L’arte di Fabrizio Plessi incontra le collezioni del Museo Statale di Belle Arti “Pushkin” di Mosca: dal 5 giugno al 5 agosto 2018, il grande museo russo ospita la mostra intitolata “L’anima della pietra” in cui l’artista italiano, tra i protagonisti internazionali della video arte, instaura un dialogo con questa istituzione museale testimone della tradizione dell’arte occidentale, mettendo a confronto il classico con la contemporaneità.
Fabrizio Plessi è uno dei pionieri della video arte in Italia, il primo ad aver utilizzato il monitor televisivo come vero e proprio supporto, dentro cui scorre un flusso inarrestabile di acqua e di fuoco digitale. Performance sonore, architetture effimere, scenografie televisive e teatrali hanno costituito lo sfondo su cui Plessi ha innestato le sue video-sculture, in cui l’uso della tecnologia è ridotto a elemento naturale.
L’idea della mostra, site-specific, curata da Silvia Burini, Giuseppe Barbieri e Olga Shishko, nasce dalla profonda e consolidata convinzione che Fabrizio Plessi ha posto spesso al centro della propria ricerca, e che è allo stesso modo nel cuore della funzione del museo: i classici non possono esistere senza la contemporaneità e, viceversa, solo attraverso le narrazioni contemporanee scopriamo nuovi codici di lettura per le opere del passato. Le innovazioni conquistate dall’arte contemporanea passano, insomma, attraverso le continue riscoperte del passato. Da qui la base concettuale del dialogo tra il Maestro italiano e il museo russo.
Prendendo spunto da una intuizione sul pensiero di Michelangelo, secondo cui un’opera è già esistente dentro la pietra e l’artista riesce a farla emergere, Plessi ha individuato 16 busti presenti nel museo (e fedeli copie degli originali antichi) che divengono il fulcro de “L’anima della pietra”. Le tecnologie multimediali ne scavano la superficie e ci restituiscono il loro intimo assetto formale, rendendo la copia, in un gioco di specchi, parte di un discorso sui concetti di vero e falso. Lo stesso tema compare anche in alcuni grandi disegni dell’artista, che sono parte integrante di un percorso espositivo quasi scavato nella stessa anima dell’edificio museale.
Nella terza sala dedicata alla personale di Plessi che è anche la seconda tappa della mostra, le tecnologie rileggono sorprendentemente un’altra meditazione sui miti antichi: l’affresco di Giulio Romano con la Caduta dei Giganti di Palazzo Te a Mantova, remota attualizzazione della prima pagina delle Metamorfosi di Ovidio. Uno dei temi più cari a Plessi – l’acqua – diventa in questo caso l’allusione a un primordiale diluvio; le acque si riflettono e si specchiano nei monitor dell’installazione, significativamente indicandoci una storia di conflitti, di crisi, di rinascite, e tutto a partire dal substrato elementare che segna fino in fondo il nostro destino.
La mostra rientra nel programma di confronto tra l’arte russa e quella occidentale che il Centro Studi sulle Arti della Russia (CSAR) dell’Università Ca’ Foscari Venezia sviluppa da alcuni anni. È sostenuta dall’Istituto Italiano di Cultura di Mosca,sotto la direzione di Olga Strada, e dalla Fondazione Alberto Peruzzo di Venezia, con la quale Plessi rinnova oggi la sua collaborazione, dopo aver realizzato col suo supporto diversi progetti in passato, tra i quali “PLESSI. LIQUID LIFE. Il flusso della memoria. 1000 progetti” (2015), “Il flusso della ragione” (2012) e “Mari verticali”, quest’ultimo al Padiglione Venezia per la 54esima Biennale d’Arte nel 2011.
Il 5 giugno, nel giorno dell’apertura al pubblico della mostra, il Museo Pushkin ospiterà anche un convegno internazionale di studi, coordinato dalla direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura di Mosca, Olga Strada: Giuseppe Barbieri, direttore del Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali di Ca’ Foscari, ragionerà sull’esigenza di uno sguardo autentico sull’antico che caratterizza il Rinascimento italiano e le sue molte, successive riprese; Silvia Burini, direttore dello CSAR, e Marco Tonelli discuteranno con Fabrizio Plessi di corpi, copie e simulacri; Olga Shishko leggerà la mostra di Plessi nella prospettiva del progetto “Pushkin XXI”; Stefano Baia Curioni, docente di Art Management and Markets all’Università Bocconi di Milano, Presidente del Centro Internazionale di arte e cultura di Palazzo Te (Mantova) e membro del Consiglio Superiore del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, degli scenari globali dell’arte e del dialogo interculturale.