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VERSO LE EUROPEE. Calenda (Pd): tagli a scuola e sanità, questo governo impoverisce l’Italia

di Giorgio Gasco*

L’Europa delle nazione esiste, ma non funziona. Fuori dalla Ue Polonia e Ungheria perché sono anti-Bruxelles, sono anti-democratiche e destabilizzano l’economia continentale. Il voto anticipato ci sarà, non come conseguenza delle le elezioni europee ma quando Lega e Cinquestelle, che stanno tagliando a go-go i fondi alla scuola, dovranno scrivere il Def. Quanto al Pd, basta con la guerra interna, si punti sull’Italia seria.

Carlo Calenda, romano, classe 1973, alla fine ha deciso di candidarsi come indipendente nelle liste del Pd alle elezioni europee del 26 maggio. E’ capolista nella circoscrizione Nordest (che comprende Veneto, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia) e nel simbolo elettorale sotto la scritta Pd compare la dizione “Siamo Europei” movimento messo in piedi proprio per rimarcare comunque una autonomia rispetto ai dem. Ma non tutti nel Pd hanno accolto con favore la sua disponibilità a mettersi in gioco, forse perché considerato “erede” dell’era renziana, quando nel 2016, come esperto del mondo imprenditoriale, è stato chiamo dall’ex premier al ministero dello Sviluppo Economico per affidargli “rogne” come Alitalia e Fincantieri-Stx. Ma anche perché non è nuovo alla politica: è stato tra i fondatori di Italia Futura di Montezemolo poi inglobate in Scelta Civica di Monti. Giudizi a parte, Calenda ha proseguito il suo impegno governativo con l’esecutivo guidato da Gentiloni, aggiungendo anche il ruolo di rappresentante permanente d’Italia presso l’Unione Europea. Una posizione che gli ha permesso di tessere rapporti nel settore dell’impresa. Lui, non pare preoccuparsi della freddezza di una parte dei compagni di cammino, tanto che “se non volete votare me, votate chi vi pare della lista Pd… l’importante è votare per ridare identità all’Italia in Europa e agli italiani, identità spazzata via dall’attuale governo giallo-verde”.

Carlo Calenda, ascoltando i primi messaggi elettorali, queste elezioni europee hanno assai poco di europeo.

“Succede ad ogni elezione, la politica interna prevale nel dibattito. Invece…”.

Invece, questo voto sarà determinante per il futuro dell’Unione.

“Eccome, si consumerà lo scontro tra chi è per la vera Europa che funziona e chi vuole buttare via l’acqua con il bambino”.

In Italia monta la voglia di una Europa delle nazioni.

“L’Europa delle nazioni esiste già, ma non funziona. Quella che funziona è quella veramente europea cioè quella del mercato unico dove esportiamo 250 miliardi di beni, quella degli accordi di libero scambio come il Ceta (accordo economico tra Ue e Canada) che riconosce il Dop e Igp e dove possiamo esportare ad esempio anche il prosciutto di Parma con la denominazione controllata che gli spetta. E ancora…”.

Cos’altro?

“L’Europa che funziona è quella che può dire alla Cina: voglio avere un buon rapporto con te, ma tu non sei un’economia di mercato, sei un’economia sovvenzionata dallo Stato quindi quando vendi i tuoi prodotti lo fai sottocosto distruggendo le nostre produzioni. Quindi, cara Cina, io Europa posso mettere dei dazi sui tuoi prodotti”.

Allora?

“Allora, l’Europa che funziona è quella che c’è, cioé quella delle istituzioni che si è fatta unitaria. Quella che non funziona è proprio quella delle nazioni, che non dobbiamo aumentare di dimensione ma restringere”.

Vuol dire che l’alleanza cercata da Salvini con l’ungherese Orban e con i leader polacchi va guardata con sospetto e preoccupazione?

“Mi limito a rimarcare cosa sta facendo questo governo. Gli Stati con cui ora noi facciamo blocco, mutuando dal linguaggio calcistico, la serie A in cui giochiamo il campionato in Europa, non sono la Germania, la Francia e la Spagna ma sono l’Ungheria e la Polonia: la prima con dimensioni simili alla Lombardia, la seconda per nulla democratica”.

