umano, visto che nei suoi confronti non abbiamo mai fatto venire meno correttezza e trasparenza, anche di fronte alle sue scelte incerte, per assicurare presenza e radicamento di Forza Italia in Veneto; politico, in quanto la sua decisione risulta incomprensibile all’elettorato di centrodestra che ha sempre etichettato i cambi di casacca, nella migliore delle ipotesi, come trasformismo, nella peggiore, come tradimento”. Quindi, l’affondo: “Se la decisione di Barison è caratterizzata da una forte convinzione, allora lasci il suo scranno per presentarsi con il nuovo partito alla prossima competizione elettorale”. (G.G.)