Header Ad

Most Viewed

Colori e sapori delle Dolomiti: genziana: amaro blu

Colori vivaci, forme suadenti e profumo forte: in primavera le Dolomiti Bellunesi, le montagne di Venezia, si vestono con i loro gioielli più belli, come la genziana.

Le famiglia delle Genzianacee raccoglie circa 1500 generi di piante erbacee annuali, biennali e perenni. La disposizione delle foglie è opposta, con una serie di foglie che formano una rosetta basale. I fiori sono a forma di imbuto; il colore è più comunemente azzurro o blu scuro, ma può variare dal bianco, avorio e dal giallo al rosso (varietà presente sulle Ande).

Secondo Plinio il Vecchio, questo genere prese il nome di “genziana” dopo che Genzio, re dell’Illiria, raccontò le proprietà curative di queste piante. Molte specie, infatti, sono usate come “piante medicinali” in fitoterapia, particolarmente rinomate per favorire la digestione.

Le loro radici sono usate per la preparazione di liquori,  amari e fernet, secondo le tradizioni. Sono utilizzate in molti prodotti commerciali come un noto aperitivo e diversi digestivi.

Una genzianella è effigiata sulla moneta da un centesimo di euro dell’Austria.

La Genziana Clusius  cresce verso maggio nei prati delle Dolomiti, su suolo acido, intorno ai 1200 metri. Si distingue per la corolla di colore blu violetto, punteggiata di verde all’interno e per la forma dei denti del calice.

Una delle caratteristiche del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi è la grande ricchezza e rarità della sua flora, principale motivo per la sua costituzione.

La British Library di Londra conserva il Codex Bellunensis, prezioso erbario figurato degli inizi del 1400, che illustra e descrive piante raccolte da botanici-farmacisti sulle montagne che oggi fanno parte del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi. Diverse le tracce di botanici del 1700 che raccontano delle Vette di Feltre come luogo di studio di una ricca flora.

La flora vascolare delle Dolomiti Bellunesi ha una consistenza di circa 1.400 entità e tra queste non sono poche quelle che meritano di essere ricordate perché endemiche, rare, o di elevato valore fitogeografico. La parte più meridionale è la più ricca in quanto meno devastata dalle glaciazioni e sono quindi potute sopravvivere specie antiche.

Non si può non rimanere affascinati dalla perfezione di questo fiore, elegante e fragile insieme.

Per info: Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi


Pamela D'Incà

    Leave Your Comment

    Your email address will not be published.*

    undici − 10 =