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Bellini e Mantegna pittori e cognati: a Venezia sfida tra due capolavori

di Maurizio Cerruti*

Due capolavori per un medesimo soggetto, “La presentazione di Gesù al Tempio”: uno di Andrea Mantegna realizzato a Padova poco dopo la metà del Quattrocento, l’altro di Giovanni Bellini fatto a Venezia circa vent’anni dopo. Quanti altri grandi pittori, nei secoli, si sono cimentati con questo tema! Ma i due dipinti che – per la prima volta in assoluto – vengono esposti uno accanto all’altro, alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia dal 21 marzo al 1 luglio 2018, hanno una particolarità che li rende unici. Sembrano gemelli. Bellini, infatti, ha prodotto la sua tavola lavorando a ricalco su quella del Mantegna suo cognato. Un plagio? No, perché il risultato sotto gli occhi di tutti è quello di due opere di eccezionale qualità, apparentemente identiche ma molto diverse l’una dall’altra. Difficile dire quale sia la più bella. Giudicatelo voi.
RICALCO IN FAMIGLIA. Non sapremo mai perché il veneziano Bellini, che quando dipinse la sua “Presentazione” era poco meno che quarantenne, volle fare la tela di Mantegna a ricalco, riproducendone cioè le figure principali tramite una carta oleata semitrasparente. Forse il dipinto aveva un valore e un significato familiari. Mantegna lo realizzò poco dopo il matrimonio (nel 1453) con la sorella di Giovanni, Nicolosia, ritraendovi se stesso e la sua sposa. Andrea e Nicolosia sarebbero i giovani posti ai due lati della scena dominata da quattro figure: Gesù bambino ritto in fasce, la delicata ed elegante Madonna, il severo sacerdote Simeone, di profilo, e San Giuseppe, il vecchio barbuto al centro che guarda corrucciato dritto davanti a sé: quest’ultimo potrebbe essere il ritratto del suocero di Mantegna, Jacopo Bellini, che era titolare di una delle più importanti botteghe di pittura di Venezia nella quale lavoravano i figli Gentile e Giovanni. Qualche critico si è spinto a ipotizzare che il dipinto celebrasse la nascita del primo figlio dei due sposi (il Bambino appunto) poco dopo le loro nozze. Di certo si sa che ad acquistarlo fu uno dei grandi collezionisti e mecenati dell’epoca, il cardinale ed erudito veneziano Pietro Bembo. Attraverso eredità e vendite è infine approdato alle gallerie del museo statale di Berlino. L’altra opera, quella del Bellini, non si sa come arrivò ai Querini nelle cui collezioni è inventariata dal 1809.

