di Giorgio Gasco*
“Mettiamo i piedi su un terreno solido, definendo che indietro da qui non si torna. Anzi andremo avanti con le altre 18 materie previste dalla Costituzione”, parole del governatore del Veneto Luca Zaia. E ricorda: “A 70 anni dall’entrata in vigore della Carta e a 17 dalla riforma…”: Evoca Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale: “Un bel modo per festeggiare il Capodanno veneto (il primo marzo, ndr.)”. Il presidente di Confindustria Veneto, Matteo Zoppas: “Alla fine di questo primo step del percorso, il Veneto guadagna competenze che inizialmente non aveva e un positivo riscontro sul fronte risorse, è un ottimo inizio”. Antonio De Poli, candidato di Noi per l’Italia al Senato: “Facciamo squadra”.
Massimo Zanon, presidente di Confcommercio regionale: “Il fatto che in così breve tempo si sia riusciti a porre la prima firma verso l’autonomia è un dato estremamente positivo”. Plauso al premier Gentiloni da parte della senatrice Dem Laura Puppato che aggiunge un pizzico di polemica: “E’ evidente che la fretta di arrivare alla firma dipende dal fatto che lo stesso Zaia, come Maroni e Bonaccini, teme che possa nascere un governo di centrodestra con cui la trattativa si complicherebbe con il forte rischio di arenarsi, come successo in passato” Frena un po’ la collega Simonetta Rubinato fautrice, pur dalla sponda politicamente opposta, del referendum del 22 ottobre: “Il giorno storico per il Veneto sarà quando una legge dello Stato riconoscerà l’aspirazione alla vera autonomia, per la quale i cittadini hanno votato in massa il 22 ottobre.
Oggi prendiamo soltanto atto che il negoziato è iniziato con una pre-intesa”. Sempre centrosinistra, Alessandro Bisato, segretario del Pd del Veneto: “La firma della pre-intesa sull’autonomia di Emilia Romagna, Lombardia e Veneto sancisce l’affermazione del principio federalista e il definitivo tramonto dell’inattuabile programma secessionista della Padania”. Plauso unanime, anche dal Cavaliere Silvio Berlusconi. Voci dagli uffici tecnici di Palazzo Chigi, che confidano nell’anonimato: è stato un lavoro immane mettere mano ad una organizzazione datata 150 anni e relative ramificazioni, qualunque cosa toccavi correvi il rischio di sfasciare tutto; e che dire delle pesanti critiche che provengono dal Sud, con le accuse di voler privilegiare le regioni più ricche, quelle Nord; qui sta il grosso lavoro che si dovrà fare, convincere il resto d’Italia perché senza i voti dei parlamentari del Sud sarà dura ottenere alle Camere la maggioranza assoluta e dichiarare ufficialmente l’autonomia.
Pareri, giudizi, preoccupazioni, ancora polemiche. Tra queste ultime anche quella sulla preannunciata assenza (impegni politici?) del presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. Zaia smorza, non curante ma tagliente: “Si è persa una bella occasione ma la firma ha valenza giuridica, non è il momento delle polemiche”.
FIRMA – Chi legge ha già intuito a cosa si riferisce questo lungo incipit: una maggiore autonomia per le regioni Veneto, Lombardia e Emilia Romagna. Due a guida leghista (Luca Zaia e Roberto Maroni), che per ottenere dallo Stato più competenze si sono affidati al giudizio dei cittadini con un referendum che ha ottenuto risultati ottimi, almeno in Veneto con la stragrande vittoria dei sì; l’altra a guida del Pd con Stefano Bonaccini, che ha scelto la strada della trattativa diretta con il governo. Due diverse iniziative politiche che hanno incassato lo stesso risultato, ufficializzato a Roma con la firma di una pre-intesa tra il sottosegretario agli Affari Regionali Gianclaudio Bressa e i tre governatori accompagnati dai rispettivi tecnici.
CONTENUTI – Un preambolo: con l’intesa il governo si è assunto formalmente l’impegno a dare vita al cosiddetto regionalismo differenziato, ed a proseguire le trattative dopo l’imminente rinnovo degli organi istituzionali dello Stato, per giungere alla sottoscrizione dell’accordo richiesto dalla norma costituzionale. In particolare, l’accordo comprende una prima parte di disposizioni generali valite per le tre regioni, e una seconda parte, composta da quattro allegati (relativi rispettivamente alle materie Politiche del Lavoro, Istruzione, Salute, Tutela dell’ambiente e dell’Ecosistema), e da una aggiunta sui rapporti internazionali e con l’Unione europea. Un passo indietro: il referendum veneto-lombardo si basava sulla richiesta di autonomia su 23 materie oggi in capo allo Stato. I negoziati avviati nel novembre scorso si sono sviluppati sulle cinque materie prima elencate proprio per dimostrare la reciproca volontà delle parti di dare un avvio concreto al dialogo sulle nuove forme (nuove non tanto, pervche le prevede la Costituzione) di rapporto centro-periferia. Ed è su queste cinque materie che Bressa-Zaia-Maroni-Bonaccini hanno messo la loro firma. Ecco perché il governatore veneto ha parla di “terreno solido” sul quale costruire l’edificio di una autonomia differenziata e inoltre certa, perché il pre-accordo continuerà a valere anche con il prossimo governo. Di qui al traguardo, ce ne passa ancora di acqua sotto i ponti: si dovrà arrivare a mettere nero su bianco il trasferimento di queste cinque materie, formulare il tutto in termini legislativi e quindi passare il malloppo alle Camere che, se approveranno lo dovranno fare con la maggiorana assoluta.La firma è comunque un notevole passo avanti, anche perché Governo e Regioni hanno condiviso l’istituzione di una Commissione Paritetica ul modello del Trentino Alto Adige) per definire le modalità di attribuzione delle risorse finanziarie, umane e strumentali necessarie per l’esercizio delle nuove competenze; dovranno risolvere la questione alquanto spinosa sulla partecipazione o meno della Regione Veneto al gettito fiscale: si dovrà scegliere tra l’attribuzione di compartecipazione o riserva di aliquota al gettito di uno o più tributi erariali maturati nel territorio. E c’é un altro tassello per il quale Zaia esulta: si cancella definitivamente il criterio di spesa storica e si introdurrà entro un anno quello dei fabbisogni standard. Infine, si è stabilito che l’intesa finale avrà una durata di 10 anni trascorsi i quali verrà fatto un “tagliando”, in pratica una verifica congiunta tra le parti e, se necessario, una modifica dell’intesa stessa.
