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Coronavirus, Michela Romanello (UIL PA PP) chiede maggiore attenzione nei confronti della Polizia Penitenziaria

“Già lo scorso 23 febbraio la UIL PA-Polizia Penitenziaria ha invitato i vertici dell’Amministrazione Penitenziaria ad adottare misure idonee ad evitare che il Covid-19 fosse introdotto e trasmesso alla popolazione detenuta proprio attraverso il personale di polizia penitenziaria, costretto in larga maggioranza a fruire dei mezzi pubblici  per raggiungere gli istituti dislocati nel centro storico di Venezia, rappresentando all’Amministrazione Penitenziaria l’urgente necessità di giungere con gli enti locali a precisi accordi, volti a consentire di disporre, nell’emergenza, di autorizzazioni speciali per raggiungere la città lagunare con i mezzi propri anziché con i mezzi pubblici. Fino ad ora però alla nostra missiva è seguito solo un imbarazzante silenzio.”

A dichiararlo è Michela Romanello per conto della UIL PA, Sindacato della Polizia Penitenziaria Territoriale.

“Se fino a ieri la nostra preoccupazione era sostenuta, in condizioni di pericolosa promiscuità generata dallo stato di affollamento che caratterizza i mezzi pubblici, dal rischio di contagio da Coronavirus, ora – prosegue Romanello – i recenti tagli alle corse urbane ed extraurbane operati da ACTV hanno determinato per molte unità di polizia penitenziaria in servizio a Venezia addirittura l’impossibilità di raggiungere la sede di servizio, specie in orario notturno.

Solo qualche giorno fa – continua –  gli agenti del Corpo di polizia penitenziaria hanno dato prova a Venezia, così come in molte altre città italiane interessate dalle rivolte nelle carceri, di saper affrontare, anche nella vergognosa assenza di idonei dispositivi di difesa, ogni genere di pericolo con coraggio, senso del dovere e sacrificio, nella consapevolezza di essere investiti di una grandissima responsabilità nella tutela della sicurezza dei cittadini. Questi poliziotti, spesso dimenticati perché invisibili, esattamente al pari delle altre forze di polizia concorrono quotidianamente alla sicurezza del nostro Paese.

Affinchè negli istituti penitenziari di Venezia non ci si trovi nella condizione di dover ricorrere, specie in caso di emergenza, all’impiego di altre forze di polizia in luogo della penitenziaria (che, diversamente da quest’ultima, possono raggiungere la città con i mezzi propri disponendo di propri parcheggi) chiediamo che si trovi immediatamente una soluzione al problema.

Michela Romanello inoltre aggiunge: “La rivolta presso l’Istituto di Santa Maria Maggiore, con le preoccupanti scene di violenza e di devastazione alle quali abbiamo assistito solo qualche giorno fa, sedata dal personale di polizia penitenziaria anche con l’ausilio di colleghi sopraggiunti dalle province limitrofe, dovrebbe aver reso palese che l’emergenza Coronavirus costituisce per il sistema carcerario un pericolo non solo sul piano sanitario, ma anche sul piano della sicurezza. Mai come ora la polizia penitenziaria è stata sottoposta ad una così dura prova. Non abbandoniamola a se stessa!”

 


Lucio Leonardelli

Giornalista

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