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Tra cerimonie e ricordi, celebrato l’anniversario del disastroso terremoto che colpì il Friuli il 6 maggio 1976

“Il 6 maggio è occasione per mantenere vivo il ricordo del dramma che piegò il Friuli nel 1976. Ma anche per celebrare il cuore ed il coraggio di chi, da quelle macerie, ha saputo risollevarsi con una grande dignità, con le proprie forze e con grande responsabilità ricostruendo prima le fabbriche, poi le case e infine, pietra per pietra, le chiese. Un insegnamento da custodire quale patrimonio dell’intera comunità regionale.“ Così, con queste poche essenziali parole, il Governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga ha ricordato quella data drammatica di 44 anni fa che provocò la morte di 965 persone, mentre 3 mila furono quelle che rimasero ferite e quasi 200 mila quelle che persero la casa.   Per vastità della zona colpita, per i decessi e per i danni provocati è uno dei peggiori terremoti che abbiano mai colpito il in tempi moderni il nostro Paese. L’evento principale avvenne alle 21  con un magnitudo di oltre 6.5 della scala Mercalli e fu l’inizio di una sequenza devastante di scosse che proseguì per parecchi mesi, con moltissime repliche. Le più forti si verificarono l’11 e il 15 settembre, con intensità analoghe a quella della scossa del 6 maggio, provocando nuovi danni e distruzioni e qualche vittima, mentre un’altra forte scossa avvenne un anno più tardi, il 16 settembre 1977.

 

La scossa interessò circa 120 comuni delle province di Udine e di Pordenone, per una popolazione complessiva di circa 600.000 persone, di cui almeno 100 mila furono sfollate. Gli effetti più distruttivi si ebbero nella zona a nord di Udine lungo la media valle del Tagliamento, dove interi paesi e cittadine subirono estese distruzioni; fra questi Gemona del Friuli, Forgaria nel Friuli, Osoppo, Venzone, Trasaghis, Artegna, Buia, Magnano in Riviera, Majano,Moggio Udinese. Gravi danni e crolli si ebbero anche in tutta l’area carnica, mentre danni diffusi, di moderata entità, interessarono le città di Udine e di Pordenone. Danni più leggeri furono registrati fino a Gorizia e a Trieste, verso sud-est, e in molte località del Veneto e del Trentino. La scossa fu avvertita in un’area vastissima, estesa a tutta l’Italia centro-settentrionale fino a Roma e a Torino, all’Austria, alla Svizzera, la Repubblica Ceca e la Slovacchia, gran parte della Germania e della Croazia e parte della Francia, della Polonia e dell’Ungheria. Inoltre, produsse danni, oltre che nelle regioni Friuli-Venezia Giulia e Veneto, in vaste aree dell’Austria meridionale ed in buona parte della Slovenia. Un terremoto dalle proporzioni disastrose (anche chi scrive ebbe modo di sentirlo fortemente, ndr) che distrusse oltre 17 mila case, colpendo un’area di circa 5.500 metri quadrati, ma fu anche di grandi proporzioni la successiva opera di ricostruzione, che avvenne sotto la guida del compianto Giuseppe Zamberletti che venne nominato Commissario straordinario dall’allora Presidente del Consiglio Aldo Moro.  Una data che ogni anno viene ricordata con una cerimonia a Gemona del Friuli e che quest’anno, per la prima volta, è avvenuta senza la presenza della comunità a causa dell’emergenza da Covid-19, su espressa indicazione del sindaco Roberto Revelant. “Come ogni anno – aveva anticipato –  vogliamo onorare la memoria di quanti in quel tragico 6 maggio ci hanno lasciato, e ricordare l’incredibile opera di ricostruzione che, grazie a tenacia e forza di volontà eccezionali e alla solidarietà e al sostegno di tanti, ci diede modo di risorgere. In considerazione degli attuali divieti imposti dall’emergenza epidemiologica in corso però, le cerimonie si terranno in forma strettamente riservata,non aperta al pubblico“.  Alle cerimonie a Gemona ha preso parte in nome della Regione il Vice Governatore con delega alla Protezione Civile e alla Sanità Riccardo Riccardi il quale nel suo intervento ha affermato, tra l’altro, che ““se oggi il Friuli Venezia Giulia è in grado di dare una risposta tempestiva e di riconosciuta efficacia agli effetti della pandemia, questo è grazie anche al modello di Protezione civile regionale che è stato edificato sulle macerie del terremoto di 44 anni fa. Oggi dobbiamo avere la lucidità di attualizzare questa nostra eccellenza perché sia sempre più in grado di rispondere a calamità impreviste e inusitate, come fu quel sisma che inferse lutti e sconvolse la nostra comunità regionale”. “L’esperienza del terremoto ci insegna – ha aggiunto Riccardi – che la generosità è vitale, perché nasce dalla forza di una comunità, ma che da sola non sarebbe bastata dopo il 1976, così come non basta oggi, perché solo un modello organizzativo razionale, consolidato e continuamente aggiornato può fronteggiare eventi catastrofici”.
Il vicegovernatore ha ricordato che “oggi la nostra Protezione civile regionale, che è tra le più avanzate del mondo, affiancandosi a un sistema sanitario di grandi professionisti, è capace di dare risposte che spaziano dalla logistica al supporto per la quotidianità delle persone fragili”. “Certamente, ha poi rimarcato “il Friuli non ha mai dimenticato la solidarietà ricevuta nel 76 e oggi, grazie alla configurazione del suo sistema di protezione civile e sanitario, è in grado di continuare a ripagare quanto ricevuto, accogliendo per esempio i pazienti Covid dalla Lombardia o intervenendo a supporto della Croazia colpita dal terremoto in piena emergenza coronavirus”.

Presente anche l’assessore alle finanze Barbara Zilli, gemonese, la quale ha sottolineato nel suo intervento che “la nostra gente ha saputo rialzarsi dalla catastrofe di un sisma che ci privò degli affetti più cari, abbatté e distrusse; oggi una calamità subdola sottrae altre vite e mina le nostre risorse quotidiane, ma il Duomo di Gemona è qui a dirci che lo spirito di una comunità è più forte di ogni paura e di ogni isolamento fisico ed è testimone di ricostruzione e resurrezione”. Stamane invece a ricordare la data del 6 maggio 1976 era  stato il Presidente del Consiglio regionale Pier Mauro Zanin in apertura dei lavori dell’assemblea legislativa regionale riunitasi  per il secondo giorno consecutivo nella sede udinese della Regione intitolato all’ex presidente della regione Antonio Comelli, il presidente della ricostruzione. “Comelli, colui che fu il principale protagonista della ricostruzione del Friuli dopo che, fino a quel momento, il nostro territorio era considerato realtà marginale nel contesto economico e produttivo italiano – ha sottolineato Zanin – e con lui gli esponenti regionali di allora, i sindaci, i tecnici e i funzionari pubblici hanno scritto le pagine più belle di una ricostruzione che ancora oggi viene additata nel mondo come un modello riuscito in termini di rapidità e concretezza di risultati. La seduta odierna – ha aggiunto – rappresenta per noi tutti un doveroso riconoscimento ai protagonisti dell’emergenza post-sisma e della rinascita del Friuli Venezia Giulia che ha assicurato occupazione e sviluppo con la ripartenza del tessuto industriale, del vasto patrimonio edilizio, culturale ed ecclesiastico, sostenendo le piccole e medie imprese e gli investimenti nelle grandi infrastrutture strategiche che hanno proiettato la regione al centro della nuova Europa”.

“L’emergenza che stiamo affrontando – ha concluso il presidente del Consiglio regionale prima di invitare l’Aula a osservare un minuto di silenzio – impegna e impegnerà ancora a lungo questa Assemblea, i sindaci, le strutture sanitarie e gli uffici regionali. Dobbiamo affrontarla nei prossimi mesi con la determinazione e la forza di volontà che hanno animato i colleghi delle legislature di allora, sapendo di dover contrastare le criticità derivanti da una crisi economica e sociale che presenta contorni di inaudita gravità, nella consapevolezza di dover sconfiggere l’incertezza e la paura nel futuro che tocca larga parte della popolazione”. In una nota anche il capogruppo della Lega Mauro Bordin ha rircordato il 44imo anniversario del sisma sottolineando che “la tragica esperienza del 1976 ci ha dimostrato come sindaci e amministratori della Regione e della Provincia di Udine abbiano ricostruito il Friuli dalle macerie del terremoto, dando prova di grande responsabilità e lasciando ai loro figli un’importante eredità socio-economica e culturale”. “Oggi tocca a noi. Il Friuli ha ancora la forza, il coraggio e soprattutto i valori necessari per rinascere dall’emergenza che stiamo vivendo. Se le risorse dei cittadini venissero gestite dalla Regione – ha affermato  – possiamo immaginare una ricostruzione come nel 1976, così da poter lasciare con orgoglio il testimone ai nostri figli come fecero i nostri padri”. Per il capogruppo del Pd Sergio Bolzonello  “Sono passati 44 anni, ma quella lezione di coesione e ricostruzione rimane ancora guida per tutti noi. Sindaci, tecnici, funzionari, volontari e gente comune, tutti impegnati a ricostruire attraverso una capacità di reazione esemplare. Una lezione che oggi ci torna ancora utile per affrontare questa crisi economica e sociale.” Il segretario regionale Pd Cristiano Shaurli ha invece scritto “6 maggio 1976: ricostruire pezzo per pezzo, rimettendo al suo posto ogni pietra. Dov’era, com’era. Le vittime del terremoto sono state onorate dal lavoro, che ha reso migliore il Friuli e più forte tutta la Regione. L’unità è stata lo strumento più potente per resistere e risorgere dalla tragedia. Un grande esempio, valido ancora, di vera collaborazione istituzionale dallo Stato fino ai Comuni.”

 

 


Lucio Leonardelli

Giornalista

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