di Stefano Chiaramonte*
Come ogni anno, puntuale, è in arrivo l’influenza e, con essa, la solita problematica della vaccinazione antiinfluenzale. L’articolo 32 della Costituzione Italiana sancisce: “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. In quest’ottica, le vaccinazioni vanno considerate uno degli interventi più efficaci e sicuri di prevenzione primaria in sanità pubblica.
L’obiettivo dei programmi di prevenzione vaccinale è duplice: conferire uno stato di protezione ai soggetti sani che, per età, ambiente, condizioni di salute, occupazionali o comportamentali, sono esposti al rischio di contrarre determinate infezioni e quello di ottenere la riduzione o l’eradicazione di alcune malattie infettive per le quali non esiste una terapia efficace.
Le vaccinazioni proteggono da molte malattie infettive che rappresentano un pericolo perché non hanno un trattamento specifico e l’unico intervento efficace è la prevenzione primaria, sono gravi e i trattamenti disponibili non sempre efficaci specie se iniziati in ritardo, sono erroneamente ritenute poco pericolose, mentre possono dare complicazioni gravi in determinati sottogruppi della popolazione e, in caso di riduzione delle coperture vaccinali, possono esplodere in forma epidemica.
I vaccini stimolano una risposta del sistema immunitario (immunizzazione attiva) mediante l’esposizione a una piccolissima quantità di agenti infettivi che, simulando l’infezione naturale pur senza provocare malattia, attivano tutti i meccanismi di difesa.
Vi sono tre differenti preparazioni farmaceutiche.
I vaccini con agenti vivi attenuati che derivano da una modifica dell’agente patogeno, ottenuta in laboratorio, solitamente attraverso passaggi su vari terreni di coltura, che mantiene la capacità di replicarsi e di evocare la risposta immunitaria, ma non quella di causare la malattia.
I vaccini con virus inattivati che sono sottoposti a procedimenti chimici o termici di inattivazione. Possono essere composti dagli agenti interi o da loro parti. Richiedono la somministrazione di più dosi, la prima delle quali non evoca risposta immunitaria.
I vaccini ricombinanti che sono prodotti con tecniche di ingegneria genetica.
Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad un ampio e talvolta molto acceso dibattito circa tipologia, tempistica, obbligatorietà, candidabilità, protezione di gregge, sicurezza. Non vi è nulla di nuovo da aggiungere. Vale però la pena di sottolineare che tutti gli Organismi titolati, Organizzazione Mondiale della Sanità, Istituto Superiore di Sanità, Federazione degli Ordini dei Medici e le principali Società Scientifiche hanno ribadito che i rischi associati alle malattie prevenibili con le vaccinazioni sono di gran lunga superiori a quelli derivanti dal ricevere i vaccini.
In particolare, la vaccinazione antinfluenzale è fortemente raccomandata nei soggetti di età superiore a 65 anni che possono essere particolarmente esposti ad una vasta gamma di complicanze. Parliamo di una popolazione di persone spesso già affetta da altre patologie croniche e parliamo di eventi patologici fra loro concatenati, partendo dalle problematiche broncopolmonari, talora gravi che possono innescare in sequenza necessità di allettamento prolungato, immobilizzazione, flebotrombosi profonde, scompenso cardiocircolatorio, disidratazione, difficoltà di alimentazione. Da un evento iniziale si può arrivare fino alla morte.
La raccomandazione vaccinale vale anche per i soggetti di età inferiore ai 65 anni, quando presenti comorbidità o concomitanti patologie croniche debilitanti.
L’influenza comporta problemi assistenziali importanti, difficili da gestire per tante famiglie, specie per anziani che vivono soli o in condizioni disagiate. Ne deriva un aumento dell’ospedalizzazione ed una marcata espansione della spesa sanitaria. E’ stato calcolato che, in Italia, la vaccinazione di tutti i cittadini di 50-64 anni comporterebbe un investimento di circa 70 milioni di euro ed un risparmio per il Sistema Sanitario Nazionale di circa 700 milioni di euro, con un rapporto costo/beneficio di 1 a 10.
In quest’ottica è importante allargare la copertura vaccinale al più ampio numero di persone per ottenere la cosiddetta immunità di gregge ed assicurare protezione anche ai soggetti che non possono essere vaccinati. In un ambito più ristretto, è opportuno vaccinare tutti i conviventi dei soggetti più “fragili” per contrastare la circolazione del virus nell’ambiente famigliare.
I vaccini possono essere considerati tra i prodotti farmaceutici più controllati e sicuri con programmi di sorveglianza rigorosi messi in atto dalle Autorità di controllo nazionale (AIFA) o europea (EMA).
Dai dati di vaccinovigilanza emerge chiaramente che la maggior parte degli eventi avversi sono lievi: dolore, rossore e gonfiore nella zona di iniezione, rialzo della temperatura corporea, che di solito non supera i 38°C e quasi sempre hanno risoluzione spontanea.
Purtroppo, le persone hanno, nei confronti delle vaccinazioni, una percezione aumentata del rischio. Dalle indagini epidemiologiche risulta un’evenienza di reazioni allergiche gravi pari a 0.7 episodi ogni 1.000.000 di dosi. I rischi di reazioni avverse sono ancor più modesti se si confrontano con altri rischi della vita reale o associati ad interventi medici.
Possiamo concludere che le persone temono cose che non sono in realtà pericolose e non ne temono, invece, altre che potrebbero avere conseguenze molto drammatiche.
* Nefrologo