di Gianlorenzo Martini*
I pentimenti sono sempre apprezzabili, ma spesso ed è il caso nostro, non sono utili. Anzi. Nel suo ultimo libro “Un’altra strada. Idee per l’Italia di domani” (ormai tutti scrivono e pare sua un business…), Matteo Renzi, commentando la sua scelta di nominare Federica Mogherini – ministro degli Esteri del suo Governo – ad Alto Rappresentante della UE (capo della diplomazia ), dixit: “La sua carica ha deluso le attese” e che l’impatto sulla politica estera UE “ è stato prossimo allo zero”. Caspita ! Ci sono voluti 5 anni per rendersene conto!!!
Ma vediamo di capire.
La politica estera e di sicurezza comune (PESC, secondo gli amati acronimi d’oltralpe) è la politica estera dell’Unione europea. Viene gestita e promossa dall’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza e dal Servizio europeo per l’azione esterna, nato dopo il Trattato di Lisbona (2009): anni fa, un signore piuttosto autorevole (Segretario di stato Usa, Henry Kissinger),aveva ben fotografato l’anomalia europea affermando che “quando chiamo Bruxelles, non so mai chi risponda…”. Come detto, oggi la UE il proprio Ministro degli Esteri ce l’ha ed è anche italiano (Federica Mogherini), ma non so se oggi Mr. Kissinger troverebbe l’interlocutore che cercava…
Come detto, fortemente voluta dall’allora premier Matteo Renzi, tanto da farla dimettere dal neo ruolo di ministro degli Esteri italiano (pare per piccolo cabotaggio tra correnti del comune partito politico, sic!) e imporla a Bruxelles, rinunciando a una figura di Commissario con portafoglio assai più utile agli interessi italiani (Industria, Trasporti , Ricerca), Federica Mogherini non ha sicuramente avuto vita facile: probabilmente, oltre a un ottimo inglese (che le fa comunque onore), sarebbe stata necessaria quella autorevolezza che fatico a riconoscerle.
Cosa ci ricordiamo del suo ruolo, nei vari problemi e le tante crisi internazionali?. Poche perle. A Palermo, pochi mesi fa ospite d’onore alla Conferenza Internazionale affermava: “L’Unione Europea, quale principale aiuto umanitario” alla Libia e “partner economico, sostiene lo sviluppo del pieno potenziale economico e umano del Paese. L’Ue continuerà a mobilitare la comunità internazionale verso questi obiettivi, a supportare il processo dell’Onu e a dimostrare che la comunità internazionale si trova accanto ai partner libici”. E poco altro.
Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire cosa c’entra il “pentimento” di Renzi. Rivestire un ruolo assolutamente nuovo in un contesto complesso come quello dei 28 Paesi membri (ancora per pochi mesi) non è assolutamente facile, come non è semplice interpretare correttamente l’altra nuova figura voluta dal Trattato di Lisbona, e cioè il presidente del Consiglio Europeo, ruolo oggi ricoperto dal polacco Donald Tusk. Quella Conferenza, a parte gli onori di casa da parte italiana con la presenza del premier, doveva vedere seduti al tavolo non i vari rappresentanti dei governi europei, ma il solo ministro degli Esteri della UE, cioè Federica Mogherini. E che dire dei lunghi difficili silenzi sul caos democratico in Venezuela, a parte la presa di posizione del Parlamento Europeo presieduto dell’autorevole Antonio Tajani? L’ordine sparso dei Paesi UE fa solo danno, non tanto di immagine quanto di veri disastri (ci ricordiamo tutti il folle interventismo francese seguito poi da Gran Bretagna e Stati Uniti e anche dalla riluttante Italia, per eliminare Gheddafi).
Ho troppa stima del ruolo della UE per vederla relegata a un secondo piano. Come per altre situazioni, qualità, competenza e autorevolezza non sono elementi sempre presenti negli organigrammi comunitari, come lo è invece stato nel passato. Si deve recuperare quella forza e visione, prima che facili e semplicistici “sovranismi” s’impossessino di ruoli chiave. Ecco perché dei pentimenti postumi non ce ne facciamo proprio nulla.
Sono convinto che la critica sterile fine a se stessa sia il peggior esercizio. Chi scrive ha invece voglia e passione di documentare ragionare e proporre, per sempre nuovi spazi di crescita e libertà.
Non arrendiamoci, perché il futuro della nostra Europa rischia di andare in mani ancora peggiori.
* Per passione Europeista per convinzione