L’aprirsi della bella stagione incoraggia i tentativi di ripartenza delle mostre in Veneto, sfidando le incertezze legate all’evoluzione della pandemia che per ora lasciano poco margine alle programmazioni di lungo respiro e che continuano a imporre restrizioni e complicazioni agli accessi e agli spostamenti tra Regioni. Anche per questo è particolarmente utile informarsi, prima di muoversi, su orari, aperture e prenotazioni delle visite.
A TREVISO, dal 28 marzo, è in calendario un evento significativo per l’arte veneta ed italiana: si apre al pubblico la nuova sede del Museo nazionale della Collezione Salce nell’ex Chiesa di Santa Margherita. L’apertura è coincisa con la mostra (fino al 30 settembre) dedicata a Renato Casaro, che oltre agli spazi di S. Margherita impegna anche il complesso San Gaetano e i Musei civici Santa Caterina. Il trevigiano Casaro, nato nel 1935, ha prodotto oltre un migliaio di manifesti di film prodotti a Cinecittà come a Hollywood. Vedere i circa 300 suoi disegni che saranno in mostra a Treviso sarà come rituffarsi nella storia del cinema del Dopoguerra – popolare e intellettuale, di élite e di massa – dagli spaghetti western di Sergio Leone a capolavori indimenticabili come Amadeus o l’Ultimo Imperatore. Casaro è diventato famoso per la capacità di sintetizzare in una singola immagine – come fosse il fotogramma chiave di un intero lungometraggio – emozioni e passioni di un film, valorizzando i volti e le espressioni degli attori protagonisti. L’apertura da parte del Mibact del nuovo Museo della Collezione Salce recupera alla città l’ex chiesa di Santa Margherita, che era stata uno scrigno d’arte religiosa per mezzo millennio, coperta com’era dagli affreschi trecenteschi delle Storie di Sant’Orsola, capolavoro di Tommaso da Modena, e che poi per due secoli era caduta nell’abbandono e nel degrado; nel 1944 fu persino devastata da un bombardamento aereo. Nel grande contenitore ormai spoglio e “minimalista” è stato ora realizzato un grande parallelepipedo tecnologico dove sono conservati i quasi 50 mila manifesti della Collezione Salce, una delle più importanti al mondo.
A ROVIGO, a cura della Fondazione Cariparo, Palazzo Roncale ospita dal 13 marzo al 27 giugno la mostra “Quando Gigli, Pavarotti e la Callas. I Teatri Storici del Polesine”. Tra le curiosità esposte c’è il meraviglioso kimono che la grande soprano Elena Rizzieri, di Grignano Polesine, indossò nel 1954 in una memorabile Madame Butterfly al Teatro dell’Opera di Roma. Tra Otto e Novecento in Polesine erano attivi una cinquantina di teatri quasi tutti dedicati alla musica e al bel canto. Per realizzarli e tenerli vivi – impresa stupefacente, dato il numero, soprattutto in un’area per lo più contadina e depressa com’era il Polesine di allora – molti appassionati si autotassavano. Con l’affermarsi del cinematografo il declino già in atto divenne però irreversibile. Quasi tutti i teatri finirono per chiudere o per riciclarsi in sale cinema e in altre attività. Alcuni di questi teatri contribuirono peraltro al lancio o alla consacrazione di grandi artisti come Beniamino Gigli, Luciano Pavarotti, Antonio Cotogni, Maria Callas, Renata Tebaldi, Giulietta Simionato e Katia Ricciarelli che é figlia di queste terre.
VEDERE LA MUSICA. Sempre a Rovigo, al Roverella, dal 1 aprile al 4 luglio c’è una mostra che può considerarsi complementare, anche se ha un tema differente. “Vedere la Musica. L’arte dal Simbolismo alle Avanguardie”: ovvero le relazioni, gli intrecci e le corrispondenze tra la musica e le arti visive tra il XIX e il XX Secolo. Il percorso si snoda dalla fine dell’Ottocento quando in tutta l’Europa si sviluppò un filone pittorico epico e neogotico ispirato ai temi delle opere di Richard Wagner, come le leggende del ciclo dei Nibelunghi. Più tardi, nel 1902, Ludwig van Beethoven diventa oggetto di una mostra degli artisti della Secessione viennese.. Dagli Anni Dieci del secolo scorso la “musica cambia” con la rivoluzione della pittura delle Avanguardie che trova ispirazione in Johann Sebastian Bach. Artisti come Vasilij Kandinskij, Paul Klee, Frantisek Kupka, Félix Del Marle, Augusto Giacometti e molti altri, con le loro opere confermano come la musica sia stata un riferimento fondamentale per molti esponenti del Cubismo, Futurismo, Neoplasticismo, Dada e Surrealismo.