Politiche del Lavoro – L’accordo pone alcune premesse di fondo che, se pur limitate, sono importanti. Tuttavia restano aperte diverse rilevanti richieste regionali, tra le quali si ricordano quelle in materia di disciplina integrativa e gestione degli ammortizzatori sociali e di previdenza complementare. Viene riconosciuta l’autonomia del Veneto in materia di politiche attive del lavoro sia legislativa sia organizzativa. Inoltre, viene esplicitamente riaffermato uno standard elevato delle politiche attive, di matrice europea, da agganciare a risorse finanziarie congrue e stabili. art. 2 prevede l’autonomia legislativa regionale di adeguare le proprie politiche attive a quelle passive (ammortizzatori sociali) che restano integralmente nella competenza statale.
Istruzione – I testo della pre-intesa prevede per la Regione di incidere sulla qualità del servizio scolastico, avendo un maggio ruolo nella programmazione dell’offerta di istruzione regionale e consentendo, almeno parzialmente, il superamento delle attuali carenze di organico attraverso dotazioni aggiuntive, grazie ad un apposito fondo regionale, che consentirà di assumere insegnanti e personale ATA. La Regione potrà anche disciplinare con propria legge forme e modalità più efficienti di integrazione tra istruzione professionale e istruzione e formazione professionale; definire l’organizzazione delle Fondazioni che gestiscono l’offerta formativa post diploma degli Istituti Tecnici Superiori, anche individuando specifici standard organizzativi e gestionali d’intesa con l’USRV; programmare un’offerta integrativa di percorsi universitari d’intesa con le Università. Infine è attribuita alla Regione la competenza per la costituzione di un fondo pluriennale di edilizia scolastica in cui confluiranno le risorse dei fondi nazionali per l’adeguamento e il miglioramento sismico di strutture, la costruzione di nuovi laboratori e l’aumento degli spazi dedicati al servizio scolastico.
Salute – In materia di tutela della salute, vengono riconosciute ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia amministrativa e legislativa con riferimento a rilevanti settori sui quali l’intervento dello Stato ha determinato notevoli limitazioni all’azione della Regione. Nello specifico, è riconosciuta la possibilità di rimuovere i diversi vincoli di spesa posti dalla normativa statale, compresi quelli riguardanti le spese per il personale del servizio sanitario regionale. Con riguardo al medesimo personale è inoltre riconosciuta maggiore autonomia di gestione, compresa la regolamentazione della libera professione, e la possibilità di attribuire risorse aggiuntive regionali, in particolare a chi presta servizio presso sedi montane disagiate, mentre in tema di formazione specialistica dei medici si riconosce alla Regione la possibilità di avviare nuovi percorsi finalizzati alla stipula di contratti a tempo determinato, definiti di ‘specializzazione lavoro’. Ampia autonomia è attribuita alla Regione con riguardo alla governance delle aziende ed enti del servizio sanitario regionale, in tema tariffe e misure di compartecipazione alla spesa sanitaria, in ordine alla istituzione e gestione di fondi sanitari integrativi, e sono assicurate risorse certe e adeguate per la programmazione di interventi sul patrimonio edilizio e tecnologico.
Ambiente – Tra le nuove funzioni assegnate al Veneto, un ampliamento delle competenze sulla disciplina dei rifiuti, la prevenzione e il ripristino ambientale che vede la connessione tra territorio che subisce il danno e risarcimento dello stesso; ed inoltre la gestione delle procedure di bonifica dei siti inquinati ed una serie di funzioni amministrative in materia di scarichi e di tutela delle acque.
ZAIA / BRESSA – Il governatore: “Per scaramanzia mi sono portato la stessa penna che ho usato per il referendum del 22 ottobre (una Bic, ndr.)”. Il sottosegretario: “La firma è frutto del lavoro avviato il 9 novembre dello scorso anno con l’istituzione di un tavolo di negoziato tra governo, Emilia Romagna e Lombardia e di un ulteriore confronto avviato anche con la Regione Veneto il primo dicembre. Quello di oggi è un primo passo, lascio il testimone al prossimo Parlamento (Bressa si ricandida in Trentino) e mi auguro che altre Regioni, che già dimostrano interesse, intraprendano il percorso”. Zaia è entusiasta: “Il Veneto ha aperto la strada. Tutti quelli che la seguiranno troveranno (ci stanno pensando Liguria, Piemonte e Campania, ndr.) procedure già aperte”. Ed è convinto di una cosa: “L’autonomia diventerà virale ed endemica. Oggi si vede la forza del nostro referendum, l’aver fatto una consultazione referendaria approvata dalla Corte Costituzionale nel 2015 e celebrata il 22 ottobre del 2017 con quasi 2 milioni e mezzo di veneti che sono andati a votare. Oggi c’e’ di mezzo un popolo che ha dato un’indicazione quindi non si torna indietro a prescindere da future maggioranze, larghe intese o piccole intese”.
*Giornalista