di Giorgio Gasco*
Una guida, uno strumento per iniziare a comprendere il complesso mondo della pianificazione della successione dei patrimoni famigliari, l’eredità. L’ha messa nero su bianco Fabio Tiozzo, laureato in Economia a Ca’ Foscari a Venezia e da 15 anni “private banker”, termine anglossassone che racchiude in se un ampio ventaglio di servizi finanziari: analisi delle esigenze d’investimento del cliente; diagnosi dei portafogli finanziari ed assicurativi sottoscritti con altri intermediari dove verranno evidenziati costi, rischiosità, rendimento, efficienza ed il conflitto d’interesse con la banca; gestione della tesoreria aziendale e del TFR dei dipendenti presente in azienda; consulenza sul passaggio generazionale.
Semplice il titolo della guida, ora in e-book ma prossima ad essere stampata in cartaceo: “Ieri, Oggi e… Domani?”. Con un punto di domanda significativo, che fa intendere quanto sia difficile “trasportare” i risparmi di una vita da sé stessi agli eredi, soprattutto quando le leggi non favoriscono questo salto generazionale. “Occorrono affidabilità, responsabilità e riservatezza di chi si occupa per professione di questi delicati argomenti” spiega Tiozzo. Già, perché la fiducia è una cosa serie e bisogna meritarsela in particolare quando si maneggiano soldi altrui . Anche un compito complesso che necessita dell’utilizzo “di nuove tecnologie, dei social (facebook, linkedin ed alfabeto) e della messaggistica whatsapp” affinché l’essere private banker sia sempre più “una professione che si adatta al nuovo modo di comunicare, pur non tralasciando i tradizionali incontri personali”.
La guida parte dai presupposti di essere un aiuto e un sostegno alla clientela nel raggiungimento degli obiettivi, aumentando la loro consapevolezza e la loro conoscenza nell’ambito finanziario attraverso un percorso formativo ed informativo. Centrando l’obiettivo proprio sul tema successorio. “Infatti – aggiunge l’esperto – sia che si partecipi in qualità di erede, sia che si abbia la necessità di programmare il passaggio delle proprie ricchezze, è necessario conoscere quali siano le principali disposizioni in tema di successioni. La programmazione del trapasso generazionale della ricchezza rappresenta una parte importante della pianificazione finanziaria e necessità di un’analisi personalizzata che abbracci anche competenze di natura giuridica”.
Nel testo si individuano tre eredità: genetica, morale e patrimoniale (intesa come l’eredità del patrimonio ereditario di una persona fisica, che passa nella titolarità giuridica di un altro soggetto per successione in caso di morte)
Pochi decenni fa’, annota Tiozzo, la famiglia era patriarcale ed estesa: nella stessa casa vivevano genitori, figli (non meno di tre), nonni, zii. Gli uomini erano addetti al lavoro alla gestione del denaro e alle decisioni da prendere. Le donne dovevano occuparsi dalla casa e dei figli. La nostra tradizione italiana, contrariamente a quanto succede nel resto del mondo, non ha mai spinto alla riflessione nel pianificare la successione. Secondo un indagine GFK Eurisko, solo l’ 8% ha fatto testamento, mentre il restante 92% trascura questa possibilità abbandonando alla normativa il difficile compito di risolvere le delicate e quasi sempre personalissime questioni di famiglia.
Alla base di questa “non scelta”, ci sono barriere psicologiche e culturali ma anche un evidente gap di informazione. La propensione bassa al testamento degli italiani è di gran lunga inferiore a quella di altri paesi: in Gran Bretagna la propensione si attesta intorno all’8%, negli USA al 50%. “La giustizia, non a caso, è rappresentata da una donna bendata che ha in una mano la bilancia e nell’altra la spada a significare che è uguale per tutti. Purtroppo, però, i nostri figli non sono tutti uguali, non hanno tutti le stesse necessità; ognuno ha i propri progetti e ciascuno proprie esigenze. Tener conto di queste specificità e cercare di gestirle anticipando gli eventi permetterebbe ai genitori di ottimizzare il patrimonio evitando antieconomiche svendite o eventuali litigi e dissapori in famiglia dopo la loro dipartita. Significherebbe conservare meglio e più a lungo quanto si è conquistato lasciando qualcosa che
duri nel tempo”. Così, la pianificazione successoria diventerebbe un gesto di grande responsabilità ed attenzione nei confronti dei propri cari. Decidere prima vuol dire impedire ingiustizie, evitando squilibri che la normativa, necessariamente generica e non sempre al passo con i tempi, potrebbe provocare.
