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Verso il Natale. “L’Europa scomparsa: la Quaresima di Natale. Nulla muta più della tradizione”

Sono in pochi a ricordare come nel mondo cristiano il periodo dell’Avvento – le quattro settimane che precedono il Natale – costituivano un periodo di penitenza. Si chiamava infatti la Quaresima di Natale. I paramenti dei sacerdoti alla Messa erano viola, a lutto. Non ci si poteva nemmeno sposare. Quando succedeva, con speciale dispensa vescovile, tutto il paese sospettava che la ragazza fosse incinta. I riti erano improntati alla sobrietà, con qualche pausa. Tra queste le feste di San Nicola e di Santa Lucia, giorni destinati ai regali. A seconda del paese si sceglieva la tradizione dell’uno o dell’altro santo. Ma anche le feste di Santa Lucia e San Nicola avevano una forte connotazione religiosa e contadina: si lasciava del cibo o la calza sui davanzali. Era un modo di praticare una carità silenziosa e insegnare ai bambini che la generosità comporta un premio. La Vigilia di Natale invece non si doveva mangiare per niente come nel Ramadan, e come nella festa islamica alla sera ci si rimpinzava pur evitando la carne. Negozi, bar e osterie restavano chiusi. Quei pochi esercizi “comunisti” che tenevano aperto erano frequentati da persone additate come malvagi peccatori. Il bambino che non resisteva a una caramella si immaginava di ardere all’inferno. Dopo qualche anno, avrebbe pagato lo psicanalista per rimuovergli il senso di colpa. Alla Messa di mezzanotte, la chiesa, nonostante l’ora, il freddo e spesso la neve era sempre gremita e si vedevano i ritardatari accalcati fuori della porta principale. Alla chiesa si andava a piedi perché nessuno aveva la macchina, ma anche perché i pochi che l’avevano, abitavano vicino alle tante Chiese sparse per ogni frazione. Il giorno di Natale si faceva un gran pranzo riunendo le famiglie. I regali portati da Gesù bambino non avevano ancora del tutto sostituito quelli di San Nicola e Santa Lucia. Presto però, televisione, film stranieri e l’emigrazione verso altre regioni costruivano la nuova tradizione condivisa dei regali di Natale. In America, i bambini ebrei pensano che Hanukkah sia una festa importante corrispondente al Natale cristiano, facendo arrabbiare i rabbini che però col tempo se ne sono fatti una ragione. E allo stesso modo i bambini musulmani residenti in Europa richiedono i regali come tutti gli altri. I bambini di oggi sono la tradizione di domani.

Ma più degli immigrati, siamo noi stessi a essere diversi: ci siamo trasformati in “altri”. La Quaresima d’Avvento scomparve in Europa praticamente in un solo decennio tra il 1955 e il 1965. Sui dolci di tradizione paesana in Italia e nel mondo si impose il panettone milanese, il primo a essere prodotto industrialmente. Solo in seguito il Pandoro, il mandorlato e altre ricette locali riacquistarono spazio commerciale nei cuori e nei palati. Il mondo contadino stava scomparendo. Nei decenni che seguirono molti paesi furono assorbiti in città sempre più grandi. Tutti andarono a scuola e impararono le lingue ufficiali alla TV e con la lingua imitarono anche i gusti e i modi di fare, le ambizioni e le frustrazioni moderne. La Chiesa divenne più tollerante su tutto e del digiuno se ne dimenticò. Non fu più uno scandalo tenere i negozi e i bar aperti soprattutto alla Vigilia di Natale quando, in barba alla penitenza, s’imponeva la tradizione dello shopping. Oggi, la tradizione dell’Avvento sono i ricchi mercatini che affollano le città di tutta Europa: il contrario dell’originaria penitenza. Nulla muta più della tradizione. Di ottenere la dispensa per sposarsi in Avvento, con il passare degli anni, non fu più necessario. Anzi non fu più necessario nemmeno sposarsi. Le modeste luminarie del passato – poco più che devote candele sui davanzali – erano un gesto religioso forse inteso a indicare la strada a Giuseppe e Maria o ai Re Magi. O forse erano un modo per non sentirsi perduti nelle notti sempre più fredde e scure di dicembre. Negli anni Sessanta e Settanta divenne facile trovare un posto a sedere in chiesa alla Messa di mezzanotte eppure le decorazioni inondarono case e piazze. Le nuove villette sorte ai bordi delle città o in campagna si ricoprivano di luci. I Comuni gareggiavano a chi faceva l’albero più bello di fronte

al Municipio. I cittadini non si lamentavano degli sprechi che lasciavano in debito ai pochi figli che generavano. I parroci richiamavano disperatamente ai valori religiosi, ma ormai quasi per tutti il Natale era diventata una festa del consumo e dell’opulenza. All’Avvento e a una penitenza pensata come motivazione a contenere i consumi e passare indenni l’inverno, non ci si faceva più caso. Restavano le grandi riunioni famigliari e i lauti pranzi che sempre più si celebravano anche nei ristoranti. Sul finire del secolo, l’atmosfera religiosa natalizia era ormai un ricordo.

Se già da tempo il consumismo ha sostituito il sentimento religioso, oggi il Natale ha perduto anche il significato di occasione di ritrovo delle famiglie allargate. Quali famiglie? Pochi figli, più divorzi, più mariti, più mogli, tanti mezzi fratelli. Si approfitta delle ferie per andarsene. Rimangono sempre meno anziani soli a ricordare l’atmosfera delle feste d’un tempo perdute in una memoria ricreata in case di riposo ancora una volta stancamente addobbate a festa.


Corrado Poli

Docente / Scrittore

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