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Il nuovo museo di Aquileia: sorpresa, la città romana brulicava di immigrati

di Maurizio Cerruti*

Ci vuole un bello sforzo di immaginazione per farsi un’idea di come doveva essere Aquileia al tempo dei Romani: quella che oggi è una quieta e linda cittadina friulana di tremila abitanti circondata da distese di campi coltivati, quasi duemila anni fa era una importante metropoli portuale, crocevia fondamentale dei traffici tra la penisola italica, il Mediterraneo, l’Illiria (oggi Balcani) e il Noricum (l’Oltralpe).

Una città ricca e – diremmo oggi – multietnica, brulicante di genti di ogni razza e provenienza – egizi, assiri, greci, giudei – che affollavano i quartieri popolari a nord del porto e che, oltre che in latino, parlavano tra di loro le proprie lingue d’origine.

UN PORTO RICCO. Ad Aquileia potevi comprare merci esotiche, cibi raffinati d’importazione – come il garrum, salsa di pesce allora apprezzatissima quanto vomitevole per noi moderni – pregevoli manufatti di vetro, bronzo, marmo, terracotta, gioielli e utensili di altissima qualità arrivati via mare o prodotti in loco da artigiani immigrati. La città era anche un importantissimo presidio militare: prima per l’espansione di Roma verso est e nord, poi per le lotte politiche interne all’impero e alla fine come estremo baluardo difensivo del cuore della civiltà romana d’Occidente. Nel corso dell’era moderna, dai campi sono riemerse moltissime tracce dello splendido passato di una realtà urbana cancellata dalle invasioni barbariche e quasi dimenticata dopo essere cresciuta e aver prosperato per centinaia d’anni dalla fondazione, nel 181 avanti Cristo, all’alto medioevo. Simbolo stesso della fine dell’antica Aquileia fu il sacco compiuto dagli unni di Attila nel 452.

TESORI NEI CAMPI. Busti, statue, fregi, colonne, decorazioni murarie, mosaici, anfore, lucerne, vasellame e altri oggetti di uso comune dissepolti per caso, hanno alimentato le prime raccolte d’arte antica nei palazzi di ricchi e colti collezionisti rinascimentali. Per fortuna non tutto è andato disperso: nella prima metà del Settecento uno studioso locale, Giandomenico Bertoli, ha acquistato e catalogato in tre volumi il nucleo di quello che sarebbe diventato uno dei più importanti musei d’arte romana del mondo: il Museo archeologico nazionale di Aquileia. Nato nel 1873 come museo urbano e “nazionalizzato” nel 1882 dal governo imperial-regio asburgico, il museo di Aquileia nella sede originaria di villa Cassis Faraone sta vivendo oggi una nuova stagione, dopo l’ampio restauro durato due anni al costo di 4 milioni e mezzo, che ha rinnovato e arricchito ulteriormente il percorso espositivo anche col sostegno economico di aziende ed enti privati.

thumbnail_aquileia 1Fregio in bronzo col profilo del dio del vento

TURISMO & CULTURA. Il progetto prevede in futuro la valorizzazione dei magazzini e un miglior utilizzo degli spazi verdi dove sotto i porticati si affastella un’immensa e disordinata collezione di fregi , urne, lapidi, cinerari; il tutto per favorire le mostre temporanee – che oggi vanno per la maggiore – e le attività educative coinvolgendo bambini e famiglie, oltre ad un incremento dell’offerta di servizi per il turismo culturale. All’inaugurazione hanno partecipato il 3 agosto 2018 il nuovo ministro della Cultura Alberto Bonisoli, l’assessore regionale alla Cultura Tiziana Gibelli, il sindaco di Aquileia Gabriele Spanghero, il presidente della Fondazione Aquileia Antonio Zanardi Landi, il direttore del polo museale friulano Luca Caburlotto e la direttrice del museo aquileiano Marta Novello.

FACCE ROMANE. Il nuovo percorso espositivo, superando la classica classificazione archeologica dei reperti tipo per tipo, cerca di far entrare il visitatore nella vita della città antica e dei suoi abitanti; le sale sono come capitoli di un libro aperto sull’economia – commercio, portualità, agricoltura – la vita sociale, il rapporto col territorio circostante e col mondo romano, l’arte e l’artigianato, lo sport, l’edilizia, l’esercito, le religioni (la città, dallo spiccato multiculturalismo, fu tra le più aperte alla diffusione del cristianesimo), il culto dei defunti. Particolarmente suggestivi sono i gruppi di teste di marmo di persone comuni – per lo più provenienti da corredi funerari – che a metà di ogni scala accompagnano il visitatore in un gioco di sguardi e di chiaroscuri: l’occasione di farsi un selfie con i volti uomini e di donne immortalati venti secoli fa nella pietra o nella ceramica è irrresistibile: provare per credere. Completamente rinnovata, anche grazie al mecenatismo della Fondazione Friuli, la raccolta di scultura: dal monumentale ciclo imperiale di età giulio-claudia ai ritratti che sono appunto uno dei pezzi forti del percorso.

PEZZI FORTI. Tra i capolavori assoluti del museo ci sono, come sempre, i mosaici tra cui il meraviglioso fiocco con tralci di vite e il frammento di pavimento di una villa con la rappresentazione dei resti di un banchetto; fra i decori colpisce il bassorilievo in bronzo del profilo del dio del vento; nella statuaria l’Augusto togato e i medaglioni degli dei che ornavano il foro; e nell’oggettistica spiccano le realizzazioni in vetro (di evidente rimando a Murano) o in ambra, alabastro, argento e oro, ceramica. Le molte iscrizioni tradotte in italiano e inglese nelle didascalie, consentono una migliore comprensione della complessa e vivace società aquileiana: ricchi terrieri e mercanti, artigiani e operai, schiavi, immigrati. Fuori del museo, oltre all’area archeologica della basilica romanica coi suoi straordinari mosaici, la riva dell’antico porto fluviale, il sepolcreto romano e il colonnato del foro, si vedono emergere qua e là tra i campi aree di scavo cintate e protette da teli, con resti di muri e di fondamenta. Sotto la città c’è insomma un tesoro ancora in gran parte da svelare che giustifica pienamente l’iscrizione di Aquileia, già vent’anni fa, al Patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco.

thumbnail_aquileia imperatore        Statua di Augusto togato

INFO VISITE. Il Museo archeologico nazionale si trova nella villa Cassis Faraone, via Roma 1 ad Aquileia. E’ aperto tutti i giorni ore 8,30-19.30 escluso il lunedì. Ingresso: 7 euro; per ridotti, gratuiti e visite guidate www.museoarcheologicoaquileia.beniculturali.it; oppure tel. 0431 91016.

Foto di apertura “Fregio in bronzo col profilo del dio del vento”


thumbnail_M-Cerruti-3*Giornalista

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