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Diabete, cosa c’è da sapere

Esperti a confronto sul tema del Diabete. Prevenire precocemente la progressione della malattia e le sue complicanze, progettare modelli di assistenza moderni e vicini alle persone con diabete, rappresenta una sfida importante ed attuale per i Servizi Sanitari Regionali. Questi i temi su cui si sono confrontati Politici, Amministratori e Sanitari durante il Meeting “Highways diabetes: il paziente al centro” organizzato da Motore Sanità a Vicenza.

In Veneto stimiamo una popolazione di circa 300.000 diabetici. E’ un numero molto alto e la Regione Veneto è particolarmente attenta a questa problematica che coinvolge tutto il tessuto sociale. – Ha esordito l’ On. Manuela Lanzarin, Assessore alla Sanità e al Sociale della Regione Veneto – L’attenzione è rivolta ad implementare non solo la componente sanitaria assistenziale che riguarda le Strutture Ospedaliere, i Reparti Specialistici ed i Centri di Eccellenza ma tutta la filiera sanitaria territoriale a partire dai Team di Assistenza Primaria. Questi nuovi modelli organizzativi, composti da gruppi di Medici che garantiranno assistenza per sei giorni alla settimana, potranno avvalersi di strumenti di teleconsulto per comunicare con i pazienti o con gli Specialisti dell’ULSS, disporranno di Servizi Infermieristici per erogare direttamente numerose prestazioni a disposizione degli assistiti in un’ottica di gestione integrata delle cronicità. Il paziente è assolutamente al centro del processo. Le nostre priorità sono curare i malati attuali, intercettare quelli affetti ma non ancora identificati e ridurre il numero di nuovi ingressi con un efficace programma di prevenzione.”

Il Progetto della Regione Veneto si concretizza operativamente attraverso le singole Aziende Sanitarie.

I dati epidemiologici sono allarmanti e ci obbligano ad affrontare il problema diabete con modalità organizzative particolari. – prosegue sulla stessa linea il Dott. Giovanni Pavesi, Direttore Generale AULSS 8 Berica Vicenza: –  La parola d’ordine per noi è la multidisciplinarietà cioè la presa in carico del paziente da parte di un team specialistico che non si limiti alla sola Diabetologia ma interessi i servizi territoriali di primo livello coinvolgendo il Medico di Base ed i Distretti Socio-sanitari e successivamente coinvolga anche altre specialità in particolare Cardiologia, Cardiochirurgia, Oculistica, Chirurgia Vascolare, Ortopedia.  In quest’ottica è compreso una  collaborazione fra la Medicina Pubblica e la Medicina Convenzionata, ovviamente una Convenzionata di qualità, mantenendo l’Ospedale come punto di riferimento. Contemporaneamente è necessario puntare seriamente su un programma di prevenzione atto a educare la popolazione sui temi dell’alimentazione sana, dello stile di vita, dell’attività fisica”.

Il tema dell’incontro è stato analizzato da differenti angolature.

Il Dr Alberto Fontanesi, Presidente di Federfarma Veneto ha sottolineato: La Regione Veneto ha capito che le Farmacie sono una risorsa sul territorio e, prima in Italia, ha avviato un progetto per aumentare l’aderenza alle terapie. I Farmacisti non si sostituiscono agli altri Professionisti ma possono giocare un ruolo attivo in quanto sono vicini ai cittadini in un’ottica di Farmacie dei Servizi.  Il primo step del Progetto ha previsto una fase di formazione per tutti i Farmacisti e gli altri Operatori all’interno della farmacia. Attraverso i dati epidemiologici raccolti sulle piattaforme regionali la Regione è in grado di individuare e segnalare alle farmacie i pazienti scarsamente aderenti alle terapie mandando un messaggio di alert associato al CF ed alla ricetta. Questo consente al Farmacista di  mettere in atto alcuni interventi: coinvolgimento del paziente attraverso un questionario per approfondire grado e motivazione della scarsa aderenza, segnalazione al Medico Curante, sensibilizzazione del paziente al problema attraverso informazioni e consigli, memorandum e rinforzo educativo in occasione degli accessi successivi. Il progetto è focalizzato prevalentemente su pazienti con diabete e Broncopneumopatia cronica ma può avere ricadute anche per concomitanti terapie di altre patologie tipo ipertensione e dislipidemia e può rivelarsi efficace in alcune particolari categorie di pazienti: gli anziani, non autosufficienti, assistiti da una badante, ipovedenti”.

Il Dr Maurizio Cancian, Presidente Società Italiana Medicina Generale del Veneto ha portato la sua esperienza: “Partendo dai dati epidemiologici che documentano che nella nostra Regione oltre 68% dei pazienti diabetici ha più di 65 anni e circa 40% è affetto da importanti co-morbidità, non si può ignorare che oltre il 50% delle attività a favore dei pazienti non richiede la Laurea in Medicina. Questo significa che la burocrazia sottrae tanto tempo prezioso all’effettiva assistenza dei pazienti. Nel Veneto, nell’ambito del piano di riordino delle cure primarie è stato dato notevole impulso alle MGI (Medicine di Gruppo Integrate) con l’intento di costruire un efficiente sistema di presa in carico della cronicità.  Un ruolo fondamentale viene svolto dagli infermieri che hanno il contatto più diretto con i pazienti per poter garantire una presa in carico del malato più completa, soprattutto per quanto riguarda la promozione di stili di vita salutar, l’esecuzione degli esami più semplici, l’aggiornamento degli esami di screening, il monitoraggio e l’educazione sanitaria, e l’addestramento dei familiari che assistono persone anziane ed ammalate. In questo modo cambia l’impostazione dell’assistenza che passa da una modalità passiva, intesa come risposta ad una determinata richiesta, ad una modalità attiva in cui il paziente è al centro del programma e viene anticipato e condotto nel percorso di prevenzione e cura. Da qualche anno è nato in Veneto il “Progetto Arcipelago” progetto «culturale» che sostiene e favorisce il cambiamento dell’assistenza delle cure primarie e si basa sul coinvolgimento di tutto il team, Medici, Infermieri e collaboratori, appositamente formati. Il nome nasce dal concetto metaforico di “isole”, appunto le medicine di gruppo integrate, vicine ma spesso non collegate, per favorire una standardizzazione organizzativa, clinico assistenziale, formativa. Il Progetto è in fase di espansione in tutta la Regione ed ha prodotto significativi risultati in termini di miglioramento dell’aderenza ai Percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali e di riduzione del rischio di ospedalizzazioni”

