di Stefano Chiaramonte*
Incredibile ma vero!! Gli Italiani sono il popolo più longevo al mondo.
Non è autocelebrazione ma lo dice Bloomberg, un’importante agenzia di rating internazionale che pubblica il Bloomberg Global Health Index, una speciale classifica che valuta lo stato di salute di una popolazione prendendo in considerazione numerose variabili come stato di nutrizione, disponibilità di acqua pulita, diffusione di patologie, pressione alta, uso di alcol e tabacco ed altro.
Secondo Bloomberg, in un confronto fra 163 Paesi, l’Italia è il Paese con la popolazione più in salute a livello mondiale… nonostante la situazione economica poco brillante, la crescita stagnante, la disoccupazione giovanile elevata ed il deficit pubblico tra i più alti al mondo.
L’aspettativa di vita è una delle variabili principali per determinare il benessere generale di un Paese. Un bambino che nasce e vive in Italia ha un’aspettativa di vita superiore a ottant’anni. Ebbene, se gli italiani vivono più a lungo il merito principale viene attribuito sostanzialmente alla “dieta mediterranea”.
Questo termine si riferisce ad un modello nutrizionale ispirato ai regimi alimentari diffusi in alcuni Paesi del bacino mediterraneo ed è stato coniato da Ancel Keys, un fisiologo americano che ne ha indagato gli effetti sull’incidenza di malattie cardiovascolari in una celebre ricerca epidemiologica condotta su sette nazioni (Stati Uniti, Finlandia, Olanda, Italia, Yugoslavia, Grecia, Giappone) il Seven Country Study. Questa indagine è iniziata nel 1947 e, nel corso di alcuni decenni, ha confermato quanto già messo in evidenza dal Framingham Heart Study di cui abbiamo già parlato in precedenza. Negli anni si è sviluppata una vera montagna di Letteratura Medica e non esiste Rivista, dalle più scientifiche alle più frivole, che non ne parli.
La famosa piramide mediterranea è il modello usato per descrivere questo regime alimentare le cui caratteristiche sono: abbondanti alimenti di origine vegetale (frutta, verdura, ortaggi, pane e cereali, fagioli ed altri legumi, noci, semi) freschi, al naturale, di stagione, di origine locale; frutta fresca, pochi dolci contenenti zuccheri raffinati o miele; olio di oliva come principale fonte di grassi; latticini (principalmente formaggi e yogurt) in modesta-moderata quantità; pesce e pollame in quantità abbastanza bassa; uova massimo quattro alla settimana; carni rosse in minime quantità e vino in quantità modesta-moderata, preferibilmente rosso, generalmente durante il pasto.
Dire Dieta Mediterranea non significa identificare una prescrizione fissa, con quantità rigorose ma è un modello di alimentazione da adattare al singolo sulla base dello schema generale sfruttando preferenze, variabilità stagionale e tipicità ambientale ed osservando alcune regole generali:
– Consumare come primo il piatto di pasta.
– Tra i grassi preferire l’olio di oliva
– La pasta deve essere cotta al dente
– La pasta deve essere il cibo base
– Alternare alla carne rossa quella bianca
– Utilizzare spesso pesce azzurro
– Utilizzare i prodotti ortofrutticoli ricchi di vit A e di vitC, cucinandoli in poca acqua.
Questo tipo di alimentazione si è sviluppato in un ambiente particolare ed è il risultato di condizioni ambientali favorevoli, clima particolare, tradizioni ed abitudini di vita derivanti da una cultura millenaria. Non è casuale se il Mediterraneo è stato la culla dello sviluppo della nostra civiltà. Sul Mediterraneo si affacciavano i popoli che negli ultimi millenni hanno trainato l’evoluzione della civiltà che ancora oggi ispira il mondo occidentale.
Il cibo (buono, sano, in giusta quantità) inteso come alimento non solo del corpo ma anche dello spirito, valorizzando il concetto allargato di “stile di vita”, armonicamente, senza necessità di andare in prestito dei modelli meditativi orientali.
Il 16 Novembre 2010, l’UNESCO ha iscritto la Dieta mediterranea nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità con questa motivazione:
“”La dieta mediterranea comprende una serie di competenze, conoscenze, rituali, simboli e tradizioni concernenti la coltivazione, la raccolta, la pesca, l’allevamento, la conservazione, la cucina e soprattutto la condivisione e consumo di cibo. Mangiare insieme è la base dell’identità culturale e della continuità delle comunità nel bacino Mediterraneo. La dieta mediterranea enfatizza i valori dell’ospitalità, del vicinato, del dialogo interculturale e della creatività e rappresenta un modo di vivere guidato dal rispetto della diversità. Essa svolge un ruolo vitale in spazi culturali, festival e celebrazioni riunendo persone di tutte le età e classi sociali; include l’artigianato e la produzione di contenitori per il trasporto, la conservazione e il consumo di cibo, compresi piatti di ceramica e vetro. Le donne giocano un ruolo fondamentale nella trasmissione delle conoscenze della dieta mediterranea. La dieta mediterranea è un bene immateriale transnazionale dei seguenti paesi: Cipro, Croazia, Spagna, Grecia, Italia, Marocco e Portogallo.”” (UNESCO – United Nations, Educational, Scientific and Cultural Organization – Nomination 00884)
Scusate se è poco!!
Altro che diete a punti, a zona, del Dott Tizio o del Dott Caio!
Altro che diete confezionate sul DNA, sul gruppo sanguigno, sul colore dei capelli!
Altro che dieta del minestrone, dell’uovo, dei chetoni!
Arrivederci alle prossime puntate per altri approfondimenti. Nel frattempo, non fatevi abbindolare!!
* Nefrologo – Coordinatore del programma di Prevenzione del Rischio cardiovascolare