A VENEZIA l’esposizione primaverile de “Le Stanze del Vetro” sull’isola di San Giorgio Maggiore – dal 22 marzo al 1 agosto 2021, ore 10-19, chiuso il mercoledì – è dedicata alla collezione di animali di vetro di Pierre Rosenberg, presidente e direttore onorario del Museo del Louvre di Parigi. Intitolata “L’Arca di vetro” la mostra curata da Giordana Naccari e Cristina Beltrami è un percorso attraverso l’artigianato d’arte muranese del Novecento con un’angolazione inedita: l’animale, appunto, realizzato in vetro. Oltre che in presenza (con ingresso libero) “L’Arca di Vetro” sarà visitabile in modalità digitale grazie al nuovo virtual tour 3D accessibile, sia da desktop che da mobile, collegandosi al sito www.lestanzedelvetro.org dove saranno possibili approfondimenti sala dopo sala, grazie ai numerosi contributi testuali, fotografici e video dedicati alla ricchissima e fantasiosa produzione veneziana degli animali di vetro. Resta ancora possibile visitare virtualmente la precedente mostra “Venezia e lo Studio Glass Americano” grazie al virtual tour, sempre sul sito www.lestanzedelvetro.org, e approfondire i contenuti partecipando alle visite guidate virtuali e gratuite di Artsystem sulla piattaforma Zoom: ogni martedì e venerdì sono in programma visite guidate in italiano alle 18.30, e ogni sabato e domenica alle 16 in italiano e alle 18.30 inglese. È pure possibile prenotare una visita guidata in qualsiasi altro giorno della settimana scrivendo ad artsystem@artsystem.com con almeno due giorni di anticipo sulla data richiesta. Informazioni (via mail) ad info@lestanzedelvetro.org, info@cini.it e (via web) su www.lestanzedelvetro.org, www.cini.it
A VERONA il Settimo centenario di Dante Alighieri (Firenze 1265, Ravenna 1321) é l’occasione per celebrare i soggiorni veronesi del Sommo Poeta fiorentino, che fu ospite degli Scaligeri fin da bambino e che da adulto per anni visse in città dove scrisse parti della Divina Commedia. I Musei Civici valorizzano la ricorrenza con la mostra “Michael Mazur. L’Inferno”, dal 6 marzo al 3 ottobre, nella sede del museo di Castelvecchio. Il percorso all’interno dei gironi infernali realizzato dallo statunitense Mazur (1935-2009) uno dei grandi incisori del ‘900, ne rivela la visione originale, intima, audace e di grande forza emotiva. L’artista, affascinato dalla tematica infernale e medievale dai primi anni 90, si mette nei panni di un moderno Virgilio “per vedere ciò che Dante ha visto” in un’ottica contemporanea. Per ricordare il Sommo Poeta sarà in esposizione al pubblico la collezione delle 42 stampe donate vent’anni fa da Mazur al Gabinetto di Disegni e Stampe del Museo di Castelvecchio. Alle opere dell’artista newyorkese nella mostra scaligera vengono affiancati brani della celebrata traduzione in inglese del testo di Dante realizzata dal “poeta laureato” e critico statunitense Robert Pinsky. Come sottolinea l’assessora alla Cultura di Verona Francesca Briani le celebrazioni dantesche iniziate nel 2020 malgrado il Covid, vedono questa mostra come un passaggio di rilievo nel “susseguirsi di appuntamenti di pregio, con un ampio e articolato calendario di iniziative dedicate al Poeta e alla sua presenza nella nostra città”. Per altre informazioni: www.danteaverona.it
A PADOVA proseguono le due grandi mostre, su Van Gogh al Centro San Gaetano, e sui Macchiaioli a Palazzo Zabarella. “Van Gogh i colori della vita” organizzata da “Linea d’ombra” di Marco Goldin con importanti prestiti internazionali di opere significative del drammatico percorso umano e artistico del mitico pittore olandese, è stata inaugurata lo scorso ottobre e riaperta a febbraio dopo il lungo stop imposto alla fase acuta della pandemia a cavallo delle festività di fine anno. È visitabile fino all’11 aprile. Gli ingressi contingentati e limitati consigliano la prenotazione con largo anticipo: ma questa è ormai la regola generale per qualsiasi iniziativa aperta al pubblico. Per informazioni, biglietti, prenotazioni il call center é 0422 429 999, oppure sul sito www.lineadombra.it
Stessa sorte per “I Macchiaioli, capolavori dell’Italia che risorge” (fino al 18 aprile) a Palazzo Zabarella, la mostra organizzata dalla Fondazione Bano (curatori Giovanni Matteucci e Fernando Mazzocca) sui grandi della pittura italiana dell’800 che per molti aspetti anticiparono e affiancarono la mitica stagione dell’Impressionismo francese: esposte un centinaio di opere, fra cui capolavori di Silvestro Lega, Giovanni Fattori, Giovanni Boldini, Telemaco Signorini, interpreti di una pittura al tempo stesso realista ed elegante, popolare e raffinata. Aperta dal lunedì al venerdì con orario continuato (10/18, il venerdì 10-19). Info su biglietti, gruppi, prenotazioni ecc. sul sito www.zabarella.it
Dicitura foto in copertina: Caronte alle porte dell’inferno dantesco nella visione di Michael Mazur

Maurizio Cerruti
Giornalista