Header Ad

Most Viewed

L’alta velocità, i giovani e l’Università: un sogno di ieri

di Corrado Poli*

 Per sostenere l’utilità dei treni ad Alta Velocità (AV), un professore universitario ed ex senatore scrive su Facebook: “Incontro una ragazza sul treno che collega Padova a Bologna. Mi dice che con l’abbonamento Frecce di Trenitalia con soli 200 euro al mese fa la pendolare, mentre vivere a Bologna le costerebbe il doppio”.

Sarebbe una normale chiacchiera come tante se non servisse a sostenere una spesa enorme per la collettività – pagata dalle tasse – e a indirizzare anche con l’autorevolezza della persona l’opinione pubblica a favore di grandi investimenti in treni superveloci e soprattutto del contestato tunnel in Val di Susa. Ora il buon senso (di cui Cartesio diceva che tutti credono erroneamente di esserne dotati in abbondanza) farebbe pensare che si tratti di un’ovvietà. Ma una considerazione più approfondita induce a cambiare non solo la valutazione di ingenti investimenti, ma anche di idee radicate e vecchie. Basti pensare che con Trenitalia si paga il servizio e non la struttura che resta a carico della collettività. Meno intuitivo, ma cruciale, sarebbe la monetizzazione del tempo che uno studente (o un lavoratore) perde in treno per studiare in una città lontana anziché trasferircisi. Abbiamo un numero enorme di studenti (e professori) pendolari che, anziché richiedere sussidi o fare sacrifici per un’abitazione nel luogo in cui studiano, sanno solo chiedere migliori trasporti. Ha senso? Ha senso che la collettività con le tasse paghi grandi infrastrutture che consentono pendolarismi giornalieri di centinaia di chilometri, con conseguente perdita di tempo, energia personale, energia per muovere i mezzi, impatti ambientali? Queste spese pubbliche dirigistiche e di apparente buonsenso tolgono la libertà di scegliere tra opzioni diverse e “costringono” di fatto al pendolarismo! Non sarebbe meglio incoraggiare gli studenti a risiedere presso le università in modo da distaccarsi dalla famiglia, socializzare in ambienti nuovi e applicarsi meglio agli studi? Non è una pena vedere migliaia di studenti viaggiare quotidianamente invece che incontrare i professori, stare in biblioteca, magari anche al solo scopo di stare con gli amici se non proprio di studiare? Non si può pensare che, anziché comprare loro l’abbonamento o l’auto per pendolare (e inquinare), sarebbe meglio dare loro dei soldi per affittare una camera assieme ad altri studenti? L’AV è comoda e io stesso la uso con soddisfazione come altri. Ma la maggior parte dei cittadini usa scomodi treni e mezzi pubblici su brevi tragitti la cui riorganizzazione comporterebbe lo stesso denaro pubblico e più intelligenza. E quest’ultima è la risorsa scarsa! E quanti dei viaggi che facciamo con l’AV potrebbero essere sostituiti con teleconferenze? Non tutti, naturalmente, ma un buon 25% è una stima ancora troppo bassa. Basterebbe dotarsi di software, strumenti leggeri e soprattutto imparare a fare le teleconferenze oggi sottoutilizzate in Italia. Se poi si pensa che ci sono anche numerosi docenti che per anni risiedono in una città e hanno la cattedra lontanissimo, una riflessione sullo scarso interesse a rendere le Università e le città universitarie luoghi di cultura e di vita studentesca è secondario rispetto a fare antichi investimenti in trasporti fisici veloci. Sono troppi gli studenti e i professori con la valigia in mano, ansiosi solo di tornare a casa!

Il Ministro Toninelli se n’è uscito con un’improvvida affermazione: “E cosa vado a fare a Lione”? Non ha tutti i torti. In effetti, per il trasporto merci non è necessaria l’AV – e anche il trasporto merci andrebbe ridotto per motivi ambientali – e quei pochi che devono andare a Parigi o Lione possono prendere un aereo o metterci un’ora di più. A proposito di Lione, si propongono, anche nel Veneto, stazioni lontano dalle città. La vecchia stazione centrale di Lione era bellissima. Quella nuova del TGV presso l’aeroporto è altrettanto bella (megaprogetto dell’archistar Calatrava), ma lontana dal centro e serve solo un’utenza che per raggiungerla deve prendere altri mezzi pubblici o più spesso l’auto privata. Ci si lascia incantare dai sogni di ieri, invece di immaginare un futuro diverso che è già domani. E in qualche luogo della Terra è già l’alba di oggi.


yU_FaYi5_400x400*Scrittore – Giornalista

    Leave Your Comment

    Your email address will not be published.*

    17 − 4 =