di Antonella Debora Turchetto*
ATVO, Busitalia, FAP, 53 Riviera del Brenta, 80 Sottomarina, Noale, Brusutti….. Manca l’ 11 da Pellestrina ,un altro grande classico, perché arriva al Lido. Sono le 7 del mattino a Piazzale Roma, per me è decisamente l’alba. Donne infagottate in sciarpe e piumini scendono e sciamano velocemente verso il lavoro.
Mi colpisce una ovvietà: queste donne sono montate in corriera come minimo un’ ora fa, ben che vada alle sei. Ciò vuol dire essere fuori di casa molto prima delle 6 e in più non voglio pensare a cosa succede prima a casa tra la sveglia e la partenza. Probabilmente hanno già preparato tutto la sera prima per marito e figli, e per fortuna che ci sono le mamme e le suocere, se no come si fa???
Molte hanno ancora decenni di duro lavoro, la pensione sempre più lontana , quasi irraggiungibile, e devono continuare ad affrontare l’inimmaginabile fatica del quotidiano. Posso immaginare le inesauribili energie della sposina pimpante o anche della mamma super organizzata e felice, ma i risvegli di una lavoratrice un po’ depressa e molto stanca devono essere faticosissimi. Incrocio una “mia” infermiera dell’Ulss al Distretto Giustinian. Arriva da Sottomarina, un marito e due figli, sempre gentile e sorridente. In più è sempre, sempre, sempre perfettamente truccata e pettinata, radiosa. Ai miei occhi è una donna bionica, un meraviglioso esempio di donna in corriera. Una EROA!
Mi potreste far presente che il disagio e la fatica sono ugualmente palpabili all’arrivo delle corriere che a Marghera, davanti alle fabbriche ad ore impossibili, sbarcano gli operai turnisti. Dove sta la differenza di genere? La differenza esiste e consiste in tutto quello che sta prima e dopo la corriera e il lavoro, cioè a casa e in famiglia.
Gli studi sociali documentano dettagliatamente questa mia affermazione, ma vorrei riportare qui una specifica ricerca della Commissione Pari Opportunità dell’Ordine dei Medici di Venezia che portammo a termine diversi anni fa.
Fu diffuso un questionario sugli stili di vita e sulla ripartizione del tempo tra lavoro e famiglia a circa 1300 medici . In breve risultò che le dottoresse dedicavano alla casa e alla famiglia quasi 3 ore al giorno del loro tempo libero dal lavoro, a fronte di tempi di circa un ora quotidiana riportata dai colleghi maschi .
Molte colleghe avevano comunque un aiuto domestico alcuni giorni alla settimana, dato che il reddito lo permetteva. Le donne medico quindi, pur essendo comunque privilegiate dal punto di vista economico e spesso essendo veramente donne in carriera dal punto di vista professionale, portavano un carico di lavoro familiare pesante e inegualmente distribuito all’interno della coppia. Ecco perché guardo con grande ammirazione alle donne in corriera del primo mattino.
*Ginecologa – Psicoterapeuta