Questo ieri. Oggi, le famiglie sono cambiate tanto che l’elenco di classificazione è diventato molto composito: tradizionale (genitori e mediamente 1 o 2 figli); monogenitoriale (un solo genitore e almeno un figlio); lunghe (con figli in età adulta ancora alle dipendenze dei genitori); allargate (composte dall’unione di due genitori divorziati con figli in comune e non); di fatto (i conviventi non sono spostati);omosessuali.
Patrimonio finanziario, eredità si accompagnano sempre con il termine tasse. La questione dell’imposta di successione in Italia è un tema caldo anche se poco percepito. Agli inizi degli anni 2000, ricorda l’autore della guida, l’imposta venne ridotta nel periodo del governo Amato. Nel 2001 venne abolita dal governo Berlusconi e poi nel 2006 fu reintrodotta da Prodi sebbene con aliquote più favorevoli”. Questo è sufficiente per dire che “l’attenzione della parte politica verso questo aspetto è rimasta sempre molto viva nel corso degli anni, tant’è che ripetutamente gli organi di stampa parlano di modifiche alla normativa attualmente in vigore” Infatti, c’è una proposta di legge, la n. 2830, che risale al 20 gennaio 2015 e che fu presentata dai deputati di Sinistra Italiana, che si basava sulla volontà di lasciare delle imposte agevolate per i trasferimenti di valore medio o medio basso a cui si contrappone un rialzo delle aliquote per i trasferimenti di valore più elevato.
Tiozzo analizza le cifre della proposta di legge: la franchigia, che attualmente è di 1 milione di euro, sarebbe ridotta a 500.000 euro e contemporaneamente sarebbe innalzata l’imposizione fiscale dal 4% al 7% per il coniuge e i parenti in linea retta, dal 6% al 8% per i fratelli e le sorelle, dal 6% al 10% su tutto il valore ereditato per i parenti fino al IV° grado e affini in linea retta e dall’8% al 15% su tutto il patrimonio ereditato da altri soggetti. Inoltre un comma aggiuntivo della proposta prevede che per i trasferimenti di beni di valore superiore ai 5 milioni di euro le aliquote vengano triplicate: coniuge e figli 7% – 21%; fratelli e sorelle 8% – 24%, parenti fino al 4° e affini in linea retta 10% – 30%, tutti gli altri eredi 15% – 45%
Le stesse modifiche riguardano l’imposizione fiscale sulle donazioni.
In altri Paesi europei, le soglie di esenzione sono molto più basse e nello stesso tempo le aliquote molto più elevate. Si stima che una riforma della tassazione in Italia garantirebbe all’Erario un gettito di 10 miliardi di euro.
Con questi presupposti, l’autore si domanda: per quanto tempo ancora l’Italia potrà permettersi di non mettere mano alla revisione delle aliquote in caso di successione?
Sebbene ci siano segnali di ripresa economica a livello globale, la crescita in Italia continua a stagnare e anche il Pil (Prodotto Interno Lordo) rispetto agli altri paesi europei cresce ad un ritmo più lento. Di converso continua a crescere lo stock di debito pubblico. L’Italia sta beneficiando della politica monetaria espansiva della Bce. Il Q.E. (Quantitative Easing), “ma quando finirà il sostegno al debito pubblico garantito dalla Bce, il costo del debito sarà destinato a salire con effetti negativi sul precario bilancio statale. Altra domanda: lo Stato dove potrà “pescare” le risorse necessarie?
Commento sarcastico ma, purtroppo concreto: “Rispetto agli altri paesi, in tema di successioni, siamo un Paradiso Fiscale. Volendo scherzarci sopra si potrebbe dire che morire in Italia conviene ancora, ma forse non per molto.”
