Il cotone è la più importante pianta tessile coltivata a livello mondiale. Pianta da fibra della famiglia delle Malvaceae genere Gossypium il cotone si trova spontaneo, in specie selvatiche in forma di arbusti perenni, nelle regioni tropicali aride e semiaride. Le quattro specie coltivate dall’uomo sono provviste di fibra e sono piante erbacee o arbustive annuali o perenni. In base alla lunghezza della fibra i cotoni si distinguono in cotoni a fibra corta (meno di 25 mm) Gossypium herbaceum, cotoni a fibra media (fra 25 e 30 mm) Gossypium hirsutum Americano (Upland), cotoni a fibra lunga (superiore a 30 mm) Gossypium barbadense Egiziano (Sea Island).
Dalla pianta di cotone si origina un frutto, sorta di capsula coriacea, ovata, con 3 o 4 logge contenenti i semi.
Questa capsula a maturità si dischiude e lascia fuoriuscire peli fittissimi di colore bianco (ma anche rossastro o fulvo) che ricoprono i semi. La fibra prodotta si utilizza nell’industria tessile, il seme per la produzione di olio e di mangimi.
La coltivazione della pianta di cotone richiede specifiche condizioni ambientali che si verificano nel mondo in zone asciutte, sub tropicali e temperate di India, Sudest USA, Cina, Uzbekistan, Grecia, Egitto, altri Paesi.
La pianta cresce in condizioni di elevata esigenza termica per l’intero ciclo, primavera-estate umida per lunga fase vegetativa, autunno secco per la maturazione del fiocco. Condizioni solo in parte verificate in Italia nelle regioni meridionali dove oggi questa coltura è stata abbandonata.
Il prodotto viene raccolto in campo, a macchina, nelle zone più evolute o a mano nella maggior parte delle zone cotonicole. Le macchine più largamente impiegate sono del tipo piker se raccolgono solo il bioccolo o di tipo stripper quando raccolgono l’intera capsula.
Il cotone greggio raccolto è costituito per il 40 % di fiocco (o lint) + 60 % di semi. Il fiocco deve rispondere a caratteristiche qualitative di lunghezza, finezza, resistenza, uniformità, colore analizzati mediante il sistema Spinlab High Volume Instrument (HVI). La separazione della fibra dal seme avviene in impianti di sgranatura.
La fibra viene poi compressa in balle di dimensioni e peso variabili (USA – 225 Kg., India – 180 Kg., Egitto – 340 Kg.). Le fibre corte residue sul seme sono utilizzate per la produzione di tappeti, bende chirurgiche, feltro e altri prodotti industriali (rayon, nitrocellulosa, paste di cellulosa, ecc.).
Dal seme si ottiene il 18-20 % di olio per alimentazione umana e per la preparazione di margarine. Il panello di estrazione dell’olio viene utilizzato in zooetecnia per le vacche da latte (concentrato proteico) ma non per gli animali monogastrici.
Circa il 30 % del cotone oggi prodotto nel mondo proviene da varietà transgeniche, resistenti agli insetti grazie all’introduzione di un gene del batterio Bacillus thurigiensis (Bt) e all’applicazione di erbicidi totali.
La produzione media mondiale in cotone grezzo (fibra + seme) è di 2,10 tonnellate per ettaro; molti Paesi hanno produzioni comprese fra 3,0 e 4,0 tonnellate per ettaro.
Secondo dati FAO relativi all’anno 2018 l’area di coltivazione mondiale del cotone è stata di 32.296.291 ettari pari a una produzione di seme di cotone di 70.650.462 tonnellate. La produzione complessiva è stata ottenuta per il 64 % in Asia (Cina, India, Pakistan, Turchia, Uzbekistan), per quasi il 26 % nelle Americhe (Stati Uniti, Brasile, Argentina), per il 6,7 % in Africa (Mali, Egitto, Burkina Faso, Costa d’Avorio), per il 3,5 % in Oceania (Australia). In Europa è molto modesta la produzione di seme di cotone e principalmente ottenuta in Grecia, Spagna, Bulgaria.
Sebastiano Negrini