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Michielli (Federalberghi) “Venezia a numero chiuso. Stringere i controlli su B&B e case in affitto”

di Giorgio Gasco*

Il Veneto sempre primo nella classifica del turismo nel nostro Paese. Lo dicono i dati raccolti dalla Regione riferiti al 2017. Batte tutti, con la cifra record che sfiora i 70 milioni. Meglio, 69 milioni di presenze (turisti che pernottano per almeno due giorni) contro i 65 milioni del 2016, e 19 milioni di arrivi (chi ha dormito almeno una notte).

Non c’è che dire. In soldoni, 5,8 miliardi di euro lasciati in Veneto da chi è venuto a visitarlo, 350 milioni in più rispetto al 2016. E l’inizio di quest’anno fa prevedere un altro “boom”: nei tre mesi appena trascorsi si è registrato un più 9,3% degli arrivi e un più 7,4 di presenze. Nelle considerazioni fatte dall’assessore regionale Federico Caner, c’è anche un po’ di amaro: “Sicuramente i dati sono ancora più alti, perché in quelli che abbiamo mancano gli affitti in nero”. Già, perché ora si è scatenata un’altra mania dopo quella che ha visto proliferare i b&b: riservare le proprietà immobiliari private ad uso e consumo dei turisti, generando il sommerso ma soprattutto, problemi di sicurezza.

Marco Michielli, dati esaltanti. Potete essere soddisfatti.

“Ovviamente siamo soddisfatti, ma se ai numeri corrispondessero anche i fatturati, avremmo un indicatore più preciso”, risponde il vice presidente nazionale di Federalberghi nonché al vertice dell’organizzazione veneta.

Cosa non quadra?

“E’ come per le industrie: può esserci chi produce 70 milioni di pezzi e li mette in vendita a 0,2 euro l’uno, e chi sforna 500 pezzi e li vende a 5mila euro l’uno”.

Meglio pochi ma con un valore economico maggiore?

“Esatto. E dico che, senza riferimenti alle politiche che la Regione sta mettendo in atto, è un errore puntare solo sui numeri. Mi domando ancora: è preferibile essere il sindaco di Rimini o di Montecarlo? Montecarlo non fa i numeri di presenze di Rimini, ma se vai al ristorante ti pelano. Da veneti, non solo come imprenditori di settore, tifiamo pure per il fatturato ma…”.

Ma?

“Bisogna considerare che in tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo è in atto una competizione economica tra le località che si affacciano sul mare, in presenza di una esplosiva situazione geopolitica, dal Marocco alla Turchia, dove i mercati sono di fatto chiusi quindi la gente si rivolge altrove. Dobbiamo capire che questa “fortuna” ci offre un periodo di tempo utile a riposizionare sul mercato il nostro prodotto per contrastare i concorrenti, quelli che per ora sono fuori gioco ma che sicuramente, potendo farlo, proporrebbero nuove realtà del turismo di mare a costi di un decimo più bassi dei nostri e conseguentemente a prezzi metà dei nostri. Questa finestra temporale durerà al massimo 7 anni, va sfruttata non solamente per puntare all’aumento delle presenze, ma soprattutto per incrementare la qualità dell’offerta turistica. Così fra “n-anni”, quando questi concorrenti smetteranno di occuparsi soltanto di guerra, noi avremo certamente un calo di presenze, ma sicuramente non del 20% l’anno, ma avremo una qualità dei servizi al turista assai migliore, che compenserà la lieve diminuzione del numero dei turisti. Esortazione: le nostre spiagge si diano una mossa, rapida, per riposizionare il prodotto sul mercato”.

Riposizionare il prodotto sul mercato, vuol dire solamente costruire altri migliaia di metri cubi come sta facendo Jesolo e come ha in progetto Rosolina?

“Certamente no. Il motto di Federalberghi è: niente nuovi alberghi ma alberghi più nuovi. L’obiettivo è ristrutturare l’esistente evitando, quindi, di fare crollare vecchie strutture e a fianco edificare un nuovo alberghetto”.

Devono diventare spiagge di elezione?

“Proprio così, ristrutturando e modificando l’offerta diventando spiagge di prossimità, facile da raggiungere in poche ore dal Veneto e da altre aree d’Europa. Spiagge che invoglino ad essere frequentate perché offrono più di altre. E se i prezzi sono più alti che altrove, si può dimostrare che si mangia meglio, che c’è l’assistenza sanitaria…”.

Secondo i dati dello scorso anno, Verona e Venezia hanno fatto la parte del leone, sono state da traino per il settore turistico in generale. La Serenissima, però, continua sempre più ad essere impraticabile causa un turismo di massa mordi e fuggi. Lei ha proposto di imporre uno stop.

“Venezia non è l’unica città al mondo che soffre questa invasione. La ricetta è una sola…”?.

Contingentare gli arrivi?

“Sì, tramite prenotazione. Non si può pensare che chiunque arrivi a qualunque ora a Venezia. Battuta che ripeto da anni: se continua come ora, una bella mattina arriveranno 500mila cinesi sul Ponte della Libertà senza prenotazione e con la pretesa di entrare in città. Se da una parte c’è il sacrosanto diritto di libera circolazione, esiste anche quello per la salvaguardia dei monumenti e delle città storiche. Mi pare che l’attuale amministrazione di Venezia si stia prendendo carico di questo problema a differenza delle precedenti”.

Il contingentamento è assai impopolare.

