di Giorgio Gasco*
Un costante aumento dei procedimenti giudiziari penali e civili, passati dagli 8.505 del 2015 ai 10.909 del 2017, con un picco di 11.283 nel 2016. Per contro, i procedimenti conclusi restano costanti nei tre anni considerati: 10.149 nel 2015, 10.524 nel 2016 e 10.565 nel 2017. Il dossier preparato dalla Cgia di Mestre è realista quanto preoccupante.
Dopo aver letto tabelle e relazione, la “sentenza” è pesante: è emergenza organici nella giustizia in Veneto. Un dato in più per rimarcare l’emergenza: la Corte d’Appello di Venezia e la sua Procura Generale sono ultime in classifica, o quasi, in Italia per dotazione di magistrati rispetto agli indicatori che segnalano il bisogno di giustizia di un territorio. E ancora: i giudizi pendenti a fine 2017 erano 26.964 (529 per ogni magistrato in attività contro una media nazionale di 439) e nel caso non ne arrivasse altri, per smaltire il volume di procedimenti pendenti occorrerebbero più di due anni e mezzo di lavoro dei 51 magistrati oggi in servizio.
Una crisi evidente dell’organizzazione della giustizia nel Veneto, per la prima volta raccontata con dati e paragoni dalla Cgia di Mestre. Il dossier è stato presentato nella sede della Giunta regionale dal governatore Luca Zaia, dal Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Venezia, Antonio Mura, dal presidente della Corte d’Appello di Venezia, Ines Marini, dal segretario della Cgia Renato Mason.
Lo studio elenca i dati degli organici, dei giudizi pendenti e di quelli sopravvenuti mettendoli a confronto, è questa la novità di indagini del genere, con le necessità di giustizia espressa dalla realtà sociale ed economica del Veneto. Ne emerge una situazione preoccupante: in termini di magistrati di Corte d’Appello, il Veneto può contare solo sul 4% del totale in Italia, che diventa il 4,2% per quanto riguarda la Procura Generale, ma questi devono occuparsi del 7,9% della popolazione italiana, dell’8,3% delle imprese, del 9,2% degli occupati, del 9,3% del valore aggiunto, del 13,7% dell’export, del 16,4% di presenze turistiche.
“Da anni, anche in segno di rispetto e considerazione verso la magistratura – ha commentato Zaia – partecipo all’inaugurazione dell’anno giudiziario di fine gennaio. Ascoltando gli allarmi che si sono susseguiti, ho pensato fosse necessario affrontare la questione con la sistematicità e la scientificità di uno studio organico. In estate ne ho parlato con la Cgia, e oggi abbiamo un dossier praticamente unico in Italia, che invierò singolarmente al presidente degl Consiglio dei Ministri, al ministro di Grazia e Giustizia, al governo, al Parlamento e a tutti gli stakeholders perché, da basi solide come questa, si possa avviare un cammino di riequilibrio della situazione, che non è più sostenibile”. Nuova dichiarazione di guerra a Roma. Il governatore stoppa qualunque ipotesi di “piagnisteo” e di “lamentopoli”, mettendo in chiaro che in Veneto c’è molta preoccupazione “perché la richiesta di giustizia che viene dalla società civile è alta, e non può prescindere dai mezzi messi a disposizione per dare risposte”. E se non si interviene in modo rapido a rimetterci saranno “la giustizia in senso lato, ma anche la competitività del sistema economico e delle imprese, che hanno bisogno di risposte celeri ai loro contenziosi, al punto che uno dei freni all’arrivo di investitori esteri è proprio la lentezza in questo ambito”. E nel caso la segnalazione non avesse seguito nei palazzi romani, non resta che confidare sulla possibilità che la gestione dell’organizzazione delle Giustizia venga trasferita al Veneto come una delle 23 materie richieste per l’autonomia? Zaia non ha dubbi e mette in guardia i naviganti al governo: “I padri dell’autonomia dicono che il federalismo è centripeto e il centralismo è centrifugo, quindi se non si vuole che Italia si spacchi bisogna dare risposta ai territori, soprattutto quello Veneto che ha un gettito di 150 miliardi di Pil all’anno. E a Roma sanno quanto conta il nostro territorio”. Una frecciata del governatore scoccata verso Roma rispondendo alla domanda sull’evidente divario, in Veneto, tra il brillante valore dell’export e la situazione della giustizia. “La nostra colpa – risponde il leghista – è quella di essere i primi classe e quando ci sono i primi della classe c’è la tendenza ad occuparsi di più dei meno bravi dimenticando gli altri. E finisce che ti dimentichi di un territorio unico come il Veneto che ha bisogno di magistrati e di autonomia”.
Da parte loro, Marini e Mura hanno apprezzato la collaborazione proposta dalla Regione e il lavoro realizzato dalla Cgia, e il fatto che istituzioni e società civile si facciano interpreti del problema giustizia, che interessa l’intera collettività. “E’ un modo – ha aggiunto il presidente della Corte d’Appello di Venezia, Ines Marini – per chiedere più considerazione da parte dello Stato su basi scientifiche e inoppugnabili e per poter ottenere il minimo indispensabile per poter competere in produttività giuridica con le sedi italiane più performanti”. Erogare giustizia, ha spiegato Mura, “significa fare gli interessi della collettività, anche rispetto a obbiettivi di sicurezza e di competitività. Mi auguro che questo studio possa essere di aiuto al decisore nazionale che deve concepire e organizzare le corrette dotazioni organiche”.
Tra i dati contenuti dallo studio della Cgia emerge che l’aumento dei giudizi sopravvenuti in Veneto tra il 2015 e il 2017 è stato del 28,3% rispetto alla media nazionale del 15,2%; che la Corte d’Appello di Venezia è ultima in Italia nel rapporto tra numero di magistrati e abitanti (1,1 magistrato ogni 100 mila abitanti contro una media nazionale del 2,1); penultima nel rapporto tra dipendenti amministrativi e cittadini (i 113 addetti sono 2,4 ogni 100 mila contro il 4,9 nazionale); ultima per quanto riguarda i magistrati della Procura Generale (che sono 11 pari allo 0,2 per centomila abitanti, metà della media nazionale); penultima per i casi sopravvenuti (214 per ognuno dei 51 magistrati contro una media nazionale di 190). Tirando le somme, la Cgia dimostra come la Corte di Appello di Venezia avrebbe bisogno di 6 magistrati in più, rispetto agli attuali 51, in presenza di identico rapporto tra i nuovi provvedimenti per numero di magistrati e la media nazionale; analogamente, se la Corte di Appello di Venezia avesse il medesimo rapporto procedimenti pendenti per magistrato come la media nazionale, avrebbe bisogno di 10 magistrati in più di quelli in servizio.
L’emergenza giustizia ora è comprovata.
*Giornalista