di Gianlorenzo Martini *
Da alcuni sondaggi pubblicati nei giorni scorsi, pare che le due famiglie politiche (Popolari e Socialisti) europee sommate assieme, non raggiungano la maggioranza nel prossimo consesso democratico della nostra Europa e cioè nel Parlamento Europeo di Strasburgo/Bruxelles.
Per anni ci siamo abituati alla competizione tra i due partiti per l’egemonia, salvo però una costante presenza sempre significativa sia dal punto di vista numerico che di ruolo, dei Liberali che con altre formazioni hanno formato il Gruppo ALDE/Gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali e per l’Europa: questa formazione ha rappresentato un interessante punto di riferimento sia per gli europeisti convinti che per l’anima laica e libertaria dei Paesi Membri, con rappresentanti politici di riguardo (pensiamo all’italiano Marco Pannella, al belga Guy Verhofstadt, ecc.), pungolo propositivo e positivo.
Poi sono arrivati gli “Euroscettici”, rappresentati soprattutto dagli inglesi dell’UKIP e da alcuni Conservatori, dal M5S italiano, dal Front National di Marine Le Pen, dall’Fpo austriaco. Il totale fa 95 seggi su 751. Tutto sommato una presenza limitata, nonostante il clamore e l’attenzione mediatica che ognuno di queste formazioni riesce a catalizzare. Ma cosa succederà nel maggio prossimo?
Domanda corretta, che però si scontra con altrettanta e legittima questione: cosa si è fatto in questi 5 anni per aggiungere più libertà economica, maggior giustizia ed equità sociale? Se si sono fatte cose serie e utili (e ce ne sono!), perché non sono state comunicate correttamente, ma ancora, perché non sono avvertite dalla popolazione europea?
Non c’è da stupirsi quindi se vecchi e comodi schemi politici siano destinati a cambiare: in una sana dialettica politica, il cambiamento è sempre fotografia della realtà e quindi nulla di negativo. Il problema, dal mio punto di vista si pone, quando dialettica non c’è, ma solo insulti e ricorso alla demagogia: se quei sondaggi sono veri, assisteremo a una asfissia del ruolo del parlamento europeo per mancanza di capacità e visione generale della Politica. Di questo sono, ahimè,certo: quali contenuti abbiamo avuto dal gruppo degli Euroscettici negli ultimi 5 anni? Il nulla, il vuoto!
I cicli elettorali, si sa, esistono da sempre, ma preoccupa il rischio di gettare al vento 5 anni di ingovernabilità europea. Ecco perché sono indispensabili le “Coscienze Critiche” che speriamo diventino maggioritarie, ma che sarebbe folle rimanessero relegate a ruolo di comparsa.
A questo punto, guardando il nostro Paese, mi chiedo perché ancora intelligenze presenti e vitali (Benedetto Della Vedova, Carlo Calenda, Stefano Parisi, Carlo Cottarelli) non riflettono seriamente e responsabilmente ad aggregare in un unico soggetto politico le loro affannose e, per alcuni, velleitarie attività?
Ad maiora!
* Europeista per passione – Cuoco per professione