Marcato scrive a Di Maio:
di Giorgio Gasco*
Chiusura per festività dei grandi magazzini, dei supermercati e dei negozi in genere. Il Veneto non intende cedere, Soprattutto dopo che Luigi Di Maio, il pentastellato vicepresidente del Consiglio di ministri e ministro del Lavoro ha deciso di prendere di petto la questione: “Basta lavoro domenicale e nei giorni festivi”. Una volontà che in Veneto trova facile supporto e condivisione. Tanto che Roberto Marcato, leghista, assessore allo sviluppo economico e al commercio, riprende, con il supporto di una sponda governative, una battaglia che da qualche anno la regione sta combattendo per mettere fine a questa nuova “moda”. L’assessore ha preso carta e penna per scrivere al ministro chiedendogli un incontro a Roma.
“E’ una battaglia che ho intrapreso da tempo – ricorda Marcato – insieme alle organizzazioni di categoria del settore, le organizzazioni sindacali, i comitati e i movimenti come “Domenica No Grazie” Veneto. Ho chiesto quindi un incontro al ministro per condividere questa posizione di civiltà per il ripristino delle chiusure festive e domenicali, ma anche per allargare il confronto a temi di particolare rilievo per il Veneto e rappresentare le esigenze dei tanti imprenditori che hanno saputo in questi anni di crisi profonda reagire con orgoglio e determinazione tanto da portare il Veneto ai primi posti in termini di Pil e di tasso di disoccupazione. E’ imprescindibile il rapporto con il governo per supportare con le migliori strategie il consolidamento e l’ulteriore crescita della nostra economia”.
Sul problema specifico della liberalizzazione selvaggia degli orari di vendita e dei giorni di apertura domenicale e festiva degli esercizi commerciali, “competenza di cui le Regioni sono state espropriate”, l’assessore ricorda a Di Maio che sin dall’inizio dell’anno scorso il Veneto ha costituito un Tavolo Etico con tutti i soggetti pubblici e privati interessati e con la partecipazione anche dei parlamentari veneti, che hanno sostenuto con forza l’iniziativa di disciplinare la materia”. Un’azione che si è concretizzata attraverso la presentazione, da parte del Consiglio regionale, di una proposta di legge statale finalizzata a reintrodurre l’obbligo della chiusura dei negozi e dei centri commerciali in occasione delle più importanti festività laiche e religiose.
Da molto tempo Marcato dice che occorre tornare a prima del 2011, quando il decreto Monti liberalizzò il settore, è fondamentale. Prima di quella data le Regioni avevano il compito di stabilire il numero delle domeniche aperte e nella definizione dei calendari si teneva conto anche della vocazione turistica della località. Ricorda l’assessore: “Allora c’era una sorta di equilibrio, ma ora è saltato tutto e in peggio. La liberalizzazione non ha comportato quel generale aumento della produttività, dei fatturati e della competitività delle imprese sperato”. Anzi, con cifre alla mano il leghista annota comenNei 3 anni dopo l’entrata in vigore della liberalizzazione (2012-2015) si sono registrate 74mila chiusure di piccole e medie imprese commerciali, mentre c’è stato un spostamento del 3,3% delle quote di mercato dagli esercizi commerciali minori agli esercizi della grande distribuzione; si è determinata una diversa modulazione della spesa delle famiglie, concentrata nei week-end in cui la grande distribuzione, a differenza delle altre tipologie di esercizi commerciali, è in grado di sostenere i maggiori costi derivanti dalle aperture domenicali continuative, ma con turni di lavoro assurdi per il personale dipendente. E’ un tormentone che Marcato ripete da anni, sostenendo a più riprese la battaglia delle dipendenti-commesse per la domenica a casa, in famiglia. Un primo segnale concreto la Regione Veneto lo ha dato con l’approvazione da parte della Giunta guidata da Luca Zaia, di una delibera che di fatto è una proposta di legge statale da trasmettere al Parlamento. Il testo prevede la chiusura obbligatoria il 1º gennaio, il 6 gennaio, il 25 aprile, la domenica di Pasqua, il lunedì dopo Pasqua, il 1º maggio, il 2 giugno, il 15 agosto, il 1º novembre, l’8 dicembre, il 25 dicembre e il 26 dicembre, e prevede anche sanzioni pecuniarie (da 2 mila a 12 mila euro) in caso di inosservanza dell’obbligo e la chiusura dell’esercizio commerciale fino a 20 giorni in caso di recidiva.
Pronto è stato il sostegno dei sindacati e delle categorie. «Non possiamo che sostenere la proposta di Marcato –ha commentato a suo tempo Maurizia Rizzo, della Cisl veneta – Le festività vanno trascorse in famiglia. Serve anche una politica che valorizzi il ruolo dei negozi di prossimità». Sulla stessa linea anche la Cgil con Margherita Grigolato: «La liberalizzazione ha mandato all’aria una situazione che in Veneto era ottimale: erano autorizzate 16 domeniche su 52. Si stava pensando ad arrivare a 20 visto che in Friuli si viaggiava sulle 24 all’anno. Così proprio non va bene». Erika Stefani, quando ancora non era ancora ministro per gli Affari Regionali, ha annunciato la presentazione ”immediata” di un disegno di legge come improntato da Marcato per porre dei limiti alle aperture». Disco verde è arrivato anche da Confcommercio Veneto: «Condividiamo l’iniziativa della Regione – commentava il presidente Massimo Zanon – Le aperture 7 giorni su 7 non portano ad aumenti di fatturato, ma hanno decretato la fine di molte attività con conseguenti posti di lavoro”.
*Giornalista