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Arte, ultimissime in Veneto: dagli oggetti migranti di Peggy al museo Maffei a Verona

AMIGRATING OBJECTS. Peggy Guggenheim, una delle più importanti collezioniste d’arte del Novecento, tra gli anni ’50 e ’60 arredò Palazzo Venier dei Leoni, la sua dimora veneziana, con oggetti dalle forme “primitive”. Cominciò nel 1959, con una dozzina di maschere e costumi rituali, feticci tribali, statuette ancestrali provenienti non solo dall’Africa centrale, ma anche dall’America Latina e dalle regioni più remote dell’Asia meridionale e dell’Oceania. Altri acquisti arricchirono la raccolta negli anni seguenti. Un po’ era la moda del momento –  i mercanti d’arte internazionali cavalcavano l’onda del rinnovato interesse della clientela  per questi prodotti esotici, esportati in quantità, spesso furtivamente, dai Paesi in via di decolonizzazione – ma c’era in lei anche una buona dose di intuito collezionistico. A Peggy infatti piaceva collocare questi oggetti “arcani” e misteriosi accanto alle opere di artisti contemporanei della propria collezione, in un gioco di confronti e contrapposizioni di forte suggestione estetica.
PRIMITIVI O INCOMPRESI? D’altra parte, diversi grandi artisti contemporanei a lei cari, come Pablo Picasso, Alberto Giacometti, Henry Moore e  Max Ernst – suo ex marito –  si erano ispirati a questi prodotti di artisti-artigiani anonimi, lontani dalla cultura occidentale,  apprezzati per le forme aliene e “primitive” anche se sconosciuti, incompresi e fraintesi nel loro originario significato etnografico, magico-religioso e storico. La mostra intitolata Migrating Objects – oggetti migranti – dal 15 febbraio al 14 giugno 2020, nella casa museo di Peggy Guggenheim di Venezia, vuole valorizzare questa particolare “collezione nella collezione”: 35 pezzi finora mai esposti al pubblico tutti assieme.
La preparazione della mostra, frutto di due anni di studi – come ha ricordato la direttrice del museo Karole P.B. Vail –  è stata coordinata da Vivienne Greene che, nell’inaugurazione, ha sottolineato le due linee guida adottate: “Da una parte si è indagato sul significato di queste opere/oggetti nel loro contesto originario, dall’altra parte queste stesse opere sono state messe in dialogo con i lavori di artisti delle avanguardie europee presenti nella collezione, che diedero una loro personale interpretazione di questi oggetti”. “Abbiamo cercato di ridare importanza alle opere ritornando al loro significato originario” ha aggiunto Ellen McBreen, storica dell’arte e co-curatrice della mostra con Christa Clarke, R. Tripp Evans, Ellen McBreen, Fanny Wonu Veys.
OGGETTI MIGRANTI. Il titolo “Oggetti Migranti” è un evidente richiamo agli intrecci  tra colonizzazioni, spostamenti di popoli ed estinzioni di culture che, dall’epoca delle conquiste europee del mondo nei secoli passati, arrivano all’oggi, ai flussi migratori e alla miscela di culture legati alla globalizzazione. Assume un particolare significato, per questo motivo, il patrocinio alla mostra dato dall’UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), con un calendario di attività sulle tematiche dell’esposizione destinate a diversi tipi di pubblico. Attraverso i Public Programs gratuiti si indaga sulle conseguenze degli spostamenti e ridislocazioni, che oltre alle persone riguarda anche degli oggetti che sono portatori di valori culturali, sociali, religiosi e simbolici.
 INFO MOSTRA: Ingresso col biglietto della collezione (intero 15 euro); orario 10-18 (chiuso il martedì). Ingresso gratuito i giovedì per i residenti nella Città metropolitana di Venezia. Trasporti pubblici: vaporetto linea 1 fermata Accademia o Salute. Per altre informazioni su gratuiti, riduzioni, prenotazioni, visite guidate e attività didttiche:  info@guggenheim-venice.it. Telefono biglietteria: 041 2405440/419
PALAZZO MAFFEI A VERONA. Un nuovo museo rende ancor più ricca l’offerta culturale di Verona: è il neo-resturato Palazzo Maffei in Piazza delle Erbe 38. La casa-museo seicentesca, su un nucleo originale tardo medievale dove un tempo c’era il Capitolium della città romana, dal 15 febbraio 2020 è un nuovo punto di riferimento per gli amanti dell’arte che qui trovano un percorso artistico, tra capolavori e curiosità, che dal Trecento arriva ai giorni nostri. La raccolta è il frutto di oltre cinquant’anni di passione collezionistica di Luigi Carlon, cavaliere del lavoro e industriale veronese di Castel d’Azzano, leader mondiale nel settore delle impermeabilizzazioni edilizie. L’apertura al pubblico del museo segue un restauro integrale dello scenografico edificio  barocco nel cuore storico della città, restauro che ha valorizzato il caratteristico scalone elicoidale autoportante e gli stucchi e le pitture murali del piano nobile. Sono in mostra oltre 350 opere, tra cui quasi 200 dipinti, una ventina di sculture, numerosi disegni e un’importante selezione di pregiati mobili d’epoca, vetri antichi, ceramiche rinascimentali e maioliche sei-settecentesche, argenti, avori, manufatti lignei,  pezzi d’arte orientale e rari volumi.

 

1- Un “collage”  di capolavori in mostra nel nuovo museo veronese di Palazzo Maffei

2- Un’opera di Mariapia Fanna Roncoroni che espone al Bailo a Treviso

 

ANTICO E MODERNO. Nella prima parte espositiva, con affacci sulla piazza, gli ambienti del piano nobile del palazzo ricreano l’atmosfera di una dimora privata ma anche di una wunderkammer. Qui l’arte antica dialoga con la modernità. La seconda parte  si sviluppa come una galleria museale dedicata al Novecento e alle grandi correnti dell’arte contemporanea come il Futurismo e la Metafisica: Boccioni, Balla, Severini, Picasso, Braque, De Chirico, Casorati, Morandi, Magritte, Max Ernst, Duchamp, Afro, Vedova, Fontana,  Burri, Tancredi, De Dominicis, Manzoni. Il museo è stato realizzato su progetto dello studio Baldessari e Baldessari, da un’idea museografica di Gabriella Belli, con contributi scientifici di Valerio Terraroli, Enrico Maria Guzzo. Un’ampia sezione è dedicata all’arte antica del territorio scaligero con artisti come Altichiero, Liberale da Verona, Nicolò Giolfino, Zenone Veronese, Bonifacio de’ Pitati, Antonio e Giovanni Badile, Felice Brusasorci,  Jacopo Ligozzi, Alessandro Turchi, Marc’Antonio Bassetti, Antonio Balestra, Giambettino Cignaroli. INFO: info@palazzomaffeiverona.com, tel. 045 2456959.
TERRECOTTE A PADOVA. “A nostra immagine, sculture in terracotta da Donatello a Riccio”, è il tema della mostra del Museo Diocesano di Padova (dal 15 febbraio al 2 giugno 2020) dedicato a ciò che rimane di un tesoro artistico unico al mondo, prezioso e fragile, vittima per secoli di incuria e cupidigia: dispersioni, furti, vandalismi hanno quasi completamente distrutto o disperso  le sculture in terracotta rinascimentali padovane. Il Museo Diocesano di Padova con l’Ufficio Beni Culturali, dopo una intensa campagna di recuperi, studi, ricerche e restauri, sostenuti anche dalla campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi “Mi sta a cuore”, hanno riunito nelle Gallerie del Palazzo vescovile di Padova (piazza Duomo 12) dal 15 febbraio al 2 giugno 2020, una ventina di terrecotte rinascimentali padovane, orgogliosa testimonianza delle migliaia che popolavano chiese, sacelli, capitelli, conventi e grandi abbazie della Diocesi che spazia tra le province di Padova, Vicenza, Treviso, Belluno e Venezia.

 

Una terracotta della chiesa di San Nicolò esposta a Padova nella mostra “A nostra immagine” nel Museo Diocesano

DONATELLO & C. Proprio a Padova, vicino alla Basilica di Sant’Antonio, si trovava la bottega di Donatello e, dopo di lui, di Bartolomeo Bellano, Giovanni De Fondulis e Andrea Riccio. Artisti che creavano capolavori in pietra, marmo, bronzo, ma anche nella più umile (e meno costosa) terracotta. Opere quasi sempre di soggetto religioso, preziose ed espressive, e per questo molto ambite e richieste. Fra gli inediti in mostra c’è una Madonna con Bambino salvata da una clarissa dopo la soppressione del Convento padovano di Santa Chiara in età napoleonica, custodita fino a poco tempo fa nella clausura del Monastero della Visitazione in Padova, e ora accuratamente restaurata. Info su biglietti,orari e prenotazioni: Museo Diocesano Padova tel. 049 652855 / 049 8761924 www.museodiocesanopadova.it

LARTIGUE AI TRE OCI. Uno dei pionieri dell’arte di fotografare, il pittore francese Jacques Henri Lartigue (1894-1986), è il protagonista della mostra “L’invenzione della felicità” dal 29 febbraio al 12 giugno 2020 alla Casa dei Tre Oci, in Fondamenta Zitelle 43, Giudecca, Venezia. Si tratta della più ampia retrospettiva organizzata in Italia sull’artista francese che dall’età di 7 anni non smise mai di sperimentare, creare e documentare attraverso l’obiettivo fotografico dagli esordi dei primi anni del ‘900 fino agli anni ‘80. Curata da Marion Perceval e Charles-Antoine Revol, della Donation Jacques Henri Lartigue, e da Denis Curti, direttore artistico dei Tre Oci, la rassegna presenta 120 immagini, di cui 55 inedite, tutte provenienti dagli album fotografici personali di Lartigue, oltre a materiali d’archivio, libri e riviste d’epoca. Ispirato dall’alta borghesia parigina – Gran premi automobilistici, corse di cavalli, eventi mondani – Lartigue vola alto sopra le tragedie del Novecento e le guerre mondiali, e continua a fissare sulla pellicola solo ciò che vuole ricordare e conservare, come per fermare il tempo e salvare l’attimo. Dopo il successo internazionale ottenuto nel 1963 con l’esposizione delle sue foto al MoMa di New York, Lartigue ormai consacrato tra i grandi della fotografia del 20. Secolo, collabora negli anni 70 e 80 col cinema, come fotografo di scena per numerosi film, e con la moda, sempre alla ricerca di dettagli curiosi e carichi d’ironia della vita quotidiana.
DUCA DA VICINO. Sempre a Venezia e sempre ai Tre Oci, dal 29 febbraio e fino al 26 aprile 2020, nelle sale De Maria della Casa dei Tre Oci, affacciata verso San Marco  sulla riva della Giudecca, ospita la personale di Daniele Duca (Ancona, 1967), dal titolo “Da Vicino” che presenta una serie di scatti di oggetti di uso comune  – come grucce, penne, trame di tessuti, pasta, peperoni  – che, isolati dal loro contesto e per così dire trasfigurati dalla luce del bianco e nero, diventano “nature morte” contemporanee.  Simone Duca si è dedicato alla fotografia dall’età di 12 anni e oggi opera anche nell’advertising a livello professionale. (INFO: 041 2412332 o www.treoci.org). La Casa dei Tre Oci è in Fondamenta Zitelle 43 alla Giudecca. Vaporetto linea 2 fermata Zitelle.
SURREALISMO EBRAICO. Si intitola “Sogno e Surreale” la mostra dedicata all’artista israeliano di origine russa Igor Skaletsky presso il Museo ebraico di Venezia in Campo del Ghetto Novo (dal 15 febbraio al 17 maggio 2020). La mostra è nel periodo del Purim, la più gioiosa fra le festività ebraiche che, fra i molti e complessi significati, lascia molto spazio al gioco, alla fantasia e al travestimento: in sintonia con l’opera di questo giovane e già affermato artista israeliano che trasporta il visitatore in un altrove incantato, surreale, giocando con la liberazione dell’onirico, del fantastico e del magico che c’è in ognuno di noi. L’artista gioca mescolando ironicamente immagini famose, della storia dell’arte e dell’alta cultura, con altre delle riviste di moda. E’ un  mix di foto e pittura, di arte accademica e di immagini moderne, suscitando meraviglia e solleticando il subconscio. INFO: biglietto intero per museo e mostra 8 euro. Orario 10-17,30 (chiuso il sabato). Altre informazioni su www.museoebraico.it

Una tela del pittore surrealista israeliano Igor Skaletsky che espone nel Museo Ebraico del Ghetto di Venezia

VISIONI D’INFERNO  A ROVIGO. Con “Visioni dell’Inferno”  a Rovigo, Palazzo Roncale (dal 28 febbraio al 28 giugno, info: 045 460093)  il visitatore riscopre i primi 33 canti della Divina Commedia di Dante Alighieri (Firenze1265, Ravenna 1321) attraverso le rappresentazioni che ne hanno dato tre artisti di fama internazionale vissuti tra l’Ottocento ed oggi. L’Inferno in versione ottocentesca è quello, famosissimo, dell’illustratore francese Gustave Doré di cui si esponono tutte le 75 tavole. L’Inferno del Novecento è rappresentato dalle immagini di “Dante’s Inferno (1958–60) del pittore statunitense Robert Rauschenberg. All’artista  tedesca Brigitte Brand (1955) è affidata la visione dell’Inferno con occhi e sensibilità contemporanei. In mostra c’è anche, sempre di Brand,  un Omaggio alla Grande Quercia: si tratta dell’imponente albero plurisecolare, crollato nel 2013, che dominava l’intrico di canali, argini e boschi del Po di Goro. Secondo la leggenda, Dante si sarebbe arrampicato sulla quercia per ritrovare la strada smarrita nell’estate del 1321; in effetti il Sommo Poeta morì esule a Ravenna il 14 settembre di quell’anno.
TREVISO, ARTISTA CHI SEI? Doppia sede espositiva  a Treviso – Museo del Bailo in Borgo Cavour 23, e Palazzo Robegan in via Canova 38  – per la prima grande retrospettiva dedicata a Mariapia Fanna Roncoroni (Milano 1925 – Villorba 2018) aperta al pubblico dal 25 gennaio all’8 marzo 2020. Intitolata “Artista chi sei?” e curata da Myriam Zerbi e Sabina Vianello, la mostra promossa dai Musei Civici di Treviso in collaborazione con l’Archivio Fanna Roncoroni ripercorre tutta la produzione dell’artista milanese che scelse di vivere a Treviso nel 1950, con oltre duecento opere (alcune finora mai esposte al pubblico) realizzate nei più svariati materiali: terracotta, legno, plexiglass, alluminio, carta, pelouche, iuta, ferro.
ARTE POSTALE.  Ci sono inoltre disegni e grafiche che raccontano settant’anni di attività dell’artista pioniera della “Mail Art” (mini opere formato cartolina spedite per posta da un artista all’altro e modificate/integrate ad ogni passaggio). Fanna Roncoroni è  nota anche  per l’impegno internazionale contro violenze e ingiustizie, e ha partecipato ad esposizioni ed eventi in gallerie e musei di tutto il mondo (Info: 0422 658951),
QUERINI STAMPALIA. Una passeggiata nel tempo alla scoperta della Querini Stampalia a Venezia. Tutte le domeniche, alle ore 11, è possibile partecipare alla visita guidata gratuita, in italiano, compresa nel biglietto d’ingresso alla casa museo di Campo S. Maria Formosa n. 5252. La visita (della durata di un’ora) comprende un tour del Museo, della Collezione Intesa Sanpaolo, dell’Area Carlo Scarpa e di tutte le esposizioni temporanee fra cui “Venezia 1860-2019 Fotografie dall’Archivio Graziano Arici” a cura di Graziano Arici e Cristina Celegon con Barbara Poli (fino al 1 marzo 2020). Non è necessaria la prenotazione. La visita è rivolta a visitatori non organizzati in gruppo. Orario: 10-18 (chiuso il lunedi). INFO biglietti: www.querinistampalia.org
RENOVATION BASTIANELLO. Con la mostra “Renovation” la Marina Bastianello Gallery  (ex gallleria Massimodeluca)  nel distretto culturale M9 di Mestre (via Pascoli 9c) accanto al Museo del Novecento, ha aperto le proprie attività. Nella prima esposizione 2020 diciotto artisti affrontano il tema del cambiamento, della novità:  Matteo Attruia, Agostino Bergamaschi, Paolo Brambilla, Orianne Castel, Nemanja Cvijanović, Nicola Facchini, Graziano Folata, Antonio Guiotto, Lalla Lussu, Margherita Mezzetti, Penzo+Fiore, Giusy Pirrotta, Barbara Prenka, Paolo Pretolani, Giovanni Sartori Braido, Regina Magdalena Sebald, VOID, Maria Giovanna Zanella.

 

 

 

 

 

 

 

 


Maurizio Cerruti

Giornalista

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