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Flash. L’educazione sessuale dei settantenni: chiacchiere segrete tra coetanei

di Robin*

L’educazione sessuale dei settantenni è stata impartita loro per mezzo delle chiacchiere segrete tra coetanei e attraverso il learning by doing (la pratica, in parole povere). Per i più giovani di loro – vale a dire chi s’aggira tra i cinquanta e i settant’anni – l’educazione sessuale, finalmente liberalizzata dopo il ‘68, diventò argomento di insegnamento formale impartito da imbarazzatissimi adulti. Spesso era affidata a sacerdoti e suore di ampie vedute e scarsa esperienza; che, se ce l’avevano, la negavano nondimeno.

Noi che apparteniamo a questa classe di età, partecipavamo a morbosi incontri che finivano praticamente in asettiche lezioni di anatomia. Non si arrivava mai al dunque, a quello che davvero volevamo sapere. In seconda liceo, per un intero anno scolastico, studiammo anatomia con una arcigna e anziana professoressa nubile: indugiammo su tutte le parti e le funzioni del corpo, ma arrivati infine all’apparato sessuale, eravamo ormai a giugno e non riuscimmo a concludere il programma. Così che ricevetti la mia educazione sessuale – meglio dire appresi quello che desideravo davvero sapere – durante gli allenamenti per la corsa campestre correndo con un mio compagno più grande e apparentemente esperto.

In seguito, tutto diventò gradualmente più normale e meno imbarazzante sia per gli adulti che per i giovani: di sesso se n’è parlato e visto sempre di più e sempre più liberamente. Al punto che non sono più serviti corsi formali se non per questioni specifiche quali malattie o prevenzione di gravidanze indesiderate. Sembrava tutto sistemato, ma non era così perché le curiosità sono promosse dal desiderio e si ripetono come l’insorgere della fame e del sonno insoddisfatti.

Oggi gli adolescenti ricevono risposte alla naturale morbosa curiosità dai siti porno, dalle chiacchiere e dal learning by doing perché la cultura cambia rapidamente, ma la genetica ci mette più tempo. Così, le nostre pulsioni istintive non sono dissimili da quelle di un nostro cugino dell’età della pietra. Ma mentre la morale di un toro è rimasta immutata dal tempo degli egizi, la nostra è radicalmente cambiata più volte negli ultimi cinquant’anni. E cambierà ancora. E ancora.

 


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