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Mortal Kombat torna dopo 26 anni

MORTAL KOMBAT: la recensione al reboot

È disponibile anche sulla piattaforma Netflix, dopo un’esclusiva su Tim Vision, il reboot di Mortal Kombat, pellicola nel 1995 diretta da Paul W. S. Anderson e a sua volta ispirata al fortunato videogame creato da Ed Boon e John Tobias.

A distanza di 26 anni, la Warner Bros, che si è accaparrata i diritti, rilancia sul mercato il franchise con una produzione di James Wan che per l’occasione affida la regia a Simon McQuaid su un budget di 55 mln di dollari.

Il regno dell’Outworld ha sconfitto 9 volte su dieci l’Earthrealm (la Terra) nel violentissimo torneo Mortal Kombat. Se l’Outworld dovesse vincere anche il decimo, allora le regole stabiliscono che conquisterà il pianeta Terra. C’è però un’antica profezia, che afferma che il “sangue di Hanzo Hasashi” unirà una nuova generazione di campioni del Earthrealm per impedire la vittoria del Outworld. Prima che il torneo si apra ufficialmente, l’arcistregone dell’Outworld, Shang Tsung, raduna i suoi miglior combattenti per mettere fuori gioco la fazione opposta, capeggiata da Lord Raiden, Antico Dio e Protettore di Earthrealm.

Insomma, se la trama rimanda al capitolo originale, in effetti l’operazione di reboot non cerca particolari distanziamenti dal primo, puntando principalmente sui personaggi cardine e costruendo attorno a essi nuove storyline funzionali allo sviluppo della trama. È il caso di Kano (Josh Lawson), ad esempio, per l’occasione molto più approfondito e che in principio vediamo addirittura schierato tra le file dei buoni. Ma ancora, l’operazione è maggiormente complessa se si analizzano le figure di Liu Kang (Ludi Lin) e Kung Lao (Max Huang), che nel capitolo originale abbiamo conosciuto come uno discendente dell’altro, mentre qui li ritroviamo fianco a fianco nella stessa lotta, con un epilogo per quest’ultimo inaspettato in realtà.

Ma ciò su cui veramente il film di McQuoid, qui al suo primo lungometraggio, verte è lo scontro aperto, sin dalle prime sequenze, tra Scorpion e Sub-Zero. Nonostante ciò però, l’action e le fatality, non bastano a fare del film il ritorno tanto atteso da milioni di fan. L’action predomina sulla narrazione e i combattimenti, relativamente pochi e quasi tutti collettivi, non bastano a fare del nuovo capitolo l’apripista di una nuova saga, anche a causa di una sceneggiatura a tratti piatta e poco ispirata. Non mancano nuovi inserti e personaggi, e nonostante gli effetti visivi d’impatto, lo spettatore accusa la nostalgia del fascino del primo, e ad oggi, unico vero Mortal Kombat. Peccato, occasione mancata.

 


Alessia Urrata

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