Per avvalorare l’impianto della guida, Tiozzo richiama anche fatti di cronaca che hanno coinvolto personaggi noti che non hanno saputo difendersi dai “parenti serpenti”. E’ il caso di Lucio Dalla e Luciano Pavarotti. Il primo, non ha stipulato alcun testamento, scatenando il caos sin merito alla spartizione dei suoi averi. Cosa avrebbe dovuto fare? “In assenza di eredi legittimi, come coniuge, figli e genitori – spiaga Tiozzo – sarebbe stato sufficiente un testamento olografo cui si nominava come unico erede il convivente del cantante, così da lasciare a lui l’intero suo patrimonio, e inoltre stipulare un contratto assicurativo, sempre col compagno beneficiario, per la parte finanziaria al fine di fargli risparmiare l’8% di tasse di successione”.
Caso antitetico, ma ugualmente significativo, quello legato a Pavarotti. Malgrado il tenore abbia redatto non uno, ma ben tre testamenti nell’arco della sua vita, si è scatenata una vera e propria battaglia per accaparrarsi il suo patrimonio, tra le figlie nate dal primo matrimonio e la seconda moglie. Come si sarebbe potuto uscire dal vortice legale? Suggerisce Fabio Tiozzo. “In presenza di volontà testamentarie anteriori è opportuno, sempre nell’ipotesi che il testatore voglia con il redigendo testamento disciplinare tutti gli aspetti della propria successione, revocare le precedenti disposizioni testamentarie. La revocazione delle precedenti disposizioni testamentarie è consigliabile al fine di evitare dubbi interpretativi sulle proprie volontà, facendo quindi operare le disposizioni di legge previste agli articoli 679 e seguenti del codice civile”. La bibliografia è lunga: Pietro Mennea, Oriana Fallaci, Pino Daniele.
Il mondo dell’impresa non è da meno: nell’e-book si analizzano i casi delle famiglie Agnelli, De Benedetti, Benetton, Boroli-Drago, Brunello Cucinelli, Berlusconi, Del Vecchio, Berlucchi, Caprotti, Armani. E si mettono a paragone la legislazione italiana con quella degli altri Paesi Ue e con le direttive europee.
Nel settore dell’impresa, non si tratta solo di un passaggio di quote o di cariche, ma è il trasferimento del know how aziendale, delle conoscenze e delle competenze manageriali di gestione d’azienda. Il processo di successione ha l’obiettivo di garantire la continuità dell’azienda, prepara l’inserimento della nuova generazione e permette di conoscere e pianificare lo sviluppo aziendale, tramite l’osservazione e l’analisi approfondita dei punti di forza e di debolezza dell’impresa. Occorre sottolineare, sottolinea Tiozzo, che la cattiva o inesistente gestione della successione, è una delle principali cause di mortalità dell’azienda.
Nei prossimi anni questo passaggio dovrà essere affrontato dal 50% delle aziende italiane e diventerà ancora più problematico in considerazione di alcune caratteristiche delle piccole e medie industrie, quali la struttura dimensionale organizzativa e la marcata connotazione familiare. Anche qui le statistiche vanno in soccorso dell’analisi. Basta scorrere i dati elaborati da Unioncamere riferiti al passaggio generazionale. In Italia sono circa 5 milioni gli imprenditori iscritti ai registri delle Camere di Commercio, il cui assetto di base è al 93% di tipo familiare, contro una media europea del 50%. Di questi il 43% supera i 60 anni e il numero di imprese che nei prossimi 10 anni dovranno affrontare il problema risulta essere il 40% del totale, mentre gli imprenditori che manifestano l’intenzione di lasciare l’azienda ad un familiare è nell’ordine del 68%. Solo il 20% delle imprese arriva alla terza generazione; la parte restante è capace solo di passare il testimone, in qualche modo, da padre a figlio, ma non da nonno a nipote. Oltre il 95% delle aziende italiane si caratterizza, sul piano dell’impiego medio, per un organico inferiore ai dieci addetti. Dalle statistiche si rileva che il 10% dei fallimenti annui delle aziende è derivante dalla mancata pianificazione e gestione del passaggio generazionale. Due aziende su tre scompaiono entro 5 anni dal passaggio dalla prima alla seconda generazione. Per il 30% delle aziende il processo di ricambio generazionale coincide con la fine della realtà aziendale.
Passaggio generazionale, sembra facile. Ma è sufficiente trovarsi nella necessità di metterlo in pratica per capire che anche qui la giungla burocratica nasconde brutte sorprese. Meglio attrezzarsi prima.
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