Il Dr Marco Strazzabosco, Direttore Unità Operativa di Diabetologia, Ospedale San Bortolo, Vicenza ha commentato: “Negli ultimi 10 anni c’è stata una rivoluzione nella terapia del diabete con l’introduzione sul mercato di tre nuove classi di farmaci, gli inibitori del DPP-4, gli agonisti del recettore del GLP-1 e gli inibitori dell’SGLT2 che hanno prodotto una significativa riduzione degli eventi cardiovascolari e renali. Sulla base di questi risultati le ultime linee guida internazionali sul trattamento del diabete tipo 2 hanno sottolineato l’importanza di utilizzare questi farmaci precocemente, specie nei pazienti con controllo glicemico problematico. La legge regionale n. 24 del novembre 2011 ha posto le basi per la costruzione di una rete diabetologica regionale suddividendo l’assistenza del paziente su 3 livelli assistenziali: il primo è quello dei medici di medicina generale con compiti di prevenzione, diagnosi precoce ed assistenza ai pazienti stabili, il secondo comprende le unità semplici dipartimentali ospedaliere o territoriali ed il terzo è costituito dalle unità operative complesse di diabetologia situate negli ospedali capoluogo di provincia. Dal momento che più del 50% dei pazienti diabetici non sono seguiti presso i Servizi di Diabetologia, il grande ostacolo alla diffusione di queste nuove terapie è legato alla necessità di un Piano Terapeutico che deve essere compilato solo dallo specialista Diabetologo. Questa regola imposto dall’Agenzia Regolatoria del Farmaco (AIFA) per regolamentare queste terapie è ispirata al controllo della spesa per i nuovi farmaci ma non considera il risparmio indotto dalla riduzione delle ospedalizzazioni per complicanze. Il piano terapeutico per questi farmaci ipoglicemizzanti è una esclusiva tutta italiana, e preclude purtroppo al Medico di Medicina Generale la possibilità di prescriverli ad un’ampia percentuale di pazienti”.

Il Dr Roberto Mingardi, Direttore Sanitario della casa di Cura Convenzionata Villa Berica, Vicenza ha portato un importante contributo sul ruolo delle associazioni dei pazienti: “Nella nostra Struttura, nell’ambito delle attività del Centro Antidiabetico, abbiamo dato particolare attenzione al ruolo dei Diabetici Guida. Abbiamo un gruppo di oltre 30 diabetici, volontari, in condizioni cliniche stabili, affetti da diabete da vari anni che si sono resi disponibili al progetto. Questi pazienti sono stati adeguatamente formati sui temi della patologia, della prevenzione, della terapia e sulle modalità di comunicazione. Il loro ruolo è particolarmente importante perché vivono la malattia sullo stesso piano degli altri pazienti e possono meglio comprendere e condividere paure, problemi psicologici, difficoltà organizzative. Contemporaneamente partecipano ai programmi di formazione e danno un valido supporto per chiarire tutti i dubbi sulla terapia, tempi e modalità di somministrazione, alimentazione e stile di vita con lo scopo di migliorare l’aderenza alla terapia. Oggi si punta molto sul concetto di empowerment,  un processo di crescita dell’individuo che attraverso percorsi di natura diversa (terapeutico, formativo, esperienziale, ecc.) sviluppa nuove abilità e competenze passando da una condizione di passività caratterizzata da senso di sfiducia e sconforto nell’affrontare problemi quotidiani ad un atteggiamento di maggiore fiducia in se stessi. I Diabetici Guida sono gli strumenti migliori per condurre i pazienti lungo questo percorso”

Il Dott. Claudio Zanon, Direttore Scientifico di Motore Sanità ha concluso i lavori sottolineando i punti più significativi : “Da quanto emerso dalla discussione appare chiaro che la Sanità nel Veneto funziona bene. Certamente vi sono ancora margini di miglioramento ma tutte le componenti sono motivate ed impegnate ad un miglioramento continuo. Vi è molta attenzione al problema dell’aderenza alla terapia che costituisce un fattore in grado di condizionare i risultati. La tendenza, motivata da problemi di bilancio, a puntare a farmaci a basso prezzo risulta sempre meno auspicabile a fronte dei migliori risultati ottenibili con i nuovi farmaci innovativi, più costosi ma sicuramente più efficaci. La presenza dei Rappresentanti della Regione è particolarmente significativa perché, oltre a dare opportunità di confronto testimonia l’attenzione dedicata al tema”.

 


Stefano Chiaramonte

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