1 Marzo 1819: giunge a Rovigo l’imperatore d’Austria Francesco I. Ricevere il Sovrano è una gran festa per la città, ripulita e rimodernata a tempo di record, specie se si spera di fargli inaugurare il Teatro nuovo della Società. Più di due anni di lavoro, l’impegno di molti personaggi in vista di Rovigo e la realizzazione di un edificio, progettato dall’architetto Sante Baseggio, che ancora fa bella mostra di sé affacciato sull’attuale Piazza Garibaldi. E’ l’evento centrale di un anno cruciale per Rovigo e il Polesine. Gli apparati politici e di sicurezza dello Stato asburgico, tornato dal 1813 in Polesine, hanno da poco sventato con numerosi arresti la cospirazione del 1818 dei Carbonari di Fratta, Crespino e Rovigo. Francesco I, l’Imperatore nato a Firenze, educato dal rodigino Federico Manfredini, costretto a combattere per un ventennio Napoleone al quale ha sacrificato in sposa la figlia Maria Luisa, con il Congresso di Vienna ha consolidato l’egemonia austriaca sulla Penisola. Rovigo è diventata città regia e capoluogo della Provincia del Polesine. Durante il viaggio in Italia nel 1819, diretto a Roma e Napoli per i colloqui con il Papa, il Sovrano visita per due volte la città di Rovigo, in concomitanza con l’apertura del Teatro ora Sociale. Sarà l’occasione per una visita al territorio, soffermandosi sulle istituzioni, i palazzi, l’atteggiamento e le necessità della popolazione, l’ambiente, l’economia, gli aspetti militari, le opere idrauliche e l’amministrazione locale di una Provincia diventata di confine. La presenza di Francesco I a Rovigo, che alloggia in entrambe le occasioni a Palazzo Angeli con l’imperatrice Carolina Augusta e incontra il fratello viceré principe Ranieri e la figlia Maria Luigia duchessa di Parma, costituisce un’opportunità per raccontare e far conoscere attese e problemi cittadini, per comprendere come la città si è preparata alla visita e in qual modo abbia fatto fronte alle esigenze di un’accoglienza sicuramente all’altezza delle aspettative dei Sovrani e dei loro sudditi. E’ stato il modo di divulgare le valutazioni degli ospiti sullo stato della città e su chi la governava duecento anni or sono.
La ricerca di Maurizio Romanato, giornalista per 38 anni al Gazzettino, e Maria Lodovica Mutterle, docente di lettere al liceo classico Celio di Rovigo, condotta sotto l’egida dell’Istituto per la storia del Risorgimento Italiano, partendo dagli appunti di Francesco I sui soggiorni rodigini, prima d’ora inediti in Italia, traccia un quadro della situazione a ogni livello, intrecciando i giudizi e le impressioni dell’Imperatore con le cronache dell’epoca. Focalizza gli interessi dell’ospite, lo sforzo organizzativo e l’accoglienza dopo la mancata visita nel 1816. Con documenti mai resi noti in passato e scovati negli archivi di Stato di Rovigo, Venezia e Vienna fa luce sulle vicende dell’Imperial Regia Delegazione rodigina, dove in pochi mesi viene allontanato il conte Ferdinando di Porcia e il suo successore Carlo di Wullerstorf è trovato morto a Gavello durante una battuta di caccia. Il Sovrano, accreditatosi come “buon padre” dei suoi sudditi e ben accolto in città, è in Polesine nel periodo in cui ferve l’inchiesta giudiziaria sui patrioti. Una volta processati a Venezia, e parzialmente graziati, Francesco I diventa persecutore dei Carbonari condannati a lunghe pene detentive allo Spielberg e a Lubiana. Terrorizzato dalle possibili rivoluzioni – in Francia la zia Maria Antonietta era stata decapitata – Francesco, proprio a seguito degli avvenimenti di Fratta, mostra il volto paranoico del potere, inasprendo lo stato di Polizia e imponendo ferrei controlli sull’attività politica dei sudditi del Lombardo-Veneto.
Molto ampio è lo spazio dedicato al contesto politico, sociale ed economico nel quale si svolgono di avvenimenti citati, senza dimenticare episodi curiosi di vita cittadina e amministrativa.
Il volume, che vanta la premessa del prefetto Francesco Paolo Tronca, commissario dell’Istituto italiano per la storia del Risorgimento e la prefazione di Luigi Contegiacomo, ex direttore dell’Archivio di Stato di Rovigo, è giunto alla seconda edizione a soli cinque mesi dall’uscita nelle librerie, avvenuta nell’aprile 2019. Il successo di pubblico e di critica è dovuto al rigore storico con cui sono affrontati gli argomenti, in una lettura degli avvenimenti «attenta a non scivolare su giudizi affrettati o superficiali», ma «con una espressione metodologicamente ineccepibile di una storiografia moderna», come scrive il prefetto Tronca. Il libro è arricchito da un’ampia appendice che, oltre ai documenti reperiti negli Archivi di Stato di Rovigo, Venezia, Milano e Vienna, riporta le patenti imperiali del Lombardo Veneto, le relazioni dell’Imperial Regio Delegato Porcia, il quadro completo dei carbonari polesani condannati, inquisiti o solo sospettati, le valutazioni dell’inquisitore Salvotti sui processi ai patrioti, le lettere della Diocesi contro i Carbonari e quelle dei carcerati dallo Spielberg in Moravia, la protesta del Cardinale Consalvi per la mancata restituzione della Transpadana ferrarese allo Stato della Chiesa, e il testo completo della prima opera eseguita al Teatro Sociale di Rovigo, l’Ombra di Fetonte, un omaggio all’Impero austriaco vincitore sull’esercito napoletano di Gioacchino Murat nel 1815 a Occhiobello.
IL LIBRO: UN IMPERATORE A ROVIGO (1819)
Di Maurizio Romanato e Maria Lodovica Mutterle
Apogeo Editore (II edizione, pp. 534 + XVIII) – 15 euro