Però l’Ue va allargata.

“Vero, ma va fatto con testa. Considerando che l’Italia partecipa al sostegno economico dell’organizzazione europea, Salvini non dovrebbe essere soddisfatto perché il nostro Paese ha un surpluss di versamenti pari a due miliardi di euro all’anno ben sapendo che questa cifra va a beneficio di Ungheria e Polonia. Cioé a due Paesi che di fronte al problema dell’immigrazione non vogliono assumersi alcuna responsabilità; due Paesi che usano i tuoi fondi strutturali per fare dumping fiscale; di fronte all’Ungheria che impone un salario cosiddetto legale, obbligando di fatto i lavoratori a fare un giorno di straordinario ogni otto giorni lavorati. Quando ero al ministero l’80% delle crisi industriali di cui mi sono occupato riguardava nostre aziende che hanno delocalizzato i quei due Paesi. E alla fine della fiera ti vengono a dire che la democrazia fa schifo”.

Cosa si può fare?

“Nel documento di programma di Siamo Europei diciamo che Ungheria e Polonia devono cambiare registro, oppure vadano fuori dall’Europa. Basta subire chi estrae solamente benefici dall’Europa, chi prende fondi rubando aziende agli altri garantendo regimi fiscali di favore e autonomi, basta con chi sta demolendo lo Stato di diritto”.

Al bando i “pirati” per creare una squadra solida con Germania, Francia e Spagna?

“Una formazione, seppure più piccola, che affronti i temi cruciali con tutte le sensibilità e divergenze del caso: immigrazione, programmando investimenti in Africa, facendo percorsi legali di migrazione e per l’integrazione di famiglie, lasciando la possibilità all’Europa di fare rimpatri volontari per chi non ha titolo di restare; fare l’esercito comune: abbiamo 13 modelli di carri armati, gli Usa uno; lavorare insieme per l’agenzia di sicurezza, sul controllo dei confini. E non ultimo, fare in modo che ci sia un bilancio europeo”.

Ritiene che Salvini e Di Maio siano contro un’Europa che tenta di armonizzare la politica di bilancio?

“E’ così. Facciamo un esercizio di immaginazione: si è votata la cancellazione di tutte le regole europee, sia per il fiscal compact che quelle su cui poggia il trattato di Maastricht. Di qui la domanda: quando qualcuno di noi va in banca per un prestito, chi te li dà i soldi in assenza di regole? Pensi forse che siano gli altri italiani a pagare per te? Ecco perché è irrinunciabile un bilancio europeo, e non a caso la tassa sui colossi del web è un tentativo per arrivare ad un rendiconto comunitario che vada oltre ai fondi annuali che ogni nazione aderente versa per il solo funzionamento dell’apparato europeo”.

Lei denuncia l’impoverimento della scuola e della sanità, causato dalla politica dell’attuale governo.

“Non lo dico io, ma i dati. Nel Documento di Economia e Finanza ci sono 133 miliardi di nuove spese, fabbisogno che Salvini e Di Maio intendo ricavare con tagli in scuola e sanità”.

Di qui il suo giudizio negativo sintetizzato nella dizione “analfabetismo funzionale”?

“Che indica l’incapacità di un individuo di usare in modo efficiente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana. A questo ci sta portando il governo in carica, ancora di più se continua a ridurre i fondi per la scuola, il che rende il nostro Paese ancora più debole nell’Unione dove altri Paesi, invece, non solo investo nello sviluppo tecnologico ma soprattutto sulla persona”.

Riassumendo, come probabile futuro rappresentante del Nordest cosa farà a Strasburgo?

“Prima cosa la politica commerciale: il Nordest è un territorio che esporta e deve continuare a farlo; seconda cosa puntare sulla politica industriale che ora è inesistente: non a caso quando ero al governo con il provvedimento Industria 4.0 abbiamo dato una grande spinta alla produzione che è cresciuta più di quella tedesca dal 2015 al 2017, ma siamo indietro e ancora molto c’è da fare. Inoltre, occorre rivedere l’utilizzo dei fondi strutturali per l’industria perché siano automatici e non a bando”.

Il voto europeo avrà ricadute sulla politica italiana?

“Il cambio di maggioranza non avverrà per l’esito delle elezioni del 26 maggio, piuttosto per non affrontare una manovra finanziaria da 40 miliardi”.

Voto anticipato, dunque?

“Secondo me si, prima della finanziaria”.

Con questa ipotesi vedrebbe un accordo di governo del Pd con la Lega?

“Neanche morto”.

con Cinquestelle?

“Neanche morto”

Se si tornerà a votare nessuno schieramento avrà i voti per governare. Allora?

“Ci toccherà fare un grande lavoro, ricostruendo anche una rappresentanza del centro e dei moderati, inesistenti ora in un Paese che per tradizione è moderato mentre oggi, invece, è governato da due partiti estremisti”.

Prevede l’apertura all’elettorato di Forza Italia che non sa più chi votare?

“Elettorato moderato in senso ampio, diciamo quello che una volta si chiamava democristiano”.

Perché si candida nella circoscrizione Nordest?

“Conosco bene questa parte del Paese, avendo iniziato a lavorare in Emilia Romagna alla Ferrari. Qui si lavora e si fatica, voglio spiegare che questo governo non rappresenta chi lavora, produce e fatica”.

Nel Pd non tutti hanno preso bene la sua discesa in campo.

“Mi dispiace. Ma ho deciso perché voglio parlare con tutti, con imprenditori, lavoratori e studenti…”.

Sembra una sfida.

“Ma no, voglio solamente guardarli in faccia e mi dicano perché intendono votare questi scappati di casa (riferimento a Lega e Cinquestelle, ndr.). Sono stufo di sentirmi dire, soprattutto dagli industriali: Calenda, hai fatto tanto come ministro… ma il Pd. Se tra me e Zingaretti ci sono tante differenze, tra me Salvini e di Di Maio c’é un oceano. Loro sono forti perché noi siamo deboli, non sappiamo stare insieme. Passo le giornate a sentire Cacciari, che su tutti i media televisivi sparla di me quando dall’altra parte c’è Salvini… non ha altro da fare?”.

Alcuni le hanno attaccato l’etichetta di elitario.

“Rispondo che lavoro da quando avevo 18 anni, ho avuto una figlia a 16 anni, mi sono mantenuto studiano all’università, non ho mai lavorato nel cinema, campo dei miei genitori, anche se potevo intraprendere una carriera serenamente. Sono meno élite di Salvini: per me si lavora per gli italiani, non si va al bar a prendere il gelato con gli italiani prendendoli per i fondelli”.

E’ consapevole che la partita in Veneto sarà assai difficile per i dem, nonostante lei possa contare su ottimi rapporti con l’imprenditoria regionale?

“Vediamo quale sarà il mio cammino nel Nordest. Comunque, penso che vinceremo la sfida: noi conosciamo il Paese reale, al contrario di loro (Lega e Cinquestelle, ndr.)”.

Il segretario Zingaretti sembra aver messo la sordina alle divisioni interne del Pd. State ritornando come la Ferrari di quando lei lavorava a Maranello?

“Speriamo, quella Ferrari vinceva tutto”.

Popolare di Vicenza e Veneto Banca, cosa pensa del decreto presentato dal governo per il ristoro dei truffati?

“L’arbitrato riconosceva il 100% della restituzione in presenza di misselling comprovato; l’attuale governo aveva garantito… mentendo. In più, i gialloverdi hanno fatto in modo di bloccare quel decreto. Ora dicono che riconoscono agli azionisti il 30% della somma persa, il cha non è sufficiente…”.

La soluzione di Calenda?

“Concedere il 30%, considerandolo un anticipo, ma senza precludere la possibilità di provare il misselling (vendita fraudolenta di prodotti assicurativi e finanziari, ndr.). E’ una cosa semplice, il Pd presenterà un emendamento concordato con alcune categorie di consumatori, l’attuale maggioranza lo accetti e chiudiamo la partita. Il problema è che Di Maio va dietro a dei consiglieri poco… consiglieri, incasinando tutto, e così tutto resta bloccato”.


gasco*Giornalista

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