di Stefano Chiaramonte*
La profilassi è una qualsiasi procedura medica o di sanità pubblica il cui scopo è prevenire, piuttosto che curare o trattare malattie.
In tema di malattie infettive si devono ricordare alcune tappe fondamentali. Nel 1861 il Dr Semmelweis, che lavorava nel Reparto di Ostetricia di un Ospedale di Vienna, scoprì che lavandosi le mani si riduceva drasticamente lo sviluppo delle complicanze settiche nelle puerpere, facendo luce sull’importanza dell’igiene e della disinfezione come modalità di contrasto alla trasmissione delle infezioni. Nel 1796 Jenner introdusse la vaccinazione contro il vaiolo successivamente sviluppata e diffusa da Pasteur. La vaccinazione è oggi considerata tra le più grandi scoperte mediche e la sua importanza è ben documentata dalla netta riduzione della diffusione e della mortalità, specie infantile, causata dalle malattie infettive. Si può dire che queste scoperte hanno condizionato il destino dell’umanità in misura paragonabile a quella di altre conquiste come il fuoco e la ruota, la scrittura.
Il termine profilassi è utilizzato quando si parla di malattie infettive, mentre per le malattie croniche e degenerative è più appropriato usare il termine prevenzione.
Fra tutte, merita menzione la patologia cardiovascolare che rappresenta la principale causa di morbilità e mortalità nella popolazione, molto più delle malattie infettive e del cancro. Solo a partire dagli anni Cinquanta è stata fatta piena luce sulle cause e ne sono stati identificati i fattori di rischio: alcuni non sono modificabili, tipo l’età, il sesso, la famigliarità mentre altri sono modificabili: ipertensione, colesterolo, sovrappeso, obesità, diabete, fumo, alcool, scarso consumo di frutta e verdura, sedentarietà.
E’ così possibile fare un’attiva politica di prevenzione che può essere di primo livello quando impostata nei soggetti sani, privi di fattori di rischio, per mettere in atto tutte le misure di tipo comportamentale, alimentare e diagnostico atte ad evitarne lo sviluppo oppure di secondo livello, in presenza di fattori di rischio ma ancora senza sviluppo di alcuna patologia, per correggere i comportamenti sbagliati ed istituire un adeguato stile di vita.
Dal momento che oltre la metà dei soggetti sani all’età di trent’anni può sviluppare una patologia cardiovascolare nel corso della vita risulta evidente quanto sia opportuno percorrere la strada della prevenzione il più precocemente possibile. La raccomandazione, ovviamente, vale per tutti indipendentemente dalla famigliarità, dal sesso, dall’etnia.
Una prestigiosa Associazione Scientifica, l’American Heart Association, ha elaborato i sette comportamenti ideali per la promozione della salute:
- non fumare,
- fare attività fisica,
- avere una normale pressione del sangue,
- avere un normale livello glicemico
- avere un normale livello di colesterolo
- avere un normale peso corporeo
- seguire un’alimentazione corretta
In parole povere significa seguire un’alimentazione corretta e mantenere uno stile di vita adeguato. In realtà, questa apparente semplificazione implica una ben precisa filosofia di vita, comportamenti che dovrebbero far parte dell’abitudinario quotidiano, scelte consapevoli finalizzate a perseguire un risultato finale ottimale. In questa azione è bene avere come punto di riferimento il proprio Medico piuttosto che affidarsi ai santoni o ai ciarlatani che popolano il Web distribuendo stupidaggini.
La spesa per la gestione delle malattie cardiovascolari costituisce un capitolo ingente nel bilancio del Sistema Sanitario Nazionale sia in termini di impegno di risorse per diagnostica, ricoveri e farmaci sia in termini di sostegno alle invalidità conseguenti. Un’efficace politica di prevenzione avrebbe una ricaduta economica estremamente vantaggiosa senza tralasciare la valenza etica di ogni azione a favore della tutela della salute. Bisognerebbe impiegare maggiori risorse. Manca però una concreta sensibilità al problema nella Classe Dirigente che consenta di passare dai proclami alla realizzazione di interventi efficaci ma manca sensibilità anche nella popolazione che, non avvertendo un rischio imminente, è portata a minimizzare il problema, a rimandarlo o a trascurarlo. E’ necessario impostare un programma di educazione sanitaria prima che di screening diagnostici a tappeto. La battaglia si combatte già sui banchi di scuola, su tutti i mezzi di informazione per superare il concetto che essere attenti a tutte queste raccomandazioni non significa necessariamente diventare ipocondriaci ma vivere serenamente con la prospettiva di vivere a lungo e bene.
Il sette è sempre stato considerato un numero magico, misterioso, intriso di sacralità e con una ricchissima carica simbolica conferitagli in molte religioni, in civiltà antiche, nella Storia e nelle Arti. Sette sono anche i giorni della settimana, le note musicali, i colori dell’arcobaleno, i Re di Roma, ecc. Sette sono anche i comportamenti ideali per la promozione della salute. Magico!
*Nefrologo – Coordinatore del programma di Prevenzione del Rischio cardiovascolare Casa di Cura Villa Berica