IL PADOVANO E IL VENEZIANO. Mantegna era certamente uno degli artisti “in” della fine del Quattrocento, ma Giovanni Bellini si rifece qualche secolo dopo. Dal Settecento e per tutto l’Ottocento la fama del veneziano superò di gran lunga quella del cognato padovano. A sua volta Mantegna diventò una “star” nel secondo Dopoguerra: la mostra monografica allestita a Mantova nel 1961 fu un evento senza precedenti che attirò nela cittadina centinaia di migliaia di turisti e personalità internazionali: fu la pietra miliare dei grandi eventi cultural-turistici di massa che oggi si moltiplicano un po’ dovunque in Italia. Nato Isola di Carturo verso il 1431 (morì nel 1506 a Mantova), a 9-10 anni andò a vivere a Padova dove il fratello maggiore Tommaso era un affermato “sartore” (sarto) che lo indirizzò alla bottega del pittore Francesco Squarcione. Era tale la simpatia e la bravura del piccolo Andrea che lo Squarcione lo adottò, non solo come discepolo, ma anche come figlio. Una furiosa lite per questioni di soldi, però, accelerò l’affrancamento del giovane Andrea dal suo maestro e padrino. Mantegna, abilissimo nell’assorbire il meglio dell’arte del suo tempo e del passato – in particolare influenzato dalla plasticità di Donatello – ottenne presto importanti commesse a Padova (la cappella Ovetari agli Eremitani) ma anche a Venezia, Ferrara, Verona e infine a Mantova dove si stabilì definitivamente quale pittore di Corte di Leonello Gonzaga.
FACCE MISTERIOSE. Tornando al confronto, Bellini inserì nel suo dipinto – che da tempo fa parte della collezione Querini – altre due figure laterali, modificando peraltro le fisionomie del cognato Andrea e della sorella Nicolosia. C’è chi pensa che il giovane che osserva lo spettatore dal lato destro, sia proprio Giovanni Bellini autoritratto; ma chi sarebbe, allora, la giovane donna aggiunta sulla sinistra? Mistero. “Anche se la struttura dei due dipinti è sostanzialmente identica – osserva Carlo Federico Villa, co-curatore della mostra con Brigit Blass-Simmen e Neville Rowley – gli stili dei due artisti sono molto diversi. Mantegna si rifà alla tradizione romana della scultura, con la cornice marmorea che inquadra una scena severa, geometrica, di intenso rigore formale; mentre Bellini, seguendo la tradizione greco-veneziana, pone le figure in sequenza lungo una balaustra come in un bassorilievo, ammorbidendo la scena e dando ai personaggi un diverso risalto. Bellini usa colori più accesi e gioca sui differenti incarnati dei volti”. D’altra parte, alle vesti più sontuose del Mantegna il cognato contrappone abiti più sobri ma con una raffinatissima cura delle sfumature e delle tonalità delle stoffe: broccati, velluti, tessiture d’oro.
LA FONDAZIONE. La Querini Stampalia è una delle principali istituzioni culturali di Venezia e ha sede nell’omonimo palazzo affacciato con un ponticello su Campo Santa Maria Formosa. E’ nata dal lascito testamentario di Giovanni Querini Stampalia nel 1869, allo scopo di promuovere “buoni studi e utili discipline”. Nel palazzo dell’ultimo erede dell’antica famiglia patrizia veneziana (i Querini erano i feudatari dell’isola greca Stampalia invasa dagli ottomani nel 1537) sono aperti al pubblico una biblioteca che dal nucleo originario raccolto dai Querini è arrivata a 350mila volumi; un museo e una sede per mostre temporanee. Il pianoterra del palazzo cinquecentesco è stato ristrutturato negli anni Sessanta dall’architetto Carlo Scarpa.
Il museo al secondo piano è ospitato negli ambienti dove vissero i Querini ed è articolato come una dimora nobiliare veneziana: i saloni di rappresentanza e le camere da letto sono arredati mobili antichi, suppellettili, dipinti, tappezzerie antiche, lampadari di Murano e collezioni di porcellana. Notevoli sono i grandi ritratti di famiglia, l’eccezionale collezione di quadretti di Pietro Longhi di vita settecentesca veneziana e la sala dei dipinti di Gabriel Bella che riproducono eventi e scorci minuziosi della Venezia di tre secoli fa.

 

Giovanni Bellini
I DUE CAPOLAVORI. In una sala semibuia della Querini Stampalia le due “Presentazioni di Gesù al Tempio” affiancate, sono inquadrate entro pannelli grigi grezzi, aperti a libro e illuminati dall’alto, con una fascia azzurra verticale lucida che fa da divisorio fra le due opere. L’allestimento è dell’architetto Mario Botta. La mostra si è avvalsa della collaborazione tra la Querini Stampalia, la Gemaldegalerie Staatliche Museen zu Berlin e la National Gallery di Londra; i musei tedesco e inglese ospiteranno in sequenza due grandi mostre su Bellini e Mantegna, una a Berlino dal 1 ottobre 2018 e l’altra a Londra dal 1 marzo 2019.

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INFORMAZIONI. “Capolavori a confronto Bellini/Mantegna Presentazione di Gesù al Tempio” dal 21 marzo al 1 luglio 2018, nella Fondazione Querini Stampalia a Venezia in Campo Santa Maria Formosa. Orari: da martedì a domenica dalle 10 alle 18 (chiuso lunedì). Visita alla mostra inclusa nel biglietto d’ingresso alla Fondazione: 14 euro intero, 10 euro ridotto, gratis fino a 18 anni compiuti. Info: www.querinistampalia.org.


thumbnail_M Cerruti (3)*Giornalista

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