di Maurizio Cerruti *
“Sfrattato” il Tintoretto da Palazzo Ducale a Venezia, è ora il Canaletto (1697-1768) ad insediarsi in pompa magna negli appartamenti del Doge con un “contratto a breve termine” si direbbe oggi: dal 23 febbraio al 9 giugno 2019, date di apertura e chiusura della grande mostra “Canaletto & Venezia” dedicata al maestro del vedutismo.
I responsabili della Fondazione Musei Civici di Venezia – la presidente Mariacristina Gribaudi, il sindaco Luigi Brugnaro, la direttrice Gabriella Belli, il curatore Alberto Craievich – ammettono di essersi presi una sfida da far paura. Dopo un così grande successo (con oltre 130 mila visitatori in pochi mesi) della grande mostra su Jacopo Robusti e sulla “sua” Venezia nel pieno del fulgore rinascimentale – mostra che emigra a Washington alla National Gallery of Art dal 24 marzo al 7 luglio – tentare subito il bis con un altro gigante della pittura veneziana, stavolta settecentesca, è impresa rischiosa. Ma è un rischio calcolato. Canaletto e le sue inconfondibili vedute costituiscono l’essenza stessa della città lagunare nel “secolo dei Lumi”.
Tutti hanno impressi nella mente i suoi scorci perfetti del Bacino di San Marco invaso di gondole, di barche da lavoro e di velieri; del Canal Grande con le rive e i palazzi riflessi nell’acqua sotto cieli trionfanti di luce; del brulicare di un’umanità indaffarata in una città elegante ma straccivendola, boriosa ma accattona, già decadente ma ancora grande e vivacissima. La mostra è dunque dedicata non solo ad un pittore famosissimo, ma all’immagine, all’idea e al mito che dal Settecento fino ad oggi hanno rappresentato Venezia nell’immaginario collettivo.
PRESTITI DELLA REGINA. Come Tintoretto era stato nel Cinquecento, anche Canaletto mantiene viva nei secoli la memoria della Venezia del suo tempo. Lo compresero subito i nobili e ricchi inglesi che facevano a gara per comprare i suoi quadri: tele a volte monumentali che arricchiscono raccolte private e musei di mezzo mondo, dall’Ermitage di San Pietroburgo alla National Gallery di Londra, passando per le collezioni della regina Elisabetta II. Tele su cui lo scorbutico e taccagno pittore tirava sul prezzo, finendo poi per ricorrere ad un intermediario, l’amico console inglese a Venezia Joseph Smith – banchiere, mercante, collezionista – per riuscire a piazzarle al meglio.
VEDUTISMO E OLTRE. La mostra non si ferma alla pittura di un singolo grandissimo artista: si allarga ad altri suoi colleghi e spazia anche nel disegno, l’incisione, le arti decorative, le porcellane. Con Canaletto a Palazzo Ducale è in mostra il vedutismo: da Luca Carlevarijs che “scoprì” il genere con la pubblicazione nel 1703 di oltre cento incisioni di “fabbriche e vedute di Venezia” (in seguito Canaletto gli “fece le scarpe” strappandogli la migliore clientela); a Giambattista Tiepolo coetaneo di G. Antonio Canal. Tiepolo, il mago dei soffitti affrescati, è presente nella prima sala della mostra con lo spettacolare, aulico dipinto di Nettuno che offre i doni del mare ad una elegantissima dama bionda incarnazione della Serenissima; l’opera è giustapposta a un dipinto di Pietro Longhi che ritrae con ironico realismo una festa carnevalesca nel teatro Ridotto. Da un lato l’autocelebrazione di una Venezia inebriata dal proprio mito, dall’altro la realtà di una città godereccia e indolente.
E al centro il modellino del Bucintoro, la sfarzosa imbarcazione dorata e intarsiata del Doge, impressionante quanto inutile, capace di galleggiare ma non di navigare. In questa Venezia contraddittoria e affascinante, culla di stagione artistica irripetibile, il ventenne Canaletto segue a Roma il padre scenografo: ne tornerà pittore professionista, padrone di una tecnica di riproduzione e interpretazione panoramica che lo renderà immortale.
LEZIONE OTTICA. Nel 1737 Francesco Algarotti divulga le teorie sulla luce e sul colore frutto degli studi di Isaac Newton. Canaletto apprende subito la lezione dell’ottica. Affascina i contemporanei col realismo ipnotico di tele curate in ogni dettaglio, intrise di luce fredda e cristallina, dove le architetture perfettamente rappresentate con rigore scientifico dialogano con scenette pittoresche create con pochi colpi di colore. Canaletto supera presto in fama e abilità Carlevarijs e Sebastiano Ricci, e diventa il capofila di una schiera di artisti innovativi; nel ritratto con i pastelli di Rosalba Carriera, negli interni e negli eventi sociali con Pietro Longhi, nei fasti celebrativi con Giandomenico Tiepolo. Artisti che vanno a lavorare nelle corti reali e nei palazzi nobiliari delle grandi città europee. Per questa ragione molte opere “veneziane” sono nate lontano dalla laguna: a Palazzo Ducale dove la mostra presenta 25 opere di Canaletto, alcuni pezzi sono arrivati per la prima volta a Venezia grazie ai prestiti di musei e di collezioni private, sopratutto inglesi
LACRIME DI VENEZIA. Nelle 11 sale espositive sono in mostra altri 80 quadri e venti sculture, oltre a centinaia fra incisioni, disegni e porcellane fra le quali rarissimi pezzi di fattura veneziana settecentesca. Quando il secolo volge al termine trascinando con sé i fasti della Serenissima, Francesco Guardi rielabora la lezione vedutista del Canaletto restituendoci un’immagine di Venezia offuscata e struggente, avvolta in una luce corrosa. Tiepolo rientrato dalla Spagna compone la sua serie dei Pulcinella, sarcastica visione dei tempi nuovi che avanzano tristemente. Ad Antonio Canova, il grande artista neoclassico, il compito di chiudere la mostra con il suo bozzetto del monumento funebre (mai realizzato) a Francesco Pesaro con l’allegoria di Venezia in lacrime. INFO. “Canaletto & Venezia”, Palazzo Ducale (appartamento del Doge) dal 23 febbraio al 9 giugno 2019.
ORARI: 8,30-17,30 (ingresso entro h 16,30) fino al 31 marzo, poi fino alle 19 (ingr. entro h. 18).
BIGLIETTI: Intero € 13.00. Riduzioni e gratuiti e altre info: http://palazzoducale.visitmuve.it/canaletto Gruppi e scuole: education@fmcvenezia.it .
CATALOGO di 400 pagine (300 illustrazioni) a cura di Alberto Craievich con Gabriella Belli, 43 euro (38 in mostra).
*Giornalista