“Bisogna essere cinici, ma concreti: essere dalla parte degli operatori, ma anche dei cittadini residenti. E allora iniziamo a dividere i flussi: se 100 turisti vogliono visitare Venezia, 50 vengono in estate e gli altri 50 in inverno. Se non accettano, vadano altrove”.

Come in un museo, prenotare per accedere a Venezia?

“Bisogna avere il coraggio di applicare questo metodo. Prima si stabilisce il numero di persone che quotidianamente possono entrare a Venezia; quindi pubblicizzare il sistema con tutti i canali disponibili stimolando il potenziale turista a prenotare anche nei periodi non canonici. E di fatto si allungherebbe la stagione”.

Anni fa un sindaco di allora si è opposto al contingentamento non volendo trasformare Venezia in un museo a cielo aperto.

“Mi dispiace ricordarlo, ma quando parlavo di questo problema con l’allora sindaco Massimo Cacciari, mi guardava come se dicessi cose fuori di logica. E infatti non si è visto niente, se non un aumento del problema”.

Controllo dei flussi, però a Mestre si continuano a costruire alberghi: nell’area della stazione sono da poco operativi due ostelli e si stanno realizzando quattro alberghi a quattro stelle. Tutti progetti di società straniere.

“Purtroppo sono progetti che vengono da lontano, da amministrazioni precedenti. Situazione che interessa molti comuni del Veneto anche al riguardo di centri commerciali. Non si possono evitare, partirebbero raffiche di ricorsi al Tar con esito quasi sicuramente favorevole ai proponenti”.

Forse sarebbe bene puntare il faro sulle capacità programmatorie delle amministrazioni.

“Questo è vero. Decenni fa, la giunta regionale diceva, in base da uno studio, che il Veneto avrebbe raggiunto di lì a poco 7,5 milioni di abitanti, quindi avanti con la concessione di maggiori cubature adeguate con quella previsione. Noi abbiamo ribattuto che quella cifra, forse, sarebbe stata raggiunta nel 2020. Ora a guardare in giro per il Veneto… ne paghiamo fio”.

Controllare i flussi è possibile se il turista sceglie l’albergo. Ma come si può fare se gli arrivi avvengono in modo estemporaneo, il classico mordi e fuggi?

“Venezia non è Milano, ci sono solamente cinque punti di ingresso. Cosa ci vorrebbe per controllarli!! Se poi si vuole essere tecnologici, sarebbe sufficiente utilizzare le app sui cellulari e la segnaletica luminosa sulle autostrade con la scritta: Venezia piena, Venice full…”.

Una proposta subito realizzabile?

“Non si può impedire al turista che soggiorna a Mestre di visitare Venezia, non si può impedire ai turisti con base in altre località del Veneto di entrare a Venezia. Però, i bus e le navette che arrivano dalla Croazia o dalla Slovenia dove gli operatori vendono pacchetti turistici dove è scritto “visita anche a Venezia”, ripeto “anche”, allora dico: almeno questi si possono bloccare. Mi spiego senza retropensieri razzisti: ogni turista ha un costo e la sua permanenza deve coprire quel costo. Se un turista scende dal bus e viene portato al guinzaglio per la città, si mangia un panino e dopo due ore scompare lasciando rifiuti dove capita, bé in questo caso i conti non tornano. Se invece si usufruisce di un albergo in cui si pagano 200 euro a notte, la cifra ripaga sicuramente il costo della permanenza sul territorio “.

In tutto il Veneto, soprattutto a Venezia, c’è una corsa per aprire b&b e per trasformare case di proprietà in appartamenti da affittare ai turisti. Una stortura del mercato?

“Ne penso il massimo del peggio. Da un lato contribuiscono allo spopolamento di Venezia, con gli affitti che ci sono non può essere diversamente; dall’altro c’è il preoccupante tema della sicurezza. Venezia e Verona sono massacrate dai b&b e dalle case ad uso turistico”.

Perché questa mania?

“Perché costruire un albergo costa molto, tra oneri di costruzione e gestionali. Con le altre due forme di ospitalità basta un letto, una cucina… il minimo sindacale, e poi non si pagano le tasse. E noi albergatori passiamo per ladri!! Basta fare due conti: se una stanza di albergo costa 100 euro e un appartamento 50 euro, il primo costerebbe meno se non avesse il carico fiscale che ha e non fornisse i servizi necessari per l’ospitalità. Dunque, è urgente riportare nella legalità chi gestisce b&b e case in affitto, ci stanno provando le amministrazioni di Venezia e Verona, facendo emergere il nero. Alcuni studi ci dicono che è assai probabile che il 50% del turismo in Veneto sia in nero”.

marco michielli 1 (4)Marco Michielli

Poi c’é la sicurezza.

“Ringrazio le forze dell’ordine, ma non mi piace arrivare a Venezia superando il posto di blocco permanente in Piazza Roma quando poi a qualche centinaio di metri più in là, in un appartamento preso in affitto come turista, chissà chi sta dormendo il sonno del giusto”.

Anche la Regione dovrebbe fare qualcosa, il turismo è di sua competenza.

“Avevamo chiesto una legge e la Regione l’ha preparata. Poi è rimasta in stand by in attesa di un analogo provvedimento della Lombardia nel quale si introduce un numero di serie per ogni unità abitativa da affittare con obbligo di riportare il numero in ogni offerta pubblicata online. Aspettiamo il prossimo passo”.


gasco*Giornalista

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