S’intitola LETTERA H l’interessante thriller/horror diretto da Dario Germani e distribuito da Amazon Prime Video. Patty (Giulia Todaro) e Seba (Marco Aceti), si amano e si frequentano, nonostante la differenza di età e il parere contrario dei genitori di lei. Seba ha 37 anni e un passato segnato da piccoli crimini, fa il carrozziere e con Patty condividono la passione per il vintage anni ’80. Patty organizza una festa a tema per il suo ragazzo. Per l’occasione, Seba ha rimesso a lucido con grande amore una 127 di seconda mano. Al termine della festa i due protagonisti si appartano in un bosco fuori città e qui, al buio, ha inizio un vero e proprio incubo…
Per i meno esperti sul tema, la lettera H incisa sul fondo dei bossoli, ha significato per gli inquirenti un importante marchio di fabbrica in quelli che sono stati ribattezzati come delitti del Mostro di Firenze. La lettera H è infatti stata rinvenuta sui proiettili sparati dal killer sui luoghi dei duplici delitti che hanno terrorizzato la provincia fiorentina per anni e sconvolto l’opinione pubblica, spaventando intere generazioni. Ma se cercate con l’opera di Germani un titolo che possa in qualche modo essere un film sul Mostro, allora la pista non è quella giusta. Pena, una terribile delusione. Ma se invece si guarda a Lettera H come a un’interessante omaggio al cinema di genere di casa nostra (ma non solo), allora certamente potremmo ricavarne una prova degna di nota. Germani attraverso il tributo alla 127, modello d’auto assolutamente di moda all’epoca dei fatti di sangue, ricostruisce un film a metà tra Christine la macchina infernale di Carpenter, tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King, e un thriller low cost che strizza l’occhio agli efferati omicidi del mostro. Il riferimento all’horror di Carpenter non è casuale: difatti, nell’opera di Germani, vedremo che la protagonista è proprio l’auto di seconda mano che, a insaputa di Seba, era stata purtroppo teatro di uno degli omicidi del killer di Firenze. Giocando su un interessante effetto allucinatorio, il regista ci immerge nell’incubo vissuto dalle vittime del Mostro, attraverso la soggettiva dei 2 ragazzi, che si ritrovano circondati nel buio del bosco, da sinistri e inquietanti maniaci pronti a far strazio del corpo di Patty. Purtroppo non mancano alcuni buchi nella sceneggiatura, tra cui proprio il fondamentale passaggio, probabilmente sacrificato in fase di montaggio, che illustra allo spettatore la provenienza dell’auto. Di assoluta efficacia invece gli effetti speciali di Sergio Stivaletti, così come la suspence e la tensione che pervadono buona parte del girato. Nel complesso un buon lavoro, che certamente merita una visione.

Alessia Urrata