Un ambientalismo fuori tempo massimo! Ci sorbiamo regolarmente inutili giornate ecologiche in varie città italiane. Sappiamo che non serve a nulla, sia in concreto sia come generica informazione o educazione alla tutela dell’ambiente. A dire la verità a qualcosa serve: a ripetere antichi riti praticati da ambientalisti dello scorso millennio e non ancora estinti. Le giornate ecologiche sono come una bella festa a cui da sempre partecipano i soliti invitati e non si fanno nuove conoscenze. Così che provocano le proteste dei vicini che nessuno di preoccupa di invitare. Eppure, se la giornata ecologica svolgesse davvero una funzione di sensibilizzazione, dovrebbe rivolgersi proprio a chi invece viene escluso a priori per motivi ideologici. Per farlo occorrerebbero strumenti diversi più adatti ai tempi correnti.
Quando nacque l’idea delle giornate ecologiche si usavano ancora le macchine da scrivere e i dischi in vinile. Si parla infatti degli anni Ottanta e le iniziative – allora innovative e quasi rivoluzionarie – avevano due scopi: (a) bloccare il traffico nelle città (allora molto più compatte di adesso) in modo da ridurre un inquinamento concentrato; (b) risvegliare una coscienza ecologica allora quasi ignota. Dopo trent’anni, tutti siamo al corrente dei problemi dell’inquinamento: non c’è bisogno di ricordarcelo, ma di fare qualcosa di concreto.
Oggi, piuttosto che chiudere i centri storici e le aree contermini, si dovrebbero chiudere le tangenziali e i centri commerciali, ma per fare questo – altrettanto inutile e impossibile, ma almeno provocatorio – occorre un coraggio e un’innovatività non disponibili al momento. In alcune città non sono state ammesse a circolare nemmeno le auto ibride: vale a dire che si pongono divieti su chi non ha voce per evitarli, sui più deboli. Ora, la Francia e il Regno Unito hanno stabilito che dal 2040 non dovranno essere più vendute auto a combustione interna. Tutta l’Europa si adeguerà prima o poi a questa presa di posizione. Da qui ad allora – ventidue anni, salvo verosimili proroghe – si continueranno a vedere auto diesel, a benzina e ibride. Sebbene le auto elettriche saranno verosimilmente il futuro, le ibride sono oggi una soluzione intermedia (ibrida per l’appunto) che va incoraggiata considerato che ci vorranno ancora almeno quarant’anni prima che i motori a scoppio scompaiano definitivamente. A Stoccarda – capitale tedesca dell’auto (Mercedes e Porsche, ma anche Bosch) – si vuole vietare l’accesso ai diesel in concomitanza con alti tassi di inquinamento. È in corso una battaglia legale che non è detto che il Comune e il Land vinceranno, ma almeno c’è stata una “provocazione” ambientalista di peso su cui si dovranno esprimere le corti competenti con probabili ricorsi a quella federale. La Mercedes, tra l’altro, non si è opposta in modo aggressivo.
Ormai l’educazione ambientale non ha più senso nei termini antichi. Soprattutto è inutile predicare al coro dei fedeli: si deve trovare il sistema di convertire i miscredenti. L’educazione alla sensibilità verso l’ambiente va completamente rivista e adattata alla cultura corrente. Né basta colpevolizzare le auto il cui uso non è affatto più impattante di quello di grandi opere di trasporto pubblico e privato. Un’educazione all’ambiente repressiva contro le auto e ideologica suscita più fastidio che consenso e serve solo a gratificare (anche economicamente) chi da sempre organizza queste giornate e partecipa alle manifestazioni di contorno.
Oggi, si potrebbero organizzare giornate ecologiche per quartieri sperimentando modelli alternativi di traffico con il fine di educare all’uso delle tecnologie, ai diversi modi di spostarsi (o non spostarsi) e soprattutto alla sicurezza. Ma queste riflessioni che coinvolgono anche una revisione del Codice della Strada integrando la guida assistita e autonoma e altre tecnologie di cui abbiamo parlato nel numero precedente, non sembrano essere ancora giunte all’attenzione di politici distratti.

Corrado Poli
Docente / Scrittore