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Pipistrelli, principi della notte, alle prese con parti e pargoli

di Carlotta Fassina*

Caro Sciliar,

oggi ti parlo di pipistrelli, animali che tu vedi qualche volta all’imbrunire, ma che senti abbastanza bene. Ci tengo a specificare “abbastanza” perché, anche se hai un udito capace di captare gli ultrasuoni fino ai 40.000 Hertz (l’uomo arriva a 18-20.000 Hertz, quindi non percepisce ultrasuoni), molti pipistrelli comunicano al di sopra di questa soglia, a frequenze che possono arrivare fino ad oltre 100.000 Hertz (o 100 kHz) ma che sono destinate ad essere assorbite molto dall’atmosfera e quindi ad andare meno lontano delle frequenze più basse.  Il fascino dei pipistrelli europei sta in fondo proprio lì, nell’appartenere a una dimensione sfuggente, a quel buio che tanto ha intimorito l’uomo e che loro invece riescono a dominare, pur essendo creature al massimo di poche decine di grammi. Ci sono una trentina di specie diverse di chirotteri insettivori in Europa, i quali popolano le pianure, le isole mediterranee e quelle nordiche, la montagna e la collina, riuscendo a trovare rifugio nelle intercapedini dei muri dei manufatti, nei soffitti delle cattedrali, nelle grotte e nella cavità degli alberi. Diverse specie e diversi adattamenti finalizzati alla cattura di numerose specie d’insetti, al volo e alle condizioni ambientali. C’è così tanto da dire sulla loro biologia che generalizzare non è facile, occorrerebbe entrare nel dettaglio delle singole specie.

Tema straordinario di cui magari ti racconterò un’altra volta, per ora preferisco interessare i nostri lettori a quello che sta capitando in questi giorni, ovvero la nascita e l’allevamento da parte delle femmine dei loro piccoli.

I parti hanno luogo a fine primavera, inizio estate (a seconda delle specie e dell’andamento climatico), in rifugi scelti con cura dalle femmine in modo che siano abbastanza caldi da consentire ai loro piccoli, che nascono nudi e ciechi, di restare alla giusta temperatura anche quando loro sono impegnate nei voli di alimentazione. Nonostante il peso alla nascita possa essere di pochissimi grammi e la dimensione quella di una falange, il parto è un evento molto impegnativo perché comunque il neonato ha un peso che può essere fino al 35-40% di quello della madre, un’enormità rispetto alla specie umana!

Finché riescono, ovvero finché appunto il peso lo consente, le femmine di molte specie portano con sé i loro nati durante le attività di caccia, ma quando non è più possibile li lasciano al sicuro entro il rifugio condiviso con alcune o tantissime altre famiglie della stessa specie, o in qualche caso di specie differenti. I maschi, che non sono monogami, non partecipano alle cure parentali e se ne stanno di solito alla larga da “energumene” che possono essere di stazza ben maggiore alla loro.

È un po’ come se i pipistrellini si trovassero in un grande asilo (il termine tecnico è nursery) in cui stanno vicini tra loro per tenersi caldi ed emettono gridolini di contatto, udibili anche al nostro orecchio. Entro la comunità si creano, fin dai primi giorni di vita, rapporti d’amicizia tra gli individui che passano più tempo assieme e che da adulti frequenteranno più facilmente gli stessi rifugi e luoghi di caccia.

Se si tratta di pipistrelli di grotta, le mamme scelgono le cavità più calde, che sono di solito nell’oscurità totale o quasi; un’eccezione sono per esempio i forti militari, più illuminati dalla luce naturale. La frequentazione delle grotte da parte di speleologi o di turisti può mettere in forte allarme le genitrici che rischiano di perdere i loro piccoli durante i voli e le operazioni di fuga. Anche se tenteranno di recuperarli persino a terra, quando caduti, non è detto che vi riescano e, in questo caso, essi saranno così condannati a morte certa. Fondamentale è quindi rispettare la tutela che anche la legge comunitaria ha imposto per le cavità di allevamento della prole.

 Nel caso degli edifici urbani sono privilegiate le facciate su cui batte di più il sole, a condizione ovviamente che ci siano fessure che consentano il passaggio a cavità più o meno ampie in cui la colonia possa crescere in tranquillità. Alcune specie piccole e comuni in città, come il pipistrello albolimbato e il pipistrello di Savi, occupano piccoli anfratti, altre come gli orecchioni e i rinolofi spazi più ampi. Sai Sciliar, lo scorso anno il primo piccolo di orecchione alpino (Plecotus macrobullaris) scoperto nella pianura veneta, è caduto dal soffitto di una chiesa durante la messa domenicale. Per fortuna a raccoglierlo e a consegnarmelo per le cure fu una mia collega naturalista.

Non tutti hanno una grande tolleranza nei confronti dei chirotteri, un po’ per una paura istintiva dovuta a pregiudizio o non conoscenza, un po’ perché la convivenza può comportare qualche piccolo disagio, soprattutto se la cavità prescelta per l’allevamento dei piccoli coincide con un condominio urbano. Se da una parte ci sono persone motivate che anno per anno sono abituate a ospitare un loro “asilo per pipistrelli” nei soffitti delle loro terrazze o nelle fessure sotto alle grondaie, dall’altra lo sporco rappresentato dalle feci a terra o la sola presenza degli adulti in uscita la sera costituisce una fonte di fastidio che qualche volta sfocia in azioni eticamente riprovevoli, oltre che illegali.

La presenza delle colonie di femmine e piccoli ha di solito durata limitata perché questi ultimi hanno un accrescimento abbastanza veloce e in poco più di un mese sono pronti al volo.

In questo momento, quando i piccoli imparano a emettere ultrasuoni e a riconoscere attraverso di essi gli ostacoli, può anche capitare che alcuni, per errore, entrino nelle stanze in cui le finestre siano aperte. Basterà allora lasciarli tranquilli, chiudere le porte e spegnere le luci e attendere che la richiesta d’aiuto dei maldestri volatori induca le vigili madri a intervenire per indicare loro la via d’uscita.

L’abbandono del rifugio avviene entro l’estate o l’inizio dell’autunno, momento in cui maschi e femmine s’incontrano nuovamente e inizia la stagione degli amori. Quegli stessi spazi che per la loro temperatura mite erano stati scelti dalle madri, sono così sostituiti da ripari più freschi in cui è possibile andare in uno stato di torpore giornaliero da riposo, più conveniente al risparmio energetico.

Se nei primi giorni d’estate dovesse capitare di trovare un piccolo di pipistrello al di sotto dell’ingresso della colonia, la prima cosa da tentare è senz’altro quella di prenderlo con cura con un guanto leggero o uno piccolo panno e posizionarlo più vicino possibile all’accesso, nella speranza che torni spontaneamente a casa o che la madre riesca a prenderlo. Occorre invece maneggiare eventuali giovani e adulti di chirotteri in difficoltà, come in generale il resto della fauna selvatica, con dei guanti adatti a evitare morsicature (situazione rara ma non da escludersi in condizioni di stress, forte paura e sofferenza).

Per tutti i dubbi e per curiosità sulla biologia delle specie italiane, si può consultare il sito del GIRC, Gruppo Italiano Ricerca Chirotteri, alla pagina dedicata . Fondamentale è non fidarsi di quanto scritto in internet dai non esperti, non improvvisare cure o alimenti vari (niente latte vaccino, frutta o altro alimento improprio) e rivolgersi prima possibile a un centro di recupero autorizzato.

Molte specie di chirotteri sono in calo in tutta Europa a causa soprattutto della forte diminuzione degli insetti per i pesticidi agricoli e a causa del sempre più diffuso disturbo alle colonie; è quindi molto importante proteggerli. La notte, senza di loro, farebbe ancora più paura.


carlotta-fassina*Scienze Naturali

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