Un paesaggio glaciale irriconoscibile è quello che ho visto sorvolando i ghiacciai dell’Alto Adige al termine della stagione estiva del 2020. Davvero impressionante il ritiro e la riduzione anche dei grandi ghiacciai come del resto testimonia il confronto fotografico con le immagini degli anni passati, alcune delle quali risalgono agli ai miei primi rilievi aerei eseguiti negli anni ’80. Da allora quasi ogni anno ho avuto la possibilità di osservare le trasformazioni delle masse gelate, indagini portate avanti sia per il Comitato Glaciologico Italiano che per la stessa Provincia Autonoma di Bolzano. Successivamente le osservazioni sono state eseguite come Servizio Glaciologico del CAI Alto Adige (SGAA), struttura da me fondata nel 1992 e che ora seguo come consulente scientifico assieme al coordinatore generale Pietro Bruschi.
Più che le parole sono proprio le fotografie che da sole servono a percepire il grande cambiamento in atto. Analizzando la recente evoluzione climatica avvenuta a partire dal 1960 circa, vi è stata una breve fase di espansione durata oltre un ventennio, durante la quale le fronti di molti grandi ghiacciai sono avanzate in maniera considerevole. Ricordo ad esempio tra i ghiacciai da me osservati un progresso di oltre 40 metri all’anno per la Vedretta de la Mare (Ortles Cevedale). Una situazione che indusse molti esperti del settore ad ipotizzare l’avvio di una nuova fase climatica fredda. Qualcuno azzardò persino l’inizio di una nuova glaciazione.
La cosa durò molto poco tanto che attorno al 1985 si andò manifestando una inversione di tendenza con riduzioni di massa e ritiri frontali sempre più accentuati, fino ad arrivare all’attuale situazione legata a quello che pare un inarrestabile riscaldamento globale. Una fase che sembra preludere alla scomparsa di molti tra i ghiacciai più piccoli, a cominciare da quello della Marmolada. Una situazione drammatica, pensando anche che non ci sarà futuro per i glaciologi !
Nelle fasce altimetriche più elevate del territorio alpino sono in atto grandi cambiamenti che interessano principalmente il paesaggio glaciale. Non solo dovuti alla riduzione dei ghiacciai, ma anche alla formazione di morfologie nuove ed inaspettate, come la comparsa di numerosi laghi inframorenici di neoformazione, ben visibili dall’alto, anche grazie al loro straordinario colore smeraldo.
Sta aumentando considerevolmente anche il numero delle frane causate dallo scioglimento del permafrost, cioè il terreno stesso perennemente gelato. Il ghiaccio interstiziale sciogliendosi mette in libertà il detrito che, se in condizioni di instabilità, precipita a valle. Questo porta ad una ulteriore modifica delle superfici dei ghiacciai per la aumentata presenza di materiale portato dalle frane di crollo dalle pareti sovrastanti. In questo modo si verifica una accelerazione dei fenomeni di fusione; inoltre questo fatto concorre ad un altro evento importante per gli esperti ed appassionati che è la trasformazione veloce di un ghiacciaio in rock glacier.
E’ importante leggere la storia dei ghiacciai perché è anche quella del clima alla cui evoluzione sono strettamente legati.
Gli alpinisti e gli appassionati della montagna del futuro potranno vedere molti ghiacciai solamente nelle immagini del passato. Questo è anche un motivo in più per dare importanza alla documentazione iconografica come quella che il sottoscritto sta raccogliendo da decenni per lasciare una testimonianza della storia delle nostre montagne
Franco Secchieri
FOTO :
- Il ghiacciaio di Fontana Bianca (Val d’Ultimo) nel 1979;
- Il ghiacciaio di Fontana Bianca il 18 Settembre 2020: si nota la scomparsa della massa gelata nel circo di destra (orografica) e la riduzione drastica del ghiacciaio;
- Il ghiacciaio di Mazia che caratterizza il versante meridionale della Palla Bianca (3.739 metri) il 5 Settembre 1980;
- Il ghiacciaio di Mazia dopo 40 anni, nel Settembre 2020;
- Vedretta Pendente (Val Ridanna) nel 1982;
- Quello che rimane della Vedretta Pendente il 18.9.2020;
- Piccoli laghi di neoformazione lungo la cresta dei Punta di Finale in Val Senales;
- La Vedretta delle Monache (Val Martello), un tipico esempio di ghiacciaio sepolto sempre più dal detrito e che verosimilmente potrà trasformarsi in un rock glacier.
(tutte le foto sono dell’autore)