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Elezioni in Friuli Venezia Giulia, vince la Lega con Fedriga. Si rafforza l’asse del Nord

 

di Giorgio Gasco*

Anche il Friuli Venezia Giulia nelle mani del centrodestra. Anzi, della Lega grazie al neo governatore Massimiliano Fedriga, fidatissimo di Matteo Salvini, ex capogruppo alla Camera e riconfermato alle politiche di marzo. Già alla vigilia non c’erano dubbi sull’affermazione del Carroccio nella regione autonoma, confine dell’impero.

La conferma è arrivata dalle urne che hanno ribadito un trend ormai consolidato, che ha portato Salvini & C ad essere sempre più azionista di maggioranza del centrodestra, un’alleanza politica dove Forza Italia tenta a fatica di tenere con i denti i propri consensi e Fratelli d’Italia che continua a mantenersi al minimo garantito. Ma ancora di più: il Carroccio ha messo a segno un sonoro schiaffone alle velleità di Cinquestelle, che viene sommerso da un crollo di consensi. E il Partito Democratico dell’uscente governatrice Debora Serracchiani, che ha lasciato l’incarico anticipatamente dopo essere stata eletta in Parlamento? Nonostante cinque anni di governo regionale incolore, il Pd ha retto: non si poteva pretendere di più viste le condizioni in cui versa il partito che non riesce ad uscire dal vortice in cui è caduto, iniziato con la sconfitta al referendum istituzionale del 2016.

I RISULTATI – Intanto l’affluenza: si è fermata al 49,61%, in calo rispetto al 2013.

La coalizione di centrodestra, composta da Lega-Fi-Fdi-Tondo e le due liste Autonomia Responsabile (dell’ex presidente Tondo) e Progetto Fvg che si richiamava al neo eletto ha raggiunto, il 57,10%. Un esaltante 15% in più rispetto alle politiche di marzo. Scorporando le percentuali della coalizione, la Lega ha portato a casa il 35% delle preferenze, lasciando indietro, e di molto, Forza Italia che ha dovuto accontentarsi del 12%. AFdi è andato il 5,4% dei consensi. Un buon risultato per Progetto Friuli per una Regione Autonoma, legata a Fedriga, con il 6,30% e anche perAutonomia Responsabile di Tondo (3,97%) che portano acqua al mulino del centrodestra.

Tutt’altra musica dalle parti di Cinquestelle. Il movimento è andato a sbattere contro un muro, raccogliendo appena il 7,06% (il 24% a marzo),con il candidato Alessandro Fraleoni Morgena, ricercatore dell’Università di Trieste, inchiodato all’11,6% Una vera e propria debacle, nonostante il leader nazionale Luigi Di Maio confidasse in un altro risultato a sorpresa dopo aver conquistato le politiche di marzo, dove il movimento è risultato primo partito in Italia. Anche stavolta, come nelle elezioni regionali di cinque anni fa, i pentastellati sono in terza posizione. Nel 2013, Beppe Grillo era l’unico a portare avanti la campagna elettorale nella regione, mentre i big dei partiti erano a Roma per trattare l’elezione del presidente della Repubblica. Ma le sue previsioni, il Friuli sarà la prima regione a cinquestelle, fuono smentite dai fatti:Debora Serracchiani si aggiudicò la guida del Friuli Venezia Giulia, primo segnale del periodo buono del Pd che poco dopo avrebbe portato Renzi alla presidenza del Consiglio e il boom del 40% alle europee.

In casa Pd era attesa la non riconferma alla guida della Regione. Lo si era capito quando l’uscente Debora Serracchiani, forse consapevole dei risultati ottenuti come amministratrice, ha preferito non ricandidarsi a governatore, scegliendo di tornare a fare politica in Parlamento su consiglio di Matteo Renzi. Nonostante l’incertezza, da casa dem dicono che le elezioni friulane non sono poi andate così male. In fondo, viene spiegato, il Pd è il secondo partito della regione (con il 18%) e il candidato governatore Sergio Bolzonello, sostenuto anche da Mdp, ex Sel edalla minoranza slovena Slovenska Skupnost, ha raggiunto il 26,8%.

I COMMENTI – In tempi normali, è impensabile che una elezione di secondo livello, come le regionali, sia determinante per le sorti del governo di un paese. Può essere un segnale, sicuramente. Ma dovrebbe essere slegata dallo scenario nazionale. In Italia non è così, ancora meno ora che si sta cercando, faticosamente, di dare vita ad un nuovo governo dopo le elezioni politiche di marzo. Infatti, appena avuta certezza dell’esito del voto friulano, Luigi Di Maio si è rivolto a Matteo Salvini invitandolo a proporre, insieme, al Capo dello Stato l’interruzione di ogni trattativa tra i partiti e ritornare al voto a giugno. Una proposta a dir poco fantasiosa. Tornare al voto, ma con quale legge elettorale? Ancora con il Rosatellum, voluto da tutti i partiti, che ha portato all’attuale stallo istituzionale non garantendo affatto la stabilità che tanto si decantava? Sarebbe una beffa per l’Italia. La situazione è veramente confusa. Ci si aspettava una indicazione dal presidente Sergio Mattarella, che più volte ha insistito sulla necessità di fare presto per il bene del Paese. Invece, e non si sa per quale motivo, si è accettata una proroga fino a mercoledì 2 maggio, per permettere al Pd di tenere la sua direzione dalla quale dovrebbe scaturire la risposta dem all’offerta di Cinquestelle per un contratto di governo. Le domande si accavallano.

Il voto in Friuli Venezia Giulia complica la situazione. Non a caso il leader leghista, insistendo sul successo del partito, ha colto l’occasione per ironizzare via twitter. Dalla spiaggia dove è in vacanza con la compagna, Salvini ha pubblicato una esemplificativa carta da gioco raffigurante ildue di picchette, con tanto di commento: «Dopo i Molisani, anche donne e uomini del #FriuliVeneziaGiulia ringraziano il PD per l’egregio lavoro svolto, e salutano Di Maio & Compagni. GRAZIE!!!!!». E lancia l’hashtag: #andiamoagovernare. Io sono pronto!”,.

Da Forza Italia, Silvio Berlusconi scrive: «Il centrodestra unito si conferma vincente e accresce ancora i suoi consensi». Il Cavaliere sottolinea, «questa è una ragione in più per affidare al centrodestra la guida del governo nazionale». Per lui, la vera clamorosa sconfitta, in questa tornata elettorale, è quella del Movimento CinqueStelle.

Ma il neo eletto lascia la porta aperta: «In Parlamento – commenta Fedriga – nulla si può fare aggirando Lega e MoVimento 5 stelle. I numeri sono quelli, escludendo Lega e Cinqustelle nessuno avrebbe i numeri».

IL NORD – Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia e Liguria: le prime tre regioni a guida leghista (in ordine Massimo Fedriga, Luca Zaia e Attilio Fontana), l’ultima governata dal forzista Giovanni Toti. L’asse del Nord si rafforza. Che in casa del Carroccio ci fosse la sicurezza per la vittoria di Fedriga, lo dimostra la presenza del neo eletto all’incontro di alcuni giorni fa (prima delle elezioni) dei tre governatori allora in carica per rilanciare la collaborazione del centrodestra tra le regioni del Nord, iniziativa varata più di un anno fa quando al posto di Fontana c’era Roberto Maroni. “Con il Friuli Venezia Giulia – commenta, infatti, Attilio Fontana su Facebook – si rafforza l’asse dei governatori del Nord”.

Dal Veneto, Luca Zaia rafforza il concetto: “Ho sentito l’amico Max Fedriga e gli ho fatto le congratulazioni per un risultato strepitoso, che fa decollare un nuovo rinascimento del Friuli Venezia Giulia e rafforza la squadra dell’autonomia: chi ce l’ha per difenderla e accrescerla, come il Friuli, chi non ce l’ha e ha avviato un forte cammino per ottenerla, come il Veneto. Insieme faremo grandi cose”. Proprio su queste sfide “che non saranno le sole”, Zaia assicura,”nasce oggi un asse forte e concreto tra Friuli Venezia Giulia e Veneto”. E spiega il governatore del Veneto: “I cittadini ti guardano e ti giudicano, e infatti hanno premiato il programma di Max, la sua coerenza, la voglia di fare, l’obiettivo di dare ai friulani un nuovo Rinascimento, dopo i risultati deludenti della precedente amministrazione”. Ovviamente, “al meritato successo personale di Fedriga, si accompagna anche uno strepitoso successo delle Lega, che si conferma il movimento politico che meglio sa ascoltare e rappresentare il popolo”.


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