Fucsia e profumo inteso, i ciclamini hanno vestito i boschi delle Dolomiti in questo ultimo scorcio di settembre.
I ciclamini selvatici fanno parte della famiglia delle primulacee. Sono una pianta perenne, color porpora, con fiori singoli e molto profumati. Le loro foglie sono cuoriformi, leggermente crenate, color verde scuro con disegni chiari e lucidi.
Sono una specie protetta, non si possono raccogliere anche se è difficile resistere al loro fascino. Attenzione però: il bulbo contiene una sostanza molto velenosa per l’uomo.
Nell’antica Grecia, il ciclamino era molto considerato un afrodisiaco per la sua corolla, che ha una forma che ricorda l’utero, ed era donato alle donne come augurio per la fertilità.
Nell’antica Roma era considerato un fiore sciaccia malanni: si credeva che l’energie negativa venisse catturata nel velenoso bulbo. Plinio il Vecchio lo consigliava come amuleto.
Nel medioevo, invece, era considerato un fiore del diavolo, legato alla malignità.
Nella tradizione cristiana è un fiore dedicato a Maria, simbolo della sofferenza della madre ai piedi della croce.
Durante le epidemie di vaiolo del XVII secolo, dai bulbi freschi di ciclamino si estraeva un olio che applicato sulla pelle impediva alla malattia di sfigurare la persona ammalata.
Oggi, nelle forme coltivare, è una pianta ornamentale apprezzata per i colori vivaci e la resistenza.
Un consiglio: la versione selvatica non ha pari, vale una passeggiata solo per sentirne il profumo.

Pamela D'Incà