Nel mondo ci sono problemi umani ben più gravi del contagio da corona virus: le guerre, la fame, il cambiamento climatico, ma anche un’ecatombe quotidiana di vittime della strada e morti sul lavoro. Per non parlare di ingiustizie sociali che incidono anche di più sulla salute. Il contagio del Covid-19 però è una vera catastrofe organizzativa e davvero globale da cui dobbiamo difenderci tutti insieme. Una vera rivoluzione nella geografia della salute che annulla o ricostruisce i confini e modifica i rapporti tra Stati e popolazioni. E fa pensare a una riorganizzazione dei sistemi sanitari.
Per prima cosa stiamo sperimentando una situazione diversa. Nelle scienze naturali si fanno regolarmente esperimenti che portano al progresso. Nella società gli esperimenti non sono possibili e il progresso è molto più lento e contraddittorio. Eccetto che nei tempi di grave crisi quando capita un fenomeno particolare come oggi. Quali sono gli esperimenti che stiamo facendo? Il più semplice ci indurrà a perdere l’abitudine di accalcarci alle casse dei supermercati e nelle file; metteremo sempre i guanti per prendere la frutta e la verdura e seguiremo norme igieniche più rigorose fino a diventare tutti un po’ fanatici igienisti. Il suggerimento finanziario oggi è di comprare azioni di prodotti igienici e di industrie farmaceutiche. Anche alla disinfezione della casa faremo un’attenzione ancor più maniacale.
Forse l’esperimento più importante consisterà nella diffusione delle teleconferenze e del telelavoro. Avremmo potuto farlo già da tempo, ma per pigrizia, per diffidenza, per l’applicazione di vecchi regolamenti, per rigidità sindacali, abbiamo preferito i vecchi metodi. Solo adesso ci rendiamo conto che non sempre è necessario muoverci e incontrarci per adempiere a buona parte dei nostri impegni. Tutto questo ha un impatto notevole sul traffico, la mobilità e anche sull’inquinamento. Quanti sono gli spostamenti davvero necessari? E quante volte usiamo l’auto o i mezzi per andare in un posto mentre potremmo evitarlo facilmente? Questo discorso ci porta a pensare che potrebbe non esserci bisogno di nuove strade, ferrovie e mezzi di trasporto pubblico, ma ridurre il fabbisogno di spostamento utilizzando l’e-commerce, la stampa 3D, le consegne a domicilio e soprattutto il telelavoro. Non completamente, ma quel tanto che basta a comprendere che la soluzione unica dei problemi di organizzazione urbana non è l’aumento della mobilità, bensì la diminuzione di essa. Docenti universitari e medi fanno lezione online e dopo le prime difficoltà sono soddisfatti del risultato. Immaginiamo che in questo modo si possano ridurre gli spostamenti di migliaia di studenti e docenti ai quali si potrà richiedere di frequentare scuole e università due o tre giorni alla settimana o anche meno. Si potrà distinguere tra lezioni ex cathedra telematiche e discussioni con la presenza dei docenti che saranno anche invitati a incontri personali per spiegazioni particolari e per il normale ricevimento. L’educazione a distanza contribuirebbe anche a ripensare la vita culturale delle città e dei centri minori. Anche i tempi potranno cambiare con la possibilità di registrare le lezioni e farle e seguirle all’orario più gradito. Sarà meglio o peggio? Chissà, ma sarà diverso.
Per non parlare delle banche: anziché parlargli di persona, telefono al mio consulente bancario e sento che mentre parla di dividendi e future rincorre i bambini per casa. Mi trasmette un insospettato calore umano. Pensavo che non si togliesse la cravatta e la grisaglia nemmeno per dormire. Ma il contatto finalmente umanizzato è solo virtuale, ma non avrei comunque pianto sulla sua spalla a causa dei tracolli finanziari.
Una riorganizzazione del lavoro è quindi possibile e alle porte se sapremo trasformare una parte dell’eccezionalità in normalità. Anche per la sanità si dovrà pensare in modo diverso. Il Covid-19 ci ha messo di fronte alla possibilità di altre epidemie e pandemie, alle condizioni di lavoro del personale medico, alla fragilità degli anziani, a certe inevitabili priorità che andranno stabilite sulla base di cruciali criteri etici.
Tutti hanno già detto che l’obbligo di stare a casa provocherà un aumento dei divorzi e crisi di insopportabilità. La resilienza invece favorirà il ricompattamento della famiglia e si avrà più tempo per i (pochi) figli a cui tra nove mesi potrebbe aggiungersi un fratello o sorella. Non si è pensato però che quel demonio del Covid19 metterà a rischio le relazioni extraconiugali. I partner si sentiranno trascurati e la gelosia per i partner ufficiali crescerà in modo esponenziale e senza vie di fuga. Studi scientifici stabiliscono di conseguenza che il numero delle coppie resterà inalterato. Come è sempre stato.

Corrado Poli
Docente / Scrittore
Mario Coglitore
24 Marzo 2020 at 23:37Condivido l’analisi. Trovo però che l’impatto sull’utlizzo tecnologia sia tutt’altro che positivo in termini di aumento del controllo sulla Rete e sui naviganti, che pure già esiste. Detto in sintesi. Notevole il tema dei rapporti familiari e delle coppie. Spiegato con chiarezza cristallina. Perché andrà proprio così. L’ironia sottile di alcuni passaggi rende la lettura piacevole. E non è poco.