di Maurizio Cerruti*
Dire fotografia a Venezia è dire Roiter al quale la Casa dei Tre Oci, alla Giudecca, dedica dal 16 marzo al 26 agosto 2018 la prima grande mostra retrospettiva dal titolo “Fulvio Roiter fotografie 1948-2007”. I milioni di turisti che ogni anno con i loro telefonini e le loro fotocamere tentano frettolosamente di “rubare” alla città scorci suggestivi, monumentali vedute, spettacolari tramonti, nel loro inconscio cercano quello che Roiter ha così magistralmente inseguito e realizzato nell’arco di tutta la vita: fermare la bellezza in un attimo. In questo sta la grandezza di un artista dell’immagine che è l’ideale “maestro”, il punto di riferimento e di confronto per chiunque scatti una foto a Venezia e non solo a Venezia.
Circa duecento foto di Roiterdivise in nove sezioni tematiche sono esposte sui tre piani della Casa dei Tre Oci – Fondamenta Zitelle 42 alla Giudecca – in un allestimento realizzato da Denis Curti insieme con Lou Embo, fotografa belga e moglie di Roiter: tra di loro nacque a Bruges oltre quarant’anni fa un legame artistico e affettivo indissolubile.
LIBRO RECORD. Le foto in mostra sono per lo più originali. In maggioranza sono in bianco e nero – soprattutto all’inizio della carriera Roiter le preferiva a quelle a colori – personalmente timbrate e firmate dall’autore che oltre a svilupparle e stamparle nel laboratorio in casa, le catalogava con cura. La stessa meticolosa attenzione era messa nella realizzazione dei libri e di altre stampe, come poster e cartoline. Roiter seguiva ogni aspetto della pubblicazione dalla copertina alla impaginazione, dai testi alle didascalie, dalla stampa alla distribuzione nelle librerie. La fama mondiale di Roiter si lega al binomio fotografia/libro. Il suo volume più famoso, “Essere Venezia” – di cui è in mostra un esemplare in una bacheca dove sono presenti alcune altre sue pubblicazioni significative – ha il record assoluto di vendite per un libro fotografico: un milione di copie.
LOU E JASMINE. La moglie sottolinea, commossa, tre aspetti della personalità di Roiter: l’entusiasmo, la curiosità innata e la capacità di emozionarsi sempre. Jasmine, la nipote che Roiter ha introdotto ai trucchi e ai segreti della propria arte fin da bambina, si può dire tenendola sulle ginocchia – e che oggi guida la “Time to Be Comunicazione” – ha scritto di lui: “Può una parola così piccola, foto, diventare così grande? Possono due sillabe riuscire a portarti in mondi così lontani, in posti segreti, possono raccontarti una favola intima e silenziosa? … Le fotografie del nonno sembrano graffiare le pagine dei libri per poter uscire e diventare, se possibile, ancora più reali”.
PASSIONE D’ARTISTA. Chi ha conosciuto Roiter ne conosce non solo la sensibilità artistica, ma anche l’indole instancabile, appassionata, scrupolosa nel lavoro fino alla pignoleria. Io personalmente lo incontrai per la prima volta a Gerusalemme dove mi trovavo per il mio lavoro di giornalista. Con la moglie e una guida locale lui stava cercando immagini per un nuovo libro. Un mio collega mentre prendevamo un caffé in un bar-scantinato, sprofondato nei vicoli della città vecchia, sentì il suo inconfondibile timbro di voce con il tipico intercalare in veneziano provenire dalla strada: “Senti chi c’è, Roiter! Dài che te lo presento”. Da allora gli incontri occasionali si sono moltiplicati soprattutto al Lido di Venezia dove viveva: di rado andava in spiaggia all’hotel Excelsior, più spesso lo si vedeva girare in motoretta, un’abitudine di gioventù quando a bordo di un “Califfo” a due cilindri aveva percorso l’Italia e mezza Europa a caccia di immagini belle e suggestive. In una mattina estiva particolarmente limpida lo notai mentre, in vaporetto, si sporgeva a scattare in modo forsennato una raffica di foto al bacino di San Marco. Sembrava un turista colpito dalla sindrome di Stendhal. La città che aveva fotografato più di chiunque altro al mondo, continuava ad affascinarlo ed entusiasmarlo come fosse stata la prima volta.
CARATTERE SCOPPIETTANTE. L’artista di fama internazionale (Meolo 1926, Venezia 2016) con oltre cento libri fotografici realizzati, non ha però mai tradito la sua natura genuina, semplice e diretta. Esigente nel lavoro e a volte irascibile; un carattere vivacissimo, veloce nel pensiero e nelle parole. Un uomo che non si dava arie, mai teneva le distanze dalla gente. Anzi, curioso ed impetuoso com’era, non poteva fare a meno di cercare con tutti, fin dal primo incontro, il dialogo, il confronto, la confidenza, la condivisione emotiva tra una battuta spiritosa e salace da veneziano di una volta e con un caratteristico intercalare, colorito e scoppiettante. Tutto, come emerge dalle foto, stimolava la sua fantasia creativa: un albero, un campo coltivato geometricamente, un operaio al lavoro, una roccia sul mare, il particolare riflesso di un palazzo in un canale, l’onda di laguna che fluisce sopra una barena, i fili di una teleferica che si perdono nella nebbia, il muro di un villaggio iraniano o la capanna di paglia africana. La mostra ci racconta una vita dedicata a catturare il tempo e la luce: è un Roiter nuovo, non solo perchç ci sono foto mai pubblicate, ma perché l’antologia che copre sessant’anni di attività esce dagli schemi dei precedenti libri tematici, e mette al centro per la prima volta proprio lui, Roiter, il mago veneziano dell’immagine.
INFORMAZIONI . La mostra “Fulvio Roiter fotografie 1948-2007”. Alla Casa dei Tre Oci in Fondamenta Zitelle 43, alla Giudecca, Venezia. Aperta dal 16 marzo al 26 agosto 201, tutti i giorni 10-19. Chiuso il martedì. COME ARRIVARE: vaporetto Actv linee 4.2 e 2 da San Zaccaria; linee 4.1 e 2 da Ferrovia e Piazzale Roma. Biglietto intero 12 euro, previsti riduzioni e gratuiti (www.treoci.org). La mostra dopo Venezia farà tappa a Palazzo Ducale a Genova.
*Giornalista
Lou Embo
16 Marzo 2018 at 12:20Bellissimo articolo cara Maurizio.Grazi. Lou