Le statistiche parlano chiaro: si stima che in Italia ogni anno avvengono 365.000 nuove diagnosi di tumore, il 48% fra le donne. Di fatto nel corso della vita circa un uomo su 2 e una donna su 3 rischia di ammalarsi di tumore. Ma non ci sono solo i tumori, molte altre patologie rendono difficile se non proprio invalidante la nostra vita.
La prevenzione rimane oggi l’arma più efficace per combattere queste patologie. Un percorso che ogni persona può mettere in atto con poche mosse mirate, come ci spiega la dottoressa Alessandra Frioni, biologo specializzato in microbiologia e virologia con un dottorato in microbiologia, area manager Lazio del Gruppo Lifebrain.
Ecco il decalogo della “buona salute al femminile”, un “prendersi cura di se stesse” in poche e semplici mosse.
Salute al femminile. Dottoressa ci chiarisce il concetto di prevenzione?
La prevenzione è rivolta a mantenere e migliorare lo stato di salute ed evitare l’insorgenza delle malattia. Esiste una prevenzione primaria che si attua su un individuo sano, volta ad adottare uno stile di vita corretto per mantenere il suo stato di benessere. C’è poi la prevenzione secondaria che avviene in un individuo già ammalato, ma in uno stato iniziale. Questa si effettua grazie a screening in grado di fornire una diagnosi precoce, individuando la malattia nelle sue prime fasi di sviluppo. La prevenzione terziaria consiste nel monitoraggio e nel contenimento di malattie ad andamento cronico o irreversibile. L’obiettivo, in questo caso, è quello di evitare complicazioni ed esiti invalidanti.
C’è un’età in cui è giusto iniziare la prevenzione?
La prevenzione va iniziata sin dalla nascita, la vaccinazione ad esempio è una forma di prevenzione. Ogni fascia di età richiede un suo percorso specifico.
Una donna che vuole prendersi cura della propria salute che percorso deve iniziare?
Innanzitutto sottoporsi ad un programma di screening periodico, grazie ad una diagnosi precoce si possono scoprire in fasi iniziali patologie come il carcinoma ovarico che è la seconda patologia più diffusa tra le donne, tumore che non dà sintomatologia se non segnali generici. Ci sono poi i controlli annuali per il seno, a partire dall’autopalpazione. Esami per verificare lo stato di salute dell’utero, ma anche di altri distretti. E non dobbiamo mai dimenticare poi di attuare uno stile di vita sano che comprende alimentazione corretta, non fumare, non assumere alcolici in modo smoderato.
Vediamo ambito per ambito: la prevenzione del tumore al seno. Indica quali sono le “mosse” giuste?
Quello al seno è al primo posto tra i carcinomi che colpiscono la donna, una diagnosi precoce porta l’80-85 per cento dei casi ad una risoluzione. Già dai 20 anni è corretto effettuare l’autopalpazione per evidenziare i noduli. Fino a qualche anno fa si parlava di rischio dall’età della menopausa, ora l’età si è abbassata. Una donna dovrebbe effettuare eco annuali già a partire dai 30 – 35 anni e una mammografia annuale dai 40 anni. Grazie a questi esami diagnostici è possibile evidenziare lesioni molto molto piccole che non si potrebbero evidenziare con l’autopalpazione.
Ci sono oggi esami del sangue mirati per smascherare il tumore del seno in tempo?
Ci sono i marker tumorali, cioè quelle molecole che si possono trovare in quantità aumentate nel sangue, nelle urine o in altri liquidi corporei in presenza di determinate neoplasie. E’ però importante sottolineare che un marcatore da solo non ha significato. Va letto insieme a tutti gli altri dati, inserito nella storia clinica della singola persona e verificato nelle eventuali fluttuazioni. Ci sono esami genetici che si possono fare con un prelievo e che possono evidenziare mutazioni su alcuni geni, come BRCA1 BRCA2, la cui presenza potrebbe essere un indice di predisposizione al tumore al seno. Va ricordato che nel caso del test genetici oncologici, quali il test BRCA, si parla di test di suscettibilità: indagini predittive che non diagnosticano la malattia ma consentono di individuare i soggetti a rischio di manifestarla. Utile in questi casi affidarsi alla consulenza genetica oncologica in grado di indirizzare queste persone, ed eventuali familiari, ad altre figure specialistiche coinvolte nella sorveglianza clinico-strumentale presso i centri di riferimento nazionale.
Apparato uro-genitale: come scoprire se si è affetti da patologie?
“E’ importante il controllo periodico che consiste in un pap test per lo meno annuale e una ecografia pelvica o ancor meglio transvaginale perché più specifica. Altro aspetto importante per prevenzione del tumore alla cervice uterina è verificare la presenza del Papilloma Virus, causa principale dell’insorgenza, negli anni, del tumore stesso. Questo tipo di prevenzione è utile già in giovane età.
Altro grande tema quello delle intolleranze alimentari? Ci indica i percorsi giusti da fare per scoprire se se ne soffre?
Sicuramente dare ascolto a quello che il nostro corpo dice, una intolleranza provoca infatti effetti negativi. Si deve associare l’insorgenza del sintomo al consumo di un alimento e poi fare test ematici che portano alla ricerca di un anticorpo specifico, oppure esami mirati per scoprire una intolleranza e approfondire successivamente sottoponendosi a programmi specifici di diagnosi. In ogni caso sarà l’esperto a doverci accompagnare in questo percorso.
Un altro problema che affligge molte donne in età fertile è la sterilità. Oggi la scienza offre alle coppie percorsi precisi che possono portare alla risoluzione del problema. Come viene in aiuto la diagnostica?
La diagnostica si è evoluta molto negli ultimi anni, ci sono esami specifici sia per sfera maschile sia per quella femminile che ci possono portare ad ipotizzare la sterilità. Ma non dimentichiamo che ci sono molte condizioni trasversali, anche infezioni che possono rendere difficile il concepimento. Ci sono screening mirati per evidenziare la funzionalità ovarica, o portare alla luce problemi genetici che possono impedire una gravidanza, esami della sfera maschile come la non motilità degli spermatozoi ad esempio. In molti casi si tratta di semplici test di laboratorio che possono escludere patologie primarie che possono portare ad una difficolta di concepimento. In altri casi è possibile fare indagini genetiche, un esempio è la ricerca delle mutazioni del gene MTHFR, indice di predisposizione alla trombofilia, condizione per cui la gravidanza fatica a procedere.
Ci indica un percorso in poche mosse: ecco cosa devo fare ogni anno per prendermi cura della mia salute e fare una seria prevenzione.
Mangiare bene, non abusare di alcol, non fumare. Fare una sana e costante attività fisica e sottoporti a screening periodici mirati.
Non solo calcio. Anche il ferro gioca un ruolo cruciale nella salute delle ossa: livelli troppo bassi di questo prezioso minerale possono aumentare il rischio di osteoporosi, soprattutto nelle donne over-50 in menopausa. Qual è la migliore strategia di prevenzione?
“Sicuramente seguire un’alimentazione sana e corretta, associata ad una costante attività fisica, che stimola il deposito di calcio nelle ossa, rafforzandole, aiuta a prevenire l’insorgenza di patologie tipiche della donna in menopausa, quale l’osteoporosi. E’ preferibile consumare alimenti poveri di sodio, limitare il consumo di proteine animali, caffè, grassi, che comunque porterebbero ad una perdita, con le urine, di minerali preziosi all’organismo, quali ferro e calcio. Anche bere molta acqua assicura l’assunzione delle quantità di minerali necessarie all’organismo. Molto importante diventa, poi, soprattutto nella donna “matura”, monitorare i livelli di vitamina D, elemento fondamentale all’assorbimento del calcio ed integrare tale elemento nel caso in cui l’organismo non ne produca a sufficienza. Per quel che riguarda il ferro, si, anche la carenza di questo minerale sembrerebbe associato ad una maggiore fragilità delle ossa, anche se gli studi non hanno ancora una basse scientifica accertata; una corretta alimentazione fornisce circa 2 mg/die di ferro, sufficienti ad assicurare una corretta omeostasi di questo minerale. Là dove vi siano carenze del minerale nel circolo, in una condizione definita generalmente “anemia sideropenica”, possono essere somministrati integratori alimentari, ad esempio a base di Lattoferrina, una proteina naturale estratta dal latte e della quale sono molto ricche le secrezioni, in grado di ripristinare il corretto bilancio tra ferro sierico ed i depositi del minerale, presenti soprattutto